C’è un’estetica che non urla, ma incanta; una forza femminile che non ha bisogno di esporsi per farsi notare. È la dark femininity, la nuova grammatica visiva della moda che si impone nelle pre-collezioni Primavera/Estate 2025. Misteriosa, elegante, a tratti inquietante, questa tendenza si afferma con presenza silenziosa, fatta di silhouette affilate, cromie cupe e dettagli che sussurrano più di quanto gridino. La donna che abita questo stile non cerca conferme, non desidera piacere: sa chi è, e lo comunica con ogni piega del suo abito.
Il fascino del mistero come linguaggio estetico
La dark femininity non è una rivisitazione gotica né un capriccio passeggero, è una risposta visiva e psicologica al bisogno di profondità in un’epoca sovraesposta. In un mondo che impone visibilità costante e presenza performativa, questa estetica restituisce valore all’enigma, al silenzio, all’ombra. Il nero — protagonista assoluto ma mai banale — si accompagna a tonalità come il bordeaux, il verde malachite, il blu petrolio e il grigio antracite. È una palette notturna, profonda, che accarezza l’inconscio più che i sensi.
Una sensualità trattenuta e consapevole
La sensualità evocata da questa tendenza non è quella canonica, gridata o convenzionale. Al contrario, è fatta di tessuti che nascondono più di quanto rivelino, di tagli netti, di trasparenze trattenute. La dark femininity è lo sguardo glaciale di Catherine Deneuve in The Hunger, l’eleganza contenuta di Isabelle Huppert ne La Pianiste, la tensione affilata di Tilda Swinton in ogni sua interpretazione: è una bellezza che inquieta, che seduce senza compiacere, una donna che non si concede allo sguardo, ma lo domina.
Le passerelle PE 2025: tensione sartoriale e allure intellettuale
Nelle pre-collezioni Primavera Estate 2025, la dark femininity si manifesta attraverso una narrazione estetica sofisticata, in cui il corpo femminile diventa veicolo di potere visivo e significati sommersi. Givenchy costruisce una figura urbana e affilata, dove cappe e tagli asciutti evocano l’intensità delle protagoniste dei noir europei anni Settanta. Khaite invece si muove tra leggerezza e profondità: abiti drappeggiati, tessuti liquidi, palette notturne. Ogni capo è una storia sussurrata. JW Anderson, infine, porta la femminilità in una dimensione quasi concettuale, trasformando il corpo in un’opera scultorea. Non c’è volontà di piacere, ma di dichiarare un’identità estetica precisa e tagliente.
L’Italia risponde con visioni oniriche e densità materica
Anche la moda italiana contribuisce con proposte visionarie e coerenti. Del Core immagina una donna scultorea e onirica al tempo stesso: le sue creazioni sono architetture fluttuanti, impalpabili alla vista ma costruite con rigore. Si nota in questi abiti una tensione tra presenza e sospensione.
Act N°1 esplora invece la fragilità come forza, raccontando il corpo femminile con lingerie destrutturata, strati sovrapposti, veli e organze scure che proteggono e rivelano. Il linguaggio è intimo, poetico, radicale. The Attico, da sempre sinonimo di nightwear sofisticato, evolve verso una nuova sobrietà: linee pure, materiali corposi, dettagli metallici essenziali. La donna che veste questi abiti non cerca attenzioni: le catalizza naturalmente.
Il make-up: armatura invisibile
A completare la visione estetica della dark femininity, c’è il beauty look. Eyeliner grafici, labbra viniliche, incarnati diafani e capelli effetto wet diventano segni distintivi di una femminilità che si esprime attraverso il controllo. Ogni tratto è una dichiarazione: non ho bisogno di apparire per esistere, ma quando scelgo di mostrarmi, lo faccio secondo le mie regole. Il trucco, in questo contesto, non è decorazione: è un linguaggio simbolico, una barriera visiva, un’affermazione.
Un’estetica che viene da lontano
Il successo della dark femininity rievoca radici profonde. Nella fotografia inquieta di Helmut Newton, nei ritratti spezzati di Sarah Moon, nei costumi teatrali di Yohji Yamamoto, ma anche nel cinema europeo, dove la figura femminile spesso è silenziosa e potente, disturbante e irresistibile. Questa tendenza recupera quell’universo visivo e lo rende attuale, contemporaneo, necessario. In un’epoca che chiede di esporsi continuamente, la moda torna a proteggere, a schermare, a costruire uno spazio di libertà interiore.
Una dichiarazione silenziosa
La dark femininity non è solo una tendenza estetica: è un atteggiamento, una postura, una dichiarazione, è il rifiuto dell’ovvio, il valore della profondità, la celebrazione dell’enigma. In un panorama modaiolo spesso gridato, colorato, sovrasaturato, questa corrente riporta l’attenzione sulla potenza della misura, del ritmo lento, del non detto. Forse è proprio questa la sua forza più grande: esistere nell’ombra, lasciando un segno indelebile.