Non è un mistero che la moda abbia invaso spesso i set cinematografici. Quello che, invece, non tutti sanno è che l’haute couture si è fatta pian piano strada nel mondo della Settima Arte al punto da guadagnarsi una posizione tra i filoni filmici più amati. Immaginate un racconto che prende vita attraverso immagini seducenti, musica evocativa e una narrazione che trasporta lo spettatore in un mondo onirico. Non si tratta di una pellicola tradizionale, né una semplice pubblicità: è un fashion film, una forma d’arte visiva che celebra l’essenza della moda attraverso il linguaggio del cinema. Questi cortometraggi, a volte lunghi appena pochi minuti, hanno la capacità straordinaria di raccontare storie, esprimere emozioni e definire l’identità di un brand, trasformando l’atto di guardare in un’esperienza indimenticabile.
Evoluzione del genere: dal XX secolo agli anni ’70
Un vero e proprio genere cinematografico le cui origini risalgono agli inizi del XX secolo, quando i primi video promozionali di moda venivano proiettati nei negozi o durante eventi esclusivi. Tuttavia, è solo dagli anni Settanta, con l’affermarsi della cultura pop, che questa forma espressiva inizia a emergere come qualcosa di più di una semplice strategia pubblicitaria.
Molto si deve all’influenza dei videoclip musicali degli anni Novanta che, con il loro mix di estetica audace e narrazione visiva, hanno poi dato una spinta decisiva al genere. Registi come David Fincher e Jean-Baptiste Mondino hanno creato opere che ispireranno profondamente il linguaggio dei fashion film negli anni a venire. Ma è nel nuovo millennio, con la democratizzazione del digitale e l’esplosione dei social media, che questi cortometraggi trovano il loro spazio ideale, divenendo un fenomeno globale.
I registi che hanno diretto fashion film
Non sono pochi i registi iconici che si sono cimentati con il suddetto genere di pellicola, elevandolo al rango di vera e propria forma d’arte. Nick Knight, ad esempio, è stato un pioniere, poiché ha esplorato nuove modalità di storytelling visivo. Non possiamo dimenticare di citare Baz Luhrmann che, con il suo stile epico e sfarzoso, ha creato per Chanel alcune delle campagne più memorabili, come il celebre film con Nicole Kidman per Chanel N°5. Fra le donne spicca il nome di Sofia Coppola: con la sua estetica minimalista e poetica, ha firmato lavori iconici per Miss Dior Chérie.
Ad unire poi moda e introspezione artistica nel suo Notebook on Cities and Clothes, realizzato in collaborazione con Yohji Yamamoto, è stato Wim Wenders. Tra i titoli più celebrati nell’ambito dei fashion film figurano The Tale of a Fairy di Karl Lagerfeld per Chanel e GucciFest, un progetto visionario curato da Alessandro Michele insieme al regista Gus Van Sant.
Diversi generi all’interno del filone
Declinazioni diverse ed obiettivi specifici, queste le peculiarità del genere filmico che celebra la moda. Alcune pellicole raccontano storie emozionanti, utilizzando una narrazione più tradizionale, come nella serie Women’s Tales di Miu Miu. Altri si concentrano sull’estetica pura, evocando atmosfere oniriche e suggestive senza necessariamente seguire una trama lineare. Ci sono poi i fashion film che adottano un approccio documentaristico, esplorando il dietro le quinte di un atelier o il processo creativo di un designer, come nel caso del celebre Dior and I di Frédéric Tcheng. Infine, i più sperimentali giocano con tecniche innovative, spingendosi oltre i confini del linguaggio visivo convenzionale.
Ruolo dei fashion film nel panorama contemporaneo
Nel panorama contemporaneo, i fashion film non sono semplicemente un mezzo di promozione, bensì rappresentano un crocevia dove moda, arte e cinema si incontrano per dare vita a qualcosa di unico. Grazie alla loro capacità di suscitare emozioni e creare universi immaginifici, hanno trasformato il modo in cui il pubblico vive la moda. Non più semplici consumatori, gli spettatori diventano partecipi di un’esperienza artistica che li invita a sognare, riflettere e, soprattutto, a lasciarsi ispirare. In un’epoca in cui il confine tra intrattenimento e pubblicità è sempre più sottile, i fashion film si impongono come voce autentica, unendo estetica e narrazione in un linguaggio che non smette mai di evolversi, perché la moda si racconta in passerella ma sa anche come bucare lo schermo.