Sublimazione di una società liquida in cui le identità contemporanee inseguono forme diverse a ritmo insostenibile è la ciclicità con cui la moda oggi si rigenera, spinta in avanti dai micro-trend che invadono gli spazi virtuali e ormai altresì reali. L’abbigliamento, in quanto strumento identitario, diviene emanazione tangibile di un Io che cambia incessantemente. Capo dopo capo, stagione dopo stagione, ciò che solo ieri era venerato oggi è superato, mentre l’identità, frammentata, tenta di ricomporsi attraverso un decoupage di simboli effimeri, che si moltiplicano, si alternano e alla velocità della luce svaniscono. L’estetica della moda odierna è un dialogo costante tra passato e presente, in cui pochi elementi di stile riescono a varcare la soglia che dà sul futuro. Quelli che seguono, sono capi passati di moda, artefatti di un passato recente che, protagonisti di un volubile splendore, già sono stati dimenticati nel retroscena dell’auto-narrazione dell’uomo contemporaneo.
1. Tacchi Platform
Il fugace ritorno dei tacchi platform, celebrati nella collezione Autunno-Inverno 2022 di Versace, ha dato vigore a una silhouette audace, tratteggiante le forme di una femminilità gridata e teatrale. Vere e proprie architetture della moda, le maxi zeppe evocavano un’audacia che era andata perdendosi, attraverso un design in cui l’arte dell’esagerazione si intrecciava al desiderio di distinzione. Eppure, il loro impatto visivo e valoriale si è rapidamente esaurito, ha perso di significato, e oggi l’idea di elevazione femminile cammina verso altre forme.
2. Felpa Ami Paris
La felpa di Ami Paris, decorata dall’iconico cuore rosso, costituiva il simbolo di un’estetica sentimentale e minimalista, tinta di riconoscibili accenni al romanticismo parigino. Vista e stravista tanto sulle strade di Parigi quanto su quelle oltreoceano di Tokyo, l’iconografia del cuore, enfatizzata all’estremo, è divenuta onnipresente e, sfociando nella saturazione, è caduta nell’oblio.
3. Borsa Tote di Marc Jacobs
Divenuta emblema di un’eleganza funzionale, la Tote di Marc Jacobs costituiva puntuale risposta alle esigenze di una generazione sempre in movimento, alla ricerca di un contenitore di sogni, lavoro e creatività. Ma l’abbondanza consuma l’esclusività e, insediato tra le sue cuciture il terrore per la monotonia e l’omologazione, la tote viene abbandonata per un gusto per borse più ricercate, meno riconoscibili.
4. Il Colore Rosa
L’estetica Barbiecore ha tinto i feed di Instagram e le passerelle delle stagioni precedenti ora di un rosa vibrante e audace, ora di un rosa pastello e candido. Un rifugio emotivo, l’estrinsecazione del sogno di un’infanzia perduta, una risposta al bisogno di una femminilità sfacciata che rimanda a un’innocenza quasi infantile. Ma il rosa Valentino e il rosa Barbie hanno già perso il loro incanto e, ormai fugace nostalgia, lasciano spazio a tonalità più adulte e consapevoli.
5. Il Minimalismo
Ode alla semplicità, il minimalismo rappresentava una soluzione dialettica ai complessi dilemmi estetici contemporanei. L’equilibrio e la purezza di linee essenziali fungevano da ancora a cui aggrapparsi per sfuggire alla morsa della vita moderna, e al contempo un’estetica raffinata atta ad affermare in modo risoluto un rifiuto nei confronti della fugacità degli orpelli e della società che ne è fautrice e promotrice. Oggi il fascino del minimalismo vive all’oscuro di una riscoperta della complessità, di cui la prima collezione di Valentino by Alessandro Michele è emblema, in cui la moda costruisce discorsi stratificati, ricchi di dettagli inaspettati, colori e fantasie.
6. La Borsa Mini
Piccola, sfacciata e pratica solo a livello astratto, la borsa mini ha incarnato un desiderio di lusso ridotto e simbolico. Un emblema di stile che non veniva di certo acquistato per la sua funzionalità, la Chiquito di Jacquemus in particolare, è stata un’icona istantanea, celebrazione della frivolezza pura, che presto è divenuta indigesta e discutibile.
7. La Moda Y2K
Il revival degli anni 2000 è stato veloce quanto travolgente. Jeans a vita bassa, palette pastello, strass, maxi cinture: l’evocazione stilistica di un’epoca che ha approdato nel secondo decennio del secolo un ricordo condiviso di pace e certezza. Ma la ripetizione consuma la forza espressiva; oggi gli stessi panorami emotivi vengono esplorati attraverso nuovi antitetici riferimenti stilistici, come il grigio e la serietà dell’office core.
8. Tailleur Oversize
I volumi abbondanti e tagli maschili del tailleur oversize hanno ridefinito il concetto di power dressing, di cui moderne affermazioni sono le collezioni di Balenciaga e The Row. L’empowerment costituisce un valore universale verso cui la moda si muove da sempre, ma il significato del vestiario è supportato da una moltitudine di significanti: l’emancipazione assume diverse forme, ora le linee e volumi gender-fluid del tailleur oversize, ora sagome dall’eleganza sofisticata, ora silhouettes attillate tinte di rosa.
9. Borsa Cabas Saint-Louis di Goyard
Concepita come accessorio esclusivo, rappresentativa dell’apice del buon gusto e della discrezione raffinata, la sua diffusione massiva l’ha resa un simbolo di omologazione. Un gusto né sottile né riservato: la Cabas risulta oggi prevedibile e, per chi scrive, persino l’emblema di un’eleganza ormai inflazionata.
10. Bucket Hat
All’ultima voce della lista dei dieci capi passati di moda, protagonista dello stile urbano poi inglobato nel sistema moda con le passerelle di Prada e Dior, è il cappello Bucket. Simbolo dello streetwear, è stato strumento del discorso per una generazione affamata di accessori dal sapore rétro. Ma, macchiato dall’aura di modernità attraverso la sua sovraesposizione sui media, ha perso il legame originario con la sua caratterizzante estetica anni ’90, divenendo una scelta troppo comune tra chi vi deposita gli stessi desideri identitari di autenticità urbana e individualità ribelle.