La Paris Fashion Week collezioni donna autunno-inverno 2025/26, ha regalato un affascinante spettacolo di creatività e innovazione, apprezzato da pubblico e addetti ai lavori. Parigi, con il suo inconfondibile charme, continua a rimanere un epicentro della moda, dove gli stilisti italiani abbracciano l’eleganza classica e i designer parigini si spingono verso territori avanguardistici e provocatori, confermando che il mondo del fashion è un linguaggio in continua evoluzione.
Il debutto di Ackermann
La nostra flash review sulla Paris Fashion Week 2025/25 non può che iniziare con il debutto di Haider Ackermann come direttore creativo di Tom Ford, che riesce a fondere il patrimonio stilistico del marchio con la sua visione innovativa. La collezione presenta un eccellente lavoro sartoriale e una palette di colori soft e sensuali che alterna toni fumosi a classici come il grigio e il nero.
I capi, adatti sia per il workwear che per la vita notturna, includono pantaloni a vita bassa, gonne cut-out e giacche abbinate a camicie, richiamando un’estetica androgina. I colori pastello, dai toni delicati ai vivaci gialli zafferano, rendono omaggio a figure iconiche come David Bowie; i look da sera reinterpretano il menswear di Ford in chiave femminile.
Femininities: Prada riflette sulla condizione femminile
La sfilata di Miuccia Prada, dal titolo “Femininities”, trasforma la moda in uno strumento di riflessione sulla condizione femminile contemporanea. Gli abiti, avvolti in toni e texture ricercate, raccontano storie di identità e ambiguità. Le silhouette si modellano al corpo, con vestiti che abbracciano le curve e dettagli di lingerie che emergono da strati trasparenti.
Reggiseni a cono e profonde scollature invitano a una reinterpretazione della sensualità; capi in pelliccia rimarcano un ritorno a un’eleganza senza tempo. Prada celebra la complessità dell’essere donna oggi, in un contesto in cui i confini di genere si sfumano.
Dior: un viaggio nel tempo
Per Dior la moda è un viaggio attraverso il tempo, dove il passato si fonde con il presente. Maria Grazia Chiuri, ispirata dal romanzo “Orlando” di Virginia Woolf, propone una collezione che celebra l’eredità della maison. Gli abiti, con giacche maschili e jabot caratterizzati da ruches, offrono nuove possibilità di interpretazione.
La camicia, simbolo di libertà dai vincoli di genere, si confronta con il lavoro di Gianfranco Ferré, reinterpretata in chiave moderna con bustier e pantaloni maschili. La celebre T-shirt J’adore Dior di John Galliano riemerge in una versione rinnovata, semplice ma arricchita da dettagli che riflettono l’evoluzione stilistica del marchio.
Con Balenciaga, l’ordinario diventa straordinario
Balenciaga ci presenta un palcoscenico dove l’ordinario si trasforma in straordinario. Demna esplora le sfumature della vita moderna, abbandonando la banalità e abbracciando l’autenticità di corpi imperfetti. Il set, avvolto dall’oscurità, crea un’atmosfera in cui il pubblico vive la propria vulnerabilità, mentre i modelli sfilano in abiti che parlano di frustrazione e bellezza. La collezione si snoda tra completi sartoriali che evolvono da impeccabili a trasandati, e trasformano il concetto di eleganza in una critica sociale.
Ogni pezzo è un urlo silenzioso che sfida le aspettative, mentre la rosa rossa con l’etichetta “the standard flower” ci ricorda che la vera essenza è spesso celata dietro facciate costruite. Con la collaborazione con Puma, Demna riporta il casual nel regno della haute couture creando un linguaggio visivo che invita a riflettere su chi siamo e chi vorremmo essere. In questo caleidoscopio di identità, la sfilata diventa un manifesto di una società in continua evoluzione, in cui gli standard, lungi dall’essere definiti, si rivelano per quello che sono: un’illusione.
Il fascino senza tempo di Coco
È un’interpretazione incantevole e audace dell’estetica classica della maison, la sfilata Chanel, che incarna il fascino senza tempo di Coco. Ambientata nel Grand Palais, la collezione presenta una fusione di eleganza e innovazione, e si arricchisce di dettagli che richiamano il mondo delle favole.
Tessuti iconici come il tweed si mescolano a tulle vaporosi, creando un’atmosfera incantata. Il nastro nero, simbolo distintivo del brand, fluttua tra i capelli delle modelle; camelie e perle arricchiscono i look conferendo un tocco di opulenza. La palette di colori varia da tonalità pastello a classici contrasti in bianco e nero, richiamando un viaggio visivo che riflette il crepuscolo e la luce del giorno.
Saint Laurent: un’eredità rivisitata
La Paris Fashion Week si conclude con Saint Laurent, dove la visione di Anthony Vaccarello celebra un’estetica ispirata agli anni ‘80. Spalle ampie e girovita ribassato, definiscono la silhouette con colori vividi e trame animalier che si intrecciano con pizzi sofisticati. L’essenziale prende il sopravvento: tagli netti e costruzioni rigorose eliminano il superfluo, lasciando spazio alla grazia pura. I materiali dialogano in un gioco di contrasti, dal jersey stretch al guipure, avvolgendo la figura femminile in una danza di forme e volumi.
Tra capi iconici come il coat corto e l’abito in pizzo blu Klein, ogni pezzo racconta una storia di eleganza. La sfilata si chiude con una celebrazione di donne forti e affascinanti, applaudite da un pubblico di muse storiche. La voce di Nina Simone accompagna il finale, rendendo omaggio a una maison che continua a incarnare il presente con raffinata semplicità e innegabile charme.
Al centro di un’evoluzione
Ancora una volta, la moda è un potente strumento di espressione culturale e sociale che riflette le sfide e le aspirazioni del nostro tempo, Parigi, come sempre, rimane al centro di questa affascinante evoluzione.