Un vero e proprio terremoto ha investito la moda mondiale mercoledì scorso, 23 novembre: un momento che ha segnato un cambiamento epocale; dopo ore di incessanti rumors – uno dei comunicato stampa più inquietanti della recente storia della moda diramato alle 21.15 ha raggiunto diverse redazioni e giornalisti – , infatti Alessandro Michele ha annunciato ufficialmente il suo addio alla direzione creativa della maison Gucci, mollando il timone dopo sette anni di successi e di trionfi, in cui ha completamente stravolto e portato letteralmente nell’olimpo l’azienda toscana. Una notizia shock arrivata a poche ore di distanza da un altro fatto rilevante, la chiusura del marchio di Raf Simons. Ma quali sono le ragioni che hanno portato Michele a dire addio a Gucci? E, soprattutto, c’è una correlazione tra le due notizie?

Alessandro Michele rompe il silenzio: “Prospettive diverse”

Alla base dell’addio, stando alle parole di Michele, dovrebbero esserci delle divergenze legate alle prospettive future:

«Ci sono momenti in cui le strade si separano a causa delle diverse prospettive che ciascuno può avere – ha dichiarato il creativo – Oggi per me finisce uno straordinario viaggio durato più di venti anni in un’azienda a cui ho dedicato tutto il mio amore e la mia passione creativa. Gucci è stata la mia casa e la mia famiglia di adozione, a questa famiglia allargata va il mio abbraccio più grande e commosso. A loro va il mio augurio più sincero: che possiate continuare a nutrirvi dei vostri sogni, di immaginari poetici ed inclusivi, rimanendo fedeli ai vostri valori. Che possiate sempre vivere delle vostre passioni, sospinti dal vento della libertà».

Ragioni addio Michele Gucci Life&People Magazine

Le indiscrezioni – da prendere con le pinze – parlano di un attrito professionale con l’azienda,

complice un rendimento economico non più ad altissimi livelli. Si tratta però di un tipo di ipotesi che lascia aperte molte domande: in soli sette anni infatti Alessandro Michele ha elevato il brand e lo ha portato a quasi dieci miliardi euro di fatturato, di fatto la metà di quelli del gruppo Kering. Eppure, stando a quanto raccolto dagli insider, pare che il proprietario del gruppo François-Henri Pinault abbia chiesto allo stilista di riformulare in toto il suo approccio. Una richiesta difficile da accettare per un artista, figuriamoci per un genio che ha cambiato i connotati alla moda.

«La strada che Gucci e Alessandro hanno percorso insieme è unica, e rimarrà un momento eccezionale – ha dichiarato Pinault – Gli sono grato per aver portato così tanto di sé in questa avventura. La sua passione, la sua immaginazione, il suo ingegno e la sua cultura hanno messo Gucci al centro della scena, al posto che merita».

Non è la prima volta che all’interno di Kering avvengono questi annunci-shock: lo scorso novembre ad esempio non è passata inosservata l’improvvisa partenza di Daniel Lee, creative director di Bottega Veneta, per divergenze caratteriali.

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L’azienda è davvero in calo?

Effettivamente, il brand curato da Alessandro Michele ha subito un calo negli ultimi due anni, a partire dal 2020, forse anche a causa dell’avvento del Covid. Consultando i dati ufficiali infatti si nota una flessione dei ricavi del 22,7 per cento rispetto al 2019, oltre che una ulteriore diminuzione del 10% durante il 2021. Numeri in linea con le previsioni ma sorprendentemente più negativi rispetto alle aziende concorrenti. Molti addetti ai lavori hanno giustificato lo stallo ponendo il focus sulla delicata questione del gusto degli acquirenti oltre che alla pandemia ovviamente.

Ragioni addio Michele Gucci Life&People MagazineIl grande pregio del designer è stato infatti quello di aver creato un proprio e originale universo estetico fatto di freak e nostalgia, ricco di atmosfere vintage, di rimandi agli anni settanta e impreziosito da dettagli e accessori curati con grande meticolosità. C’è chi sostiene che proprio questo tipo di estetica così tanto riconoscibile e caratterizzante alla lunga abbia portato la clientela a una fase di “stanca”, fattore che avrebbe spinto quindi le massime autorità dell’azienda a un cambiamento.

E adesso? 

Chiunque approderà alla Maison Gucci, anche la personalità più autorevole, sarà costretto a raccogliere un’eredità davvero pesantissima. In tal senso già impazza il toto-nomi; tanti già sognano l’approdo nella casa fiorentina di Raf Simons, al momento in forza a Prada. Le ragioni dei rumors sono dovute semplicemente a una concatenazione di eventi. Proprio pochi giorni prima dell’annuncio di Alessandro Michele infatti il creativo belga aveva comunicato di aver chiuso, – dopo ventisette anni -, il suo brand omonimo, fattore che ha portato in molti a trovare un collegamento tra i due avvenimenti. In realtà, non sono mai arrivate notizie concrete in merito, anzi: con tutta probabilità la scelta di Simons è stata effettuata proprio per poter dedicarsi a trecentosessanta gradi sul marchio Prada, brand al momento in ascesa. Ma il fashion system sa stupire… Dunque, meglio rimanere in attesa.

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