Quando il cinema incontra l’haute couture, il risultato non è mai soltanto estetico: è simbolico. Il Festival di Cannes 2025, conclusosi il 24 maggio, ha raccontato una volta di più come arte visiva e presenza scenica siano strumenti complementari nella costruzione dell’immaginario contemporaneo. Non solo premi e proiezioni, ma messaggi politici, visioni etiche e stili audaci si sono fusi sulla Croisette, tra standing ovation in sala e flash sul tappeto rosso.
Jafar Panahi: una Palma che rompe le sbarre
Il trionfatore morale e artistico di quest’edizione è Jafar Panahi, regista iraniano da tempo in conflitto con il regime del suo Paese. Il suo film, Un simple accident, ha conquistato la Palma d’Oro, diventando molto più di un’opera cinematografica: un atto di resistenza. Realizzato nonostante il divieto imposto dallo Stato iraniano, il film si nutre delle storie ascoltate in carcere e si fa carico di un’urgenza umana e politica. La standing ovation ricevuta è sembrata quasi una liberazione collettiva, un momento raro in cui il glamour di Cannes ha lasciato spazio alla verità del cinema.
Un palmarès coerente e contemporaneo
La giuria presieduta da Juliette Binoche ha premiato opere che hanno fatto del linguaggio autoriale una via per esplorare i sentimenti e le crisi del presente. Il Grand Prix è andato a Sentimental Value di Joachim Trier, racconto lirico e doloroso di una memoria familiare lacerata. Il Premio della Giuria ha invece incoronato ex aequo Sirât di Óliver Laxe e Sound of Falling della tedesca Mascha Schilinski, entrambi film che parlano in modo intimo di spiritualità e trauma. A ricevere il Premio Speciale, assegnato dalla giuria, Resurrection di Bi Gan.

Jafar Panahi
Tra i premi tecnici, spicca la Miglior Regia a Kleber Mendonça Filho per O agente secreto, mentre Wagner Moura è stato riconosciuto come Miglior Attore per lo stesso film. Nadia Melliti ha vinto come Miglior Attrice per La petite dernière, interpretando con intensità e grazia una donna sospesa tra emigrazione e identità.
Il red carpet: oltre la moda, il messaggio
Ma Cannes è anche spettacolo visivo, una liturgia della bellezza dove gli abiti diventano veicoli narrativi. Mai come quest’anno, il red carpet ha mostrato una moda consapevole, che alterna il glamour più sofisticato a scelte culturali e simboliche.

Elle Fanning in Valentino Haute Couture by Alessandro Michele

Elle Fanning in Chanel
Elle Fanning ha incantato alla closing ceremony in Chanel, ma ha anche stupito in un abito dorato di Valentino Haute Couture by Alessandro Michele con taglio imperiale, portando una regalità moderna. L’eleganza abbiamo visto come possa parlare anche sottovoce, pur lasciando un’eco profondo. Alia Bhatt, alla sua prima apparizione a Cannes, ha sfilato in un sari Gucci disegnato per lei: un tributo all’India e un gesto potente di inclusione. L’outfit, creato da Rhea Kapoor, unisce elementi tradizionali a quelli contemporanei, una blusa, una gonna dritta e un drappeggio simile a una dupatta, tenuti insieme da una brillante rete GG jaal.
Rihanna, tornata al festival, ha brillato in Alaïa by Pieter Mulier
azzurro cut-out, mentre A$AP Rocky si è presentato con un elegante abito bianco e nero firmato Saint Laurent by Anthony Vaccarello, ribaltando codici di genere con stile. Come nella migliore scena di un film, la pioggia e un bacio per coronare l’amore.

Rihanna in Alaia e ASAP Rocky in Saint Laurent by Anthony Vaccarello
Non sono mancati i look audaci, come Alexander Skarsgård con stivali cuissard in pelle, styling firmato da Harry Lambert, un richiamo a un’estetica tra fetish e pesca fluviale, e i grandi ritorni: Juliette Binoche completo Prada, bomber jacket, maxi gonna Re-nylon blu navy costellati di pietre; Isabelle Huppert look double denim sovverte le regole con giacca Balenciaga al contrario.

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Isabelle Huppert in Dema per Balenciaga
Controtendenza, si, ma è l’incarnazione del DNA della maison: il perfetto equilibrio tra avanguardia pure, rigore e provocazione. La Huppert aveva già preso la scena con il primo look fringed color lime, sempre Demna per Balenciaga, dove le frange, pilastro della Balenciaga Couture di quest’anno, hanno dato all’outfit una dinamicità con rimandi all’Hollywood anni ’30. Brava Isabelle! La moda a Cannes, nel 2025, non è solo decoro: è una narrazione alternativa, che dice chi sei senza bisogno di parlare.

Isabelle Huppert in Demna per Balenciaga
Politica e provocazione: Cannes non resta in silenzio
In un contesto mondiale attraversato da conflitti e tensioni, Cannes ha scelto di non rimanere neutrale. Il discorso di Panahi ha aperto un dibattito sulla libertà artistica, ma anche sulle responsabilità del cinema occidentale. Durante le conferenze stampa, si è discusso apertamente di censura, guerra, ambiente. La presenza di cineasti come Bi Gan, che ha ricevuto un premio speciale per Resurrection, ha mostrato che l’Asia è ormai centro nevralgico di innovazione visiva. Anche la moda ha detto la sua: molte attrici hanno scelto brand sostenibili, tessuti riciclati, o designer emergenti dai Paesi in via di sviluppo. Un modo per trasformare anche il glamour in gesto etico.
Un festival che guarda oltre
Cannes 2025 non ha offerto solo bellezza e celebrità: ha mostrato quanto il cinema sia ancora un laboratorio di pensiero e come la moda possa essere il suo alleato più potente. In un mondo dove le immagini scorrono troppo in fretta, Cannes ha chiesto lentezza, attenzione, ascolto. E anche un pizzico di audacia.