Misteriosa e incompresa, la cui definizione resta ancora per molti di non facile interpretazione. “Emo”, abbreviazione di “emotional hardcore”, è una sottocultura giovanile nata in origine come fenomeno all’interno della scena punk rock, diffuso nel Regno Unito e in America, conosciuto in seguito nel resto del mondo. Che cosa vuol dire genere musicale “Emo” e in che modo si è evoluto nel tempo?
Emocore fenomeno musicale
Propagatosi negli anni ’80, il movimento degli emo raggiunse la massima popolarità a partire dalle fine degli anni ’90 e inizi 2000 assicurandosi un successo mainstream; i giovani iniziavano a esprimere la loro angoscia esistenziale, tristezza ed emotività, comunicando con addosso jeans attillati, eye-liner sugli occhi e quintali di lacca nei capelli colorati, o con frangia lunga, piercing e borchie, per dichiarare la loro fedeltà alla musica melodrammatica dei MyChemicalRomance, band americana di riferimento per i testi dark nostalgici su cui si immedesimavano i sofferenti.
Prima ancora c’è stato il boom dei Sunny Day Real Estate, Jimmy Eat World e Texas Is the Reason I gusti musicali degli emo erano orientati a note che inneggiavano a delusione d’amore, perdite, introspezioni, emozioni contrastanti forti mentre alcune decantavano addirittura istinti suicida. La musica, quella che incorporava generi differenti tra rock, punk e indie, era una delle caratteristiche peculiari della cultura emo; ma questa si identificava anche con atteggiamenti, linguaggi e abbigliamento che rimandavano per certi versi al goth.
Nel 2004 ci ha pensato il social network MySpace ad agevolare l’evoluzione della comunità emo; la piattaforma è il luogo di incontro virtuale di talenti musicali emergenti e i loro fan, dove si creano delle vere e proprie gerarchie che diventano punti di riferimento per molti ragazzi. Un modo alternativo di espressione in cui confrontarsi senza rivelare la propria identità e riuscire a imporre quegli ideali in contrasto con i valori dominanti della società, come la libertà sessuale; oltre a condividere emozioni, debolezze, delusioni e sentimenti distaccandosi totalmente dalla realtà.
L’evoluzione della cultura emo oggi
Negli ultimi decenni sembrerebbe di aver assistito a una rinascita degli emo, soprattutto grazie alla Gen Z, desiderosi di plasmare la propria individualità e il proprio modo di pensare. Un fenomeno amplificato in particolare dai video diffusi su TikTok che hanno riportato alla ribalta gruppi musicali quali Paramore e Fall Out Boy. Nel panorama della cultura popolare e televisiva, invece, si sono affermate come icone emo contemporanee Effy Stonem di Skins e Maeve Wiley di Sex Education, che hanno affascinato l’immaginario collettivo attraverso i loro look inconfondibilmente dark e una personalità travolgente ed enigmatica. Entrambi i personaggi rappresentano una rivisitazione del fenomeno degli emo riletto in chiave moderna. Così come Billie Eilish, pop star statunitense, idolo della Gen Z per la sua estetica genderless e le canzoni emotivamente autentiche, a tratti inquietanti con al centro il tema dell’angoscia esistenziale.
L’emo rap come evoluzione dell’emocore
La musica ha dunque un ruolo fondamentale nel ritorno del fenomeno emo che continua a dare voce all’aspetto malinconico della vita. Una delle sue forme evolutive è il genere emo rap, che mischia le tematiche dell’emo – quali disagio, frustrazione, sofferenza, – con la melodia e i suoni del rap, generando un effetto acustico originale e appassionante. Tra i suoi precursori il rapper newyorkese Lil Peep (morto a causa di un’overdose a soli 21 anni) e Kid Cudi che con l’album “Man on the Moon: The End of Day” ha sedotto le anime di giovani che si rispecchiano nei suoi testi introspettivi e pieni di fiducia.
Nel corso degli anni, la subcultura emo, emersa come forza influente nel sapere popolare, si è evoluta da genere musicale in un vero e proprio stile di vita eclettico, caratterizzato da forme d’arte espressive, una moda particolare, valori sociali unici e profonde connessioni emotive. Fondamentalmente la sottocultura emo riguarda l’espressione emozionale e il desiderio di appartenere a una community come segno di solidarietà tra i membri, rendendola un luogo sicuro per coloro che si sentono emarginati e incompresi dalla società.