Multiforme ma sempre coerente, la nuova collezione Versace Primavera-estate 2025 dimostra che la moda ha ancora voglia di divertirsi mescolando pattern, colori e suggestioni che guardano al passato. Donatella, per l’occasione, ha voluto portare il suo compiaciuto parterre di ospiti – da Channing Tatum a Hyunjin degli Stray Kids – alla scoperta di una location decisamente suggestiva, che ha svelato uno scorcio di Milano più defilato del Duomo, ma non meno rappresentativo: il Castello Sforzesco. Solo chi ha avuto occasione di assisterne può essere testimone dell’atmosfera romantica e di ritrovata serenità che si respira a pochi passi dal frastuono del centro città, al cospetto di questa suggestiva struttura del XV secolo, con le sue torri e torrette illuminate.
La scelta della location avrebbe dovuto già suggerire qualcosa
e, probabilmente, agli occhi dei più attenti osservatori non è sembrato affatto un dettaglio, ma un segnale di quello che poco dopo il defilé ha inequivocabilmente rivelato. La musica operistica che accompagna gli ospiti all’ingresso diventa d’improvviso elettronica, un fulmine squarcia la passerella per preparare l’ingresso ed eccoci di fronte ad una sfilata che racconta una nuova storia e abbraccia il cambiamento, non senza perpetuare la sua riconoscibile essenza. Un tripudio di colori insoliti con stampe che si accostano in un gioco di contrasti con stranianti combinazioni di marrone, azzurro, color lavanda e giallo. I capi portati in passerella salutano momentaneamente la sexiness e la ribellione tipica della maison della Medusa, che si riscopre più educata e accomodante.
È così che le classiche silhouette succinte lasciano spazio a polo con fantasia a zig zag
– quasi come fossero attraversate dal ritmo incalzante della musica che aleggia in sottofondo – e camicette con bottoni abbinate a jeans loose fit. I mini dress tipici della maison capitanata da Donatella si fanno longuette decisamente più caste, abbinate a collant sulle tonalità dell’arancione. Non diversamente per l’uomo, il cui guardaroba prevede camicie floreali trasparenti e completi – coordinati e dalla vestibilità morbida – giacche e gilet di pelle con la tipica stampa Medusa e cardigan con dettagli in seta sulla parte anteriore.
Oltre tacchi scultorei che ritornano instancabilmente stagione dopo stagione, impreziosiscono la collezione accessori come orologi in miniatura a flaconi di profumo in cristallo utilizzati come fossero pochette. Spille a forma di fiore – la rosa canina, il fiore preferito di Donatella, che torna anche motivo sui capi – realizzate con frammenti di bottiglie di plastica riciclata.
Insomma, quello andato in scena è un fashion show di rottura dall’effetto po’ straniante, che ha rivelato un volto della maison inedito e prima d’ora esplorato, ma svela in realtà un lavoro sugli archivi del brand anni ’80 e ’90. Accanto alla ritrovata morigeratezza, a cui Donatella ci aveva disabituati, il richiamo al lusso e all’heritage del brand emerge tra bustier e paillette, camicie sbottonate dai tipici slip dress in tasselli metallizzati. È questo l’inizio di un nuovo Versace o è stata solo una breve parentesi inattesa?
Photo Credit: Daniele Venturelli
