La biografia di Joaquin Phoenix lo ha reso uno degli attori più intensi della sua generazione, una vicenda umana complessa, segnata da un’infanzia nomade e dalla tragica perdita del fratello River nel 1993, evento che lo segnò indelebilmente. Si presenta in concorso a Venezia a fianco di Lady Gaga, cercando di ripetere il successo che gli valse l’Oscar con Joker: Folie À Deux, una delle prime più attese alla Mostra del Cinema di Venezia. Famoso per il carattere cupo, l’intensità emotiva, la profondità delle interpretazioni e la capacità di incarnare personaggi complessi e tormentati, Joaquin Phoenix è una celebrità schiva. La sua tendenza all’auto isolamento e alla disciplina derivano certamente anche dalle tante prove che ha dovuto attraversare nella lunga e tormentata via verso il successo planetario.
Le origini e l’infanzia nomade
Joaquin Phoenix nasce il 28 ottobre 1974 a San Juan, Porto Rico, in una famiglia che ha sempre vissuto ai margini della società convenzionale. I genitori, John Lee Bottom e Arlyn Sharon Dunetz, erano parte di una comunità religiosa nomade, i Children of God, e hanno cresciuto i loro cinque figli in uno stile di vita itinerante, spostandosi tra vari paesi dell’America Centrale e del Sud. La famiglia cambiò il cognome in Phoenix per simboleggiare una nuova vita, evocando la rinascita della mitica fenice.
La vita non era facile in quegli anni, spesso, i Phoenix vivevano ai limiti della sussistenza, sopravvivendo grazie a donazioni, lavori saltuari ed espedienti. Per fortuna, il talento artistico dei bambini si rende evidente fin da subito. Joaquin e i suoi fratelli iniziano a esibirsi in strada, a Los Angeles, per raccogliere soldi, attirando l’attenzione di un agente di casting che li aiuta ad entrare nel mondo dello spettacolo. È il Sogno Americano che si avvera. Joaquin, inizialmente conosciuto con il nome d’arte Leaf Phoenix, inizia a recitare in spot pubblicitari e serie TV insieme ai fratelli, tra cui River Phoenix, destinato a diventare una giovane star del cinema prima della tragica morte.
L’esordio nel mondo del cinema e la tragedia
Il primo ruolo sul grande schermo significativo di Joaquin Phoenix arriva nel 1989, con il film Parenthood di Ron Howard. Nonostante il film abbia ricevuto recensioni contrastanti e non rientri tra i capolavori del mitico Ricky Cunningham, l’interpretazione di Joaquin fu notata per l’autenticità con cui vestiva i panni di un adolescente problematico. Negli anni ’90, la tragedia si abbatte sulla sua vita e sulla nascente carriera con la morte del fratello River che era già una star riconosciuta. River Phoenix morì per overdose davanti al Viper Room, un famoso club di Los Angeles.
La morte del fratello fu un’esperienza dirimente per la vita e la carriera di Joaquin, – che era presente quella notte al Viper – la cui prima reazione fu l’isolamento assoluto. Dopo alcuni anni, dedicati ad un grande lavoro di introspezione ed elaborazione del lutto, tornò sul grande schermo con una serie di ruoli che segnarono l’inizio della sua affermazione come attore di talento e di grande intensità, caratterizzato da un carattere imprevedibile e una dedizione maniacale allo studio del personaggio. Film come Da morire (1995), – diretto da Gus Van Sant, dove interpreta un giovane uomo manipolato da una donna ambiziosa, interpretata da Nicole Kidman – dimostrano le sue immense doti interpretative e attoriali che lo portarono all’attenzione del pubblico, della critica e dei grandi registi.
La consacrazione
La vera svolta arriva nel 2000 con Il Gladiatore di Ridley Scott, dove interpreta un indelebile imperatore Commodo: personaggio complesso, disturbato e profondamente insicuro, entrato nella storia del cinema. L’interpretazione gli vale la prima nomination agli Oscar come miglior attore non protagonista e lo consolida uno degli attori più promettenti di Hollywood, capace di interpretare caratteri oscuri e ambigui con una profondità rara. Negli anni successivi, continua a sfidare se stesso con ruoli sempre più complessi. In Signs (2002), di M. Night Shyamalan, diventa un ex giocatore di baseball che deve affrontare un’invasione aliena; nel 2004, lavora nuovamente con Shyamalan in un thriller psicologico ambientato in una comunità isolata: The Village.
Tuttavia, è il biopic Quando l’amore brucia l’anima (2005), dove interpreta il leggendario cantante Johnny Cash, che Phoenix dimostra appieno la sua versatilità che gli vale la seconda nomination agli Oscar, questa volta come miglior attore protagonista, ma non è ancora la volta buona. Altro ruolo significativo è quello in The Master (2012) di Paul Thomas Anderson, dove interpreta Freddie Quell, un uomo tormentato che trova conforto nella nuova religione guidata da un indimenticabile Philip Seymour Hoffman. Il film gli vale la sua terza nomination agli Oscar e conferma ancora una volta l’incredibile capacità di Joaquin di immergersi completamente nei suoi personaggi.
Joker: il successo globale
Il 2019 è l’anno cruciale nella carriera attoriale, grazie ad un monumentale Joker guidato dal regista Todd Phillips che riesce a liberare l’immensa varietà emozionale di Phoenix. Joaquin interpreta Arthur Fleck, un uomo mentalmente instabile che si trasforma nel famigerato Joker, l’arcinemico di Batman. Phoenix inocula nel personaggio una drammaticità intensa e una follia spontanea che diventa contagiosa e svela il volto tremendo della pazzia che popola ognuno di noi e che irrompe nel lacrimante sorriso infernale del Joker più intenso della storia del cinema.
L’interpretazione è un successo planetario, unanimemente lodata per la profondità emotiva e la trasformazione fisica a cui si è sottoposto per il ruolo. Phoenix ha perso venticinque chili in soli tre mesi, lavorando duramente per entrare nella psicologia e nel fisico del personaggio, dando vita ad una performance che molti critici hanno definito iconica. Era il ruolo che serviva per convincere definitivamente l’Academy a concedergli l’Oscar come miglior attore protagonista, consacrandolo come uno dei più grandi interpreti del tempo.
Joker: Folie À Deux
Phoenix, giunto al Lido in compagnia della coprotagonista del sequel: la divina Lady Gaga che lo affiancherà in questo nuovo film, diretto sempre da Todd Phillips. La pellicola riprende la storia di Arthur Fleck raccontata nel film del 2019. In Folie À Deux, il focus si sposta su un nuovo capitolo della vita di Arthur, ormai completamente sfigurato nella sua identità di Joker. Il titolo, che in francese significa “Follia a due,” allude a un fenomeno psichiatrico in cui una delusione o psicosi è condivisa tra due persone. Questo suggerisce l’introduzione di un nuovo personaggio altrettanto disturbato, interpretato da Lady Gaga.
La trama approfondisce il legame tra Joker e la sua controparte femminile, esplorando i temi della follia, dell’alienazione e della violenza. Mentre Arthur continua a discendere nella pazzia, la linea tra realtà e illusione diventa sempre più sfuocata, creando un’esperienza psicologica intensa e inquietante per il pubblico che sfocia in un musical grottesco e ipnotico. Il regista mantiene lo stile oscuro e realistico del primo capitolo grazie ad una narrazione che si concentra sulle conseguenze psicologiche del caos e della disgregazione sociale. Joker: Folie À Deux promette di essere un viaggio disturbante e provocatorio nella mente di uno dei personaggi più iconici e complessi della cultura pop.