C’è una figura, nel mondo della moda, che agisce spesso lontano dai riflettori ma che ha il potere di determinare successi, tendenze e rivoluzioni estetiche. È il fashion buyer, professionista che ricopre un ruolo fondamentale e decide cosa arriva nei negozi, quali collezioni sopravvivono alla passerella e, in definitiva, cosa diventa desiderabile per il mercato. Una figura strategica, silenziosa e decisiva. Molto prima che l’idea di “curazione” diventasse linguaggio quotidiano nei social media, erano i buyer a esercitare il vero potere curatoriale nella moda. In equilibrio tra intuito creativo e pragmatismo commerciale, tra occhio allenato e sensibilità culturale, i buyer rappresentano il ponte invisibile tra stilisti, brand e pubblico.

IFC Mall - Life&People Magazine

Le origini: quando il buyer era un visionario

La figura del buyer si afferma con forza negli anni ’70 e ’80, quando il prêt-à-porter esplode in tutta Europa e serve qualcuno che trasformi la creatività in proposta vendibile. È in quel momento che nasce una generazione di buyer leggendari, capaci di riconoscere il talento prima degli altri. Tra le figure chiave, impossibile non citare chi ha cambiato per sempre il concetto di selezione: Sarah Andelman, buyer e co-fondatrice dello storico concept store parigino Colette. La sua idea di buying non era solo moda, ma un atto culturale trasversale, dove abiti, arte, musica e design dialogavano in uno spazio fisico unico. Come da lei stessa espresso in più occasioni, il buyer non è solo colui che sceglie cosa vendere, ma colui che costruisce un punto di vista sul presente.

Sarah Andelman - Life&People Magazine

Sarah Andelman

Allo stesso modo, in Asia, Joyce Ma ha reso Lane Crawford a Hong Kong un laboratorio di ricerca globale, lanciando in anticipo designer allora sconosciuti come Ann Demeulemeester o Comme des Garçons. Il suo fiuto era impeccabile, e la sua selezione ha formato una clientela educata, visivamente sofisticata. In Italia, invece, l’arte del buying si sviluppa nei negozi indipendenti di lusso come Antonia a Milano, che ancora oggi rappresenta un tempio dello stile internazionale, dove ogni brand è selezionato per costruire un’armonia estetica coerente e distintiva.

Joyce Ma founder - Life&People Magazine

Joyce Ma

Il buyer oggi: tra numeri, intuizioni e cultura

Oggi, la figura del fashion buyer è diventata multistrato e iper-specializzata. Nei grandi gruppi del lusso – da LVMH a Kering – il buyer opera in sinergia con marketing, retail, merchandising e analisi dati. Il suo ruolo è prevedere cosa funzionerà, dove e in che misura, tenendo conto di KPI, stagionalità e comportamenti d’acquisto. Ma nei multibrand di ricerca, il ruolo resta profondamente legato alla visione culturale e all’identità del punto vendita. Lo sa bene Tiziana Fausti, buyer e fondatrice dell’omonimo concept store di Bergamo, che ha sempre sostenuto come oggi un buyer debba “pensare trasversalmente”: moda, arte, società, antropologia del gusto. Solo con questa complessità si può costruire una proposta autentica, non replicabile.

Tiziana Fausti fashion buyer - Life&People Magazine

Tiziana Fausti

Il buyer diventa così anche un narratore, un ponte tra creativi e consumatori, e in alcuni casi persino uno scopritore di talenti. È colui che entra nei backstage, nei piccoli atelier, che coglie un dettaglio in una pre-collezione che nessun altro aveva notato. Non si limita a seguire i trend: li anticipa e li filtra.

Curare un’identità, non solo un assortimento

Il lavoro del buyer non è accumulare brand, ma comporre un racconto visivo e culturale coerente. Boutique come 10 Corso Como, Dover Street Market o The Webster ne sono l’esempio più evidente: sono spazi dove ogni capo, ogni oggetto, persino ogni scaffale, racconta una visione precisa del mondo. Il buyer è, in questo senso, un architetto dell’esperienza estetica. E anche se oggi l’e-commerce e l’AI stanno cambiando il modo di acquistare, resta cruciale l’occhio umano, capace di percepire l’intangibile: un taglio, un dettaglio, una vibrazione nuova in una collezione.

The Webster store in New York - Life&People Magazine

Il futuro del buyer: tra tecnologia e valori

Cosa ci aspetta nei prossimi anni? Da un lato, il buyer sarà sempre più ibrido tra analisi e ispirazione. L’uso di piattaforme digitali, intelligenza artificiale predittiva e dashboard in tempo reale fa ormai parte della quotidianità. Ma non potrà mai sostituire la capacità sensibile di interpretare i desideri latenti, ciò che ancora non esiste, ma sta per accadere. Dall’altro lato, crescerà il peso della responsabilità etica: selezionare brand che siano trasparenti, inclusivi, sostenibili non sarà più un “plus”, ma una condizione necessaria. Il buyer, in questo scenario, diventa anche garante di scelte consapevoli, filtro critico tra industria e cultura.

Antonia Giacinti fashion buyer - Life&People Magazine

Antonia Giacinti

Chi vede prima, decide per tutti

Il fashion buyer è molto più di un professionista del prodotto: è un traduttore del tempo, un interprete silenzioso che legge i segni prima che diventino tendenze. In un sistema che cambia rapidamente, il suo valore non è nell’adattarsi, ma nel sapere anticipare, nel vedere prima degli altri, nel costruire significati oltre i capi. Perché alla fine, il potere del fashion system non è solo nel creare bellezza, ma nel decidere cosa diventa desiderabile. E chi compie questa scelta — con intuizione, cultura e responsabilità — è, oggi come ieri, il buyer.

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