Tra chi le ama per ciò che rappresentano e chi invece non ne apprezza il concept, le chitarre signature hanno da sempre diviso i chitarristi. Strumenti creati su misura e modelli famosi per gli artisti più in vista e noti al grande pubblico. Pratica ormai molto comune, in grado di spaccare come nient’altro a metà il mondo degli amanti delle sei corde, equamente divisi tra chi la vede come il modo migliore per avvicinarsi al sound del proprio guitar hero, e chi la addita al contrario come una mera, spiacevole operazione di marketing. Ma se le più grandi case costruttrici si accaparrano, a suon di milioni di dollari, i diritti di immagine di un chitarrista, commercializzando uno strumento fatto su misura per lui, allora vuol dire che il mercato delle chitarre è un fenomeno che vale la pena analizzare.

Fender Stratocaster “Monterey” – Jimi Hendrix

Partiamo da lui, il migliore di tutti, il “Leonardo Da Vinci” delle sei corde, in due parole: Jimi Hendrix. Nessuno nella storia della musica è riuscito ad esplorare le vastissime possibilità sonore che una chitarra può offrire come il genio di Seattle. Un artista intramontabile, che ha legato indissolubilmente il proprio nome a un modello di chitarra altrettanto iconico: la Fender Stratocaster. Una foltissima schiera di riproduzioni, ma quella che probabilmente spicca più di tutte è la copia dello strumento utilizzato durante la sua iconica esibizione al Monterey Pop Festival del 1967.

Chitarre signature: Jimi Hendirx chitarra | L&P MagazineL’esemplare originale, prodotto nel 1965, fu dipinto a mano con motivi psichedelici dallo stesso Hendrix poche ore prima di salire sul palco che lo avrebbe consacrato come nuova divinità del rock. Alla fine dell’esibizione Jimi, dopo aver spruzzato del liquido per accendini sul corpo della chitarra, le diede fuoco, rompendola in mille pezzi. Una scena certamente tra le più iconiche nella storia del rock.

Gibson EDS-1275 – Jimmy Page

Una double neck guitar è uno di quegli strumenti in grado di far sentire chiunque un vero e proprio Dio del Rock. Lo sa bene Jimmy Page, che, all’inizio degli anni ’70 chiese a Gibson di produrgli una chitarra a sei e a dodici corde, soprannominata EDS-1275. Questa iconica “doppio manico” fu sfoggiata per la prima volta dal musicista inglese il 5 marzo 1971 durante un concerto all’Ulster Hall di Belfast, prima data del tour promozionale del quarto, leggendario disco della sua band, un certo “complessino” chiamato Led Zeppelin. 50 anni dopo il Custom Shop di Gibson ha deciso di realizzare un’esatta replica, scannerizzando il modello originale con tecniche di analisi forense per riprodurre anche il più piccolo graffio e scalfittura presente sulla sua vernice cherry red.

Chitarra Jimmy Page | L&P Magazine

Fender Stratocaster “Blackie” – Eric Clapton

Dopo aver utilizzato chitarre Gibson durante tutta la prima parte della sua carriera, Eric Clapton decise di compiere il “grande salto”, passando a quelle Fender all’inizio degli anni ’70. Leggenda narra che questa “conversione” avvenne sulla via di Nashville, in Tennesse. Dopo essere entrato in un negozio di strumenti della zona, lo Sho-Bud, Slowhand comprò infatti sei Stratocaster prodotte negli anni ’50 per la modica cifra di 300 $. Tre di queste decise di regalarle a George Harrison dei Beatles, Pete Townshend degli Who e Steve Winwood, colui che insieme a Jimi Hendrix lo convinse a “tradire” Gibson per la sei corde di Fullerton.

Chitarra Eric Clapton | L&P MagazineLa chitarra nata da questo mix è soprannominata Blackie per via della sua finitura nera. Andò all’asta da Slowhand nel 2004, per raccogliere fondi per il Crossroads Rehabilitation Center, il suo centro di riabilitazione e recupero dall’abuso di alcool e droga tra le spiagge dell’isola caraibica di Antigua. Blackie venne acquistata da Guitar Center per la cifra record di 959.500 $. La celebre catena di negozi di strumenti musicali americana commissionò poi al Fender Custom Shop una versione tributo dello strumento, prodotto in 185 esemplari venduti a 23.500 $ l’uno.

Ibanez JEM – Steve Vai

Tra i chitarristi tecnicamente più validi nella storia della musica, Steve Vai è considerato da molti come un Niccolò Paganini prestato al mondo delle sei corde. Un virtuoso con la V maiuscola; oltre a spianare la strada a futuri shredder fu uno dei primi musicisti ad avere una serie di chitarre signature. Stiamo parlando della JEM, strumento creato da Ibanez nell’ormai lontano 1987 su precise direttive dello stesso Vai. L’esemplare creato da questo folle esperimento fece letteralmente impazzire di gioia Vai, dando inizio alla serie signature più duratura nella storia della chitarra.

Chitarra Steve Vai | L&P Magazine

Red Special – Brian May

Assieme a quella di Freddie Mercury, la Red Special di Brian May è stata la grande voce dei Queen. La storia di questo iconico strumento è a dir poco singolare. Nel 1962 May, non potendosi permettere una Gibson o una Fender, decise di fabbricarsi lui stesso una chitarra. Aiutato dal padre Harold, ingegnere appassionato di modellismo, ne sagomò la cassa da un pezzo di legno di quercia, ricavando il manico dalla mensola di un caminetto del ‘700 con un coltellino tascabile. A completare il tutto, vennero installati tre pick-up Tri-Sonic e un ponte assemblato da May con le proprie mani nella piccola officina della sua scuola. Il costo dell’intero progetto? Appena 8,00 £. Il nomignolo di questo magnifico strumento, Red Special, è dovuto al colore rossiccio ottenuto applicando diverse mani di vernice plastica Rustin sul body in quercia.

Chitarra Brian May | L&P MagazineUn piccolo capolavoro di ingegneria liuteristica 100% artigianale che, nel corso degli anni, fu omaggiato da tantissime repliche prodotte da altrettanti brand più o meno celebri.

EVH Frankenstrat – Eddie Van Halen

Tra la fine degli anni ’70 e l’inizio degli anni ’80 Eddie Van Halen fu colui che riuscì a portare il concetto di “chitarrista virtuoso” ad altezze mai esplorate. Emulando le gesta di Brian May, anche lui decise di costruirsi una sei corde con le sue mani. Proprio come lo sventurato scienziato protagonista del romanzo di Mary Shelley, Van Halen compose infatti la sua Frankenstrat nella speranza di creare una chitarra perfetta, capace di combinare il sound di una chitarra Gibson con l’ergonomia di una Fender. Il body e il manico di questo strumento nel corso degli anni ha subito una quantità innumerevole di modifiche, identiche a quelli di una Stratocaster.

Chitarra Van Halen | L&P MagazineIl risultato di questo continuo e forsennato “taglia e cuci” fu uno strumento grezzo, dalle finiture tutt’altro che pregiate, ma con una potenza di fuoco a dir poco spropositata. Una vera e propria shred machine, in grado di entrare nell’empireo delle chitarre signature più iconiche nella storia del rock.

Gibson Lucille – B.B. King

La leggenda narra che nel 1949, durante uno spettacolo in Arkansas, un giovane B.B. King fu coinvolto in un incendio scoppiato in seguito ad una lite sorta tra due uomini per una donna di nome Lucille. Dopo che King fuggì dal locale in fiamme, si rese conto di aver lasciato la sua chitarra Gibson semi-acustica all’interno. Successivamente, decise di chiamare tutte le sue chitarre “Lucille” per commemorare quell’esperienza, ripromettendosi di non abbandonare mai più i suoi strumenti. Oggi la sua chitarra “Lucille” viene venduta dal Gibson Custom Shop come modello d’artista per 7.000 euro.

Chitarre signature Chitarra B.B. King | L&P Magazine

Fender Jag-Stang – Kurt Cobain

Trascinato, suo malgrado, nell’Olimpo degli Dei del Rock grazie al travolgente successo planetario di Nevermind, il secondo disco dei Nirvana, l’artista di Seattle ha siglato un accordo con Fender nel 1993, collaborazione che avrebbe dato poi il via alla produzione delle sue personalissime signature. Cobain decise di adottare un approccio più personale, disegnando un modello ex-novo in concerto con l’azienda. Il risultato fu un esemplare unico, nato come ibrido tra due storici modelli di casa Fender: la Jaguar e la Mustang.

Chitarre signature Chitarra Kurt Cobain | L&P Magazine

Fender Stratocaster “Black Strat” – David Gilmour

“Il nero sta bene su tutto”. Quando poi il nero non è indossato ma suonato da uno come David Gilmour le cose iniziano a farsi veramente interessanti. Sua fedele compagna durante i suoi oltre 50 anni di carriera, la Black Strat è la chitarra con la quale il chitarrista inglese ha suonato i pezzi più celebri dei Pink Floyd: da Echoes a Money, passando per Shine On You Crazy Diamond e Comfortambly Numb. Gilmour acquistò la sua iconica Fender Stratocaster da Manny’s, celebre negozio di strumenti musicali newyorkese poco prima di iniziare il tour americano del 1970.

Chitarre signature Chitarra David Gilmour | L&P MagazineNel 2019, Gilmour decise di separarsi dalla sua amata Black Strat mettendola all’asta assieme ad altri 125 strumenti di sua proprietà per la strabiliante cifra di 3.300.000 €.  Fender produce sin dal 2008 una copia fedelissima della Black Strat. Si tratta di una delle signature più vendute dal brand californiano. La versione più prestigiosa, creata dal Custom Shop di Fender, viene venduta a un prezzo che, seppur inferiore all’originale, è comunque notevole: circa 4.500 €.

Gibson Les Paul “Greeny” – Peter Green/Gary Moore/Kirk Hammett

A differenza delle altre chitarre signature presenti in lista, quest’ultima sei corde è stata capace nei suoi 65 anni di vita di legare il proprio nome a quello di non uno ma ben tre leggendari chitarristi. Stiamo parlando di Greeny, forse la più celebre Les Paul di tutti i tempi. Uno strumento già di per sé leggendario, membro di spicco dell’esclusivo club delle Burst, un manipolo di esemplari prodotti da Gibson tra il 1958 e il 1960, considerati come le migliori chitarre elettriche di tutti i tempi. La storia di Greeny inizia nel 1966, anno in cui il suo primo proprietario, Peter Green, la acquistò da Selmer, un negozio di strumenti nel centro di Londra.

Chitarra Steve Vai | L&P Magazine

Il chitarrista, all’epoca ventunenne, fu chiamato a sostituire Eric Clapton nei Bluesbreaker di John Mayall. Un compito non proprio facilissimo ma che Green portò a termine in maniera eccellente, come dimostrano i meravigliosi assoli da lui suonati nel disco del 1967 A Hard Road. Green utilizzò la sua fedele Les Paul anche durante la sua militanza nel primissimo nucleo dei Fleetwood Mac. Tre anni dopo, nel 1970, decise di cederla all’amico Gary Moore per lo stesso prezzo con cui l’aveva acquistata, appena 60,00 £.

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