La magia della consapevolezza incontra la riscoperta di un passato lontano, grazie alla ciclicità del tempo che la moda ha saputo fare sua. Se la ricchezza del futuro risiede nella gloria e nella conoscenza del passato, i capi possono contribuire a mettere in contatto le nuove generazioni con periodi lontani da loro nel tempo, ma non nello spirito. A partire da tali premesse si instaura la vintage mania, non tanto una tendenza ma uno stile di vita che sublima l’attenzione all’ambiente e la ciclicità dell’estetiche, in un incontro inedito che sta riscrivendo le regole della moda.
Negli ultimi anni, il vintage ha vissuto una straordinaria rinascita, conquistando il cuore di Millennial e Gen Z. Contrariamente a quanto si possa pensare, per molti il passato non è soltanto un languido e sbiadito ricordo, ma una fonte vibrante di ispirazione da cui attingere per creare look che, unendo istanze di oggi e di ieri, creano un significato inedito. Anche se ogni stagione celebra il riuso, il riadattamento, un trend che continua a risuonare con le nuove generazioni, scoprire il ritorno del vintage nella moda è quindi non solo un trend passeggero, ma un modo di esprimere individualità e autenticità, riflettendo il crescente interesse delle persone per la sostenibilità e lo stile unico.
Cosa c’è di più affascinante che sfoggiare un pezzo unico che racconta una storia?
I Millennial, da sempre sensibili all’influenza perpetua delle tendenze, e la Generazione Z, immersa in flusso digitale fatto di smartphone e spirito critico, sono divenuti negli ultimi anni i più ferventi sostenitori del second hand. Di fatto a contribuire alla diffusione della sensibilità nei confronti del vintage hanno contribuito, notevolmente, anche le app – Depop, Vinted, Vestiaire Collective, Mytheresa e Declut – che hanno rivoluzionato il modo di acquistare, unendo il comfort di uno shopping tra le mura domestiche a esigenze sempre più specifiche; senza tralasciare l’aspetto economico: attraverso le applicazioni è possibile, infatti, acquistare capi appartenenti alle maison, il cui prezzo da boutique sarebbe altrimenti inaccessibile.
Tra i brand più cercati ci sono maison prestigiose come Bottega Veneta, Dior, Valentino e Prada. Proprio quest’ultimo ha scalato le classifiche dei brand più desiderati dalla Gen Z, collocandosi al terzo posto nelle ricerche online, seguito da Chanel e Gucci, dimostrando come i giovani siano sempre più attratti da marchi iconici che offrono non solo stile, ma anche una storia da raccontare. Infatti il vintage non è solo moda, ma soprattutto una dichiarazione di intenti: in un’epoca in cui la sostenibilità è un tema centrale, optare per il riuso è una scelta responsabile, pertanto le nuove generazioni comprendono che, con scelte più consapevoli, si può contribuire ad un futuro più sostenibile.
Non possiamo dimenticare le celebrità, sempre pronte a lanciarsi in questa corsa
Tuttavia la tendenza è stata intercettata, prima che dai rappresentati attenti della Generazione Z, soprattutto dalle star. Da Dua Lipa a Timothée Chalamet, gli esponenti del jet set mondiale hanno dimostrato, in diverse occasioni pubbliche, si sposare i principi della vintage mania, dando ai loro look un vivido tocco nostalgico. Un esempio recente è stata Sabrina Carpenter che, ad un after party, ha sfoggiato un abito già indossato da Madonna, proveniente dalla sfilata Michael Kors Collection 1990. Tuttavia si trattava soltanto dell’ultimo tributo in ordine cronologico: la cantante ha omaggiato la regina del pop con un abito vintage di Bob Mackie agli MTV Video Music Awards. Una dimostrazione di grande forza suggestiva della capacità del vintage di unire le generazioni.
Sabrina Carpenter, bandiera della nuova generazione del pop, non è la sola star mondiale a optare per abiti vintage. Anche l’attrice di Gossip Girl Blake Lively ha scelto un abito Versace, già indossato nel 2002 da Britney Spears, per la première a New York del suo ultimo film It Ends with Us, che ha sbancato il botteghino mondiale guadagnando 340 milioni di dollari. Se l’abito ha suscitato ammirazione da parte dei fan per il suo richiamo nostalgico e il tributo, l’attrice è stata criticata per l’approccio superficiale alla tematica degli abusi trattata nel film.
Ma non è solo una questione di celebrità e nuove generazioni
La vintage mania non rappresenta una macro tendenza, privilegio del solo pubblico, ma è stata approfondita anche dalle maison di moda, le quali in un momento di grande instabilità sono alla ricerca di sicurezza creativa. Riutilizzare capi del passato consente agli stilisti di non oltrepassare il confine della zona di comfort, riducendo il rischio economico che porterebbe uscire dagli schemi. È il caso delle recenti sfilate parigine primavera-estate 2025 di Mugler e Schiaparelli, dove la rivisitazione e rilettura degli archivi ha rappresentato un leitmotiv. Se Schiaparelli ha reso omaggio alla fondatrice riscoprendo la magia dei corpetti rigorosi, Mugler ha riproposto i classici abiti a clessidra, simbolo di potere e femminilità, rievocando la sensualità iconica del brand.
Anche Schiaparelli, con la sua collezione Futuro Vintage, ha optato per uno stile più femminile e sexy, avvicinandosi al prêt-à-porter senza perdere di vista l’heritage della maison. La maison fondata da Elsa Schiaparelli ha portato in passerella abiti che esaltano la silhouette e dettagli eccentrici si mescolano in un cocktail di eleganza e modernità, dimostrando che il vintage può essere reinventato con freschezza e grinta.
E chi può criticarli?
In un mondo sottoposto alla inarrestabile corsa del capitalismo, il vintage rappresenta l’eccezione in grado di riportare il pubblico al piacere di riscoprire la storia. I Millennial e la Gen Z, con la passione per il passato e il desiderio di originalità, stanno dando vita ad un fenomeno che non mostra segni di rallentamento. Di fatto, l’effetto nostalgia si è oggi liberato del polveroso appellativo del semplice riuso, dando vita a un’iniezione di gioia e vivacità nei guardaroba che si fanno veicolo della forza vitale del passato.