Dopo una straordinaria avventura di quasi quarant’anni, Dries Van Noten abbandona la direzione del brand da lui creato nel 1986: si chiude un’epopea grandiosa che ha regalato alla moda momenti unici e straordinari dando vita ad un’estetica fuori dal tempo, immune alle fluttuazioni dei trend e delle epoche. La grandezza di Van Noten è proprio quella di avere perseguito un proprio ideale estetico – colorato, multiforme, barocco, complesso – senza nessun tipo di compromesso con il gusto dei tempi. La personalità stessa dello stilista è diventata iconica per la sua umiltà – caratteristica atipica tra le menti dietro alle grandi maison. Nonostante il suo titolo aristocratico di barone, Van Noten si è tenuto sempre lontano dal glamour, dal clamore del gossip, dalla patina luccicante della celebrità. L’espressione bonaria e pensosamente assorta del suo viso tradisce una personalità interamente incentrata sul lavoro artistico, sull’opera, sulla forma.
Le sfilate Dries Van Noten: perché sono momenti così unici per la moda?
Ora che il Barone ha dato il suo agrodolce addio dalle scene, dedicandosi ad altri progetti, c’è l’occasione di ripercorrere i risultati di una dedizione così intransigente, ripercorrendo i momenti memorabili della sua carriera unica nel mondo della moda. È proprio nelle sfilate, infatti, che si può ammirare il compimento di un lavoro creativo così intenso. Sfilate, dunque, in cui non dobbiamo aspettarci la presenza di grandi nomi, fotografi celebri o altre sciccherie: piuttosto, intensi momenti di puro culto della moda, in cui lo charme dei capi è enfatizzato dall’utilizzo intelligentissimo che Van Noten fa dello scenario.
Primavera Estate 2000: sfilata di passione tra Provenza e Aragona
Una sfilata che non è solo eccezionale saggio di intelligenza cromatica, ma anche prova irrefutabile di una caratteristica fondamentale dello stilista belga: la sua fascinazione per il sesso femminile, in tutte le sue sfumature.
“Volevo creare una collezione incentrata sulla passione e sull’amore, qualcosa che provasse che l’intensità non riguarda necessariamente donne in abiti succinti e tacchi a spillo”,
afferma Van Noten, mentre le sue modelle sfilano davanti ad un muro giallo, rosa e arancione che conferisce al catwalk una scansione quasi ritmica. Lo sfondo vivace enfatizza i volumi generosi delle gonne, ispirate alla tradizione della Spagna e del sud della Francia. Ancora una volta, Dries Van Noten si conferma campione di un empowerment alieno da qualsiasi moda e ideologia, che nasce semplicemente dal desiderio di omaggiare la forza intrinseca nel genere femminile.
Primavera Estate 2005: la grande festa del Barone
Impossibile proporre una rassegna delle leggendarie sfilate di Van Noten senza fare riferimento a questa: in occasione del lancio della cinquantesima collezione, il Barone offre una grande cena di gala, con un servizio stellare (circa un cameriere per due ospiti, su 500 invitati) e colpi di scena degni del cerimoniale di una corte rinascimentale.
Sotto lo scintillio di lampadari di cristallo, il grande tavolo si trasforma improvvisamente in passerella, mentre dal soffitto vengono calati cestelli carichi di album di illustrazioni e disegni del grande stilista. Fanciulle in incantevoli abiti ricchi di motivi floreali e richiami neoclassici sfilano tra i commensali stupefatti, esibendo una delle collezioni più iconiche e riconoscibili tra quelle firmate Van Noten.
Primavera Estate 2015: Ofelia, “il paradiso delle ninfe”
Nessuna esibizione dei capolavori di Van Noten è riuscita a valersi dello scenario in modo così memorabile come questo “sogno di una notte di mezza estate“. In una eccezionale collezione primaverile ispirata al celeberrimo dipinto di Ofelia ad opera del genio del preraffaelita John Everett Millais, il Barone fa sfilare su un soffice tappeto erboso un amalgama di colori morbidi, lussurreggianti e organici, impreziositi da finiture in oro ed elaborati pattern di ispirazione liberty.
In questo clima di serenità trascendentale, le ragazze di Van Noten, struccate, non sembrano né principesse né pastorelle: piuttosto, ninfe, spiriti della natura. La sfilata del 2015 non è solo una erudita meditazione sul verde oliva (che si riverbera in tutte le sfumature di questo scenario arcadico) ma soprattutto una testimonianza del vero talento di Van Noten: quello di vestire immaginari. Lo stilista elimina il dramma e la morte dal tragico mito di Ofelia, restituendoci la ragazza sognante che ha incantato infinite generazioni, dai bohémien agli hippy.
Autunno Inverno 2016 menswear: i principi di Van Noten sfilano a Parigi
è giustamente noto come interprete eccelso della femminilità, ma è nel menswear che ha regalato alcune delle sue intuizioni più originali e influenti. Per questa collezione invernale, il Barone dà una visione paradossale dell’eleganza maschile: uniformi militari indossate da giovani dall’aspetto aristocratico, con una spruzzata di psichidelia. Le forme sobrie eppure sontuose (così lontane rispetto alle vivide policromie care all’immaginazione del belga) non sfigurerebbero in un’adattamento di Dune, e gli efebici modelli, del resto, irradiano il carisma di Paul Atreides.
Tra giacconi rigidi come armature, dettagli ispirati alle grafiche allucinate à la Wes Wilson e opulente insegne militari, Van Noten riesce a dipingere una mascolinità che conserva i tradizionali attributi di autorità e potenza, ma senza alcuna macchia di machismo.
Autunno Inverno 2020: il trionfo del Nocturnal Glamour
Se c’è una cosa in cui Dries Van Noten eccelle, è trasformare ogni collezione in una sorpresa. In questa proposta invernale, lo stilista propone una visione che, senza rinunciare alla fantasia e al cromatismo spinto tipico della sua poetica, introduce un conturbante elemento dark.
La palette del Barone si tinge di lime, petrolio, oro e metalizzati di ogni genere, apportando tocchi di colore squillanti sopra outfit da fantascienza cyberpunk che strizzano l’occhio alle subculture goth e techno.
Un underground, dunque, che rinasce in una versione opulenta ed estetizzante, segno inconfutabile di come Van Noten sia in grado di declinare la propria estetica anche in territori di avanguardia, verso il contemporaneo e – soprattutto – verso il futuro.
