Dalla passerella al prêt-à-porter, la bellezza non ha più taglia unica. Per anni, la moda ha comunicato un ideale visivo omologato, iper-selezivo, spesso irraggiungibile. Un mondo costruito attorno alla taglia 38 e ad una silhouette standardizzata, dove l’inclusione era più un’eccezione che una regola. Oggi, qualcosa sta cambiando. La body positivity nella moda non è più una tendenza di superficie: è una trasformazione che sta riscrivendo codici estetici, strategie commerciali e — soprattutto — l’idea stessa di “vestibilità”, e questa volta, pare non trattarsi solo di marketing.

Non una moda passeggera: l’inclusione è strutturale

Se negli anni passati la diversità corporea era relegata a campagne o capsule stagionali, oggi il discorso è più profondo. I brand stanno ridefinendo intere collezioni, adattando taglie, volumi, fit, senza tradire l’estetica originaria.

 Marco Rambaldi SS25 - Life&People MagazineLa moda inclusiva è diventata una leva di posizionamento per maison come Stella McCartney, Christian Siriano, Collina Strada, Marine Serre e Mara Hoffman, che integrano corpi diversi nei loro show senza didascalie. Non “plus”, non “curvy”: solo corpi, vestiti con stile. Marco Rambaldi ha inserito modelle over 44 nel suo ultimo show resort; Chloé ha scelto la poetessa Greta Bellamacina, madre e attivista, per raccontare una nuova femminilità; Balenciaga ha portato in passerella volumi fluidi e taglie estese, eliminando la taglia come parametro centrale del design.

tendenza moda body positivity Greta Bellamacina - Life&People Magazine

Casting, campagne, collezioni: tre livelli di cambiamento

Il cambiamento in atto si muove su tre piani distinti. Il primo è il casting, sempre più attento a rappresentare identità e fisicità differenti: da Paloma Elsesser a Precious Lee, da Alva Claire a Jill Kortleve, le top model contemporanee riscrivono i canoni dell’industria. Il secondo è quello delle campagne pubblicitarie, dove l’inclusione diventa racconto. L’ultima campagna SKIMS, ad esempio, ha visto protagoniste donne dai 20 ai 70 anni con corpi autentici e non ritoccati. Anche il nuovo lancio estivo di Versace Jeans Couture gioca con modelli plus-size senza separare le collezioni.

Infine, la vera rivoluzione: le collezioni adattate

Non si parla più di linee parallele o taglie estese da ordinare online. I brand più evoluti offrono lo stesso design in range completi, dalla XS alla 3XL, con vestibilità calibrate sul reale fitting e non su un semplice scaling numerico. Mango, con la sua linea “Inclusive”, Zara con la recente apertura alle taglie 50+, e Ganni, con capi testati su diverse corporature, stanno riscrivendo la retail experience del ready-to-wear.

E in Italia? Un work in progress, promettente

Anche nel panorama italiano qualcosa si muove. Se il settore luxury si mostra ancora prudente, la nuova generazione di designer osa. Act N°1, il brand fondato da Luca Lin e Galib Gassanoff, inserisce da tempo modelli non convenzionali nei suoi show, fondendo identità culturale e corporea. Marco Rambaldi ha fatto della diversità — di corpi, orientamenti e generi — la sua cifra estetica, senza mai renderla patetica o rivendicativa.

body positivity moda - Life&People MagazineNel mondo del beachwear, Marina Rinaldi e Vitelli propongono taglie fluide e volumi genderless, mentre la giovane etichetta Cora Bellotto lavora su abiti personalizzabili, pensati per adattarsi alle forme, non il contrario. È un’Italia ancora in evoluzione, ma ricettiva: le collezioni Primavera/Estate 2025 parlano una lingua nuova, fatta di materiali morbidi, tagli sartoriali ma accessibili, e un’estetica che accoglie più che escludere.

body positivity moda - Life&People Magazine

Quando la body positivity incontra la strategia

Certo, parlare di body positivity e moda significa anche interrogarsi sul confine tra inclusione reale e operazione di marketing. Ma proprio qui risiede la svolta: anche il marketing sta cambiando. I consumatori — soprattutto Gen Z e Millennials — riconoscono e premiano le azioni autentiche. I brand percepiti come realmente inclusivi registrano un aumento del 25% in customer loyalty. Essere inclusivi non è più una scelta etica accessoria, ma una leva competitiva: chi non si adegua rischia di diventare culturalmente irrilevante.

 Rodarte&Universal Standard - Life&People Magazine

Verso una nuova normalità

La normalità — in fondo — è sempre stata una costruzione culturale. E se oggi quella normalità si allarga, si modella, si ridefinisce, è perché le persone hanno iniziato a reclamare spazio, rappresentazione, identità. Il corpo nella moda non è più un compromesso, ma un punto di partenza. Corpi veri, imperfetti, forti, vulnerabili, liberi. Corpi che danzano, che sfilano, che vestono e svestono, finalmente visti, finalmente ascoltati. Oggi, l’estetica cambia, ma più ancora, cambia l’etica dello sguardo e questo, nella moda, è forse il cambiamento più rivoluzionario.

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