Il cambio di stagione coinvolge anche le passerelle più esclusive del mondo che, puntualmente, si rigenerano e si evolvono, dando all’obiettivo dei fotografi, agli occhi del pubblico e alle penne dei giornalisti di settore nuove interpretazioni della moda mondiale da ammirare, criticare e, talvolta, addirittura disprezzare. I best of della New York Fashion Week è un quadro pittoresco e innovativo, l’incontro perfetto tra grandi firme e designer emergenti, un ideale incrocio (come quelli famosissimi di Manhatthan, sede della kermesse) tra culture, stili e background molto diversi tra loro.
Nessuna conferenza stampa o cerimonia d’apertura: un solo grido, “VOTE“, a dare il via e a scandire i passi della marcia che ha inaugurato la sfilate. Una marcia organizzata dal Council of Fashion Designers of America, afferente alla campagna I am a Voter, promossa in vista delle imminenti elezioni presidenziali negli USA. Nessuna bandiera di partito, tuttavia: si marcia soprattutto in nome della moda, di quel fashion-tainment che sta caratterizzando le sfilate più attese del mondo, fatte non solo di abiti ma anche di scenografie, location da capogiro, messaggi sociali e cocktail bar puntualmente affollati dagli avventori.
Ad aprire le danze Proenza Schouler,
che presenta la collezione Primavera – Estate 2025 in anticipo rispetto al calendario ufficiale, in un loft riaperto dopo vent’anni, per l’occasione, in quel di Tribeca. Lo spazio asettico, con pareti bianche e pavimenti in legno, ha ospitato un profondo cambiamento della maison rispetto alla stagione precedente; una palette di colori variegata, volumi ampi, tagli che mettono in evidenza arti e capi oversize. Svariati completi spezzati ed influenze direttamente dal mondo sportwear, territori largamente inesplorati per Proenza Schouler.
Per Alaïa ed il suo direttore creativo Pieter Mulier un vero e proprio esordio nell’atrio del Guggenheim Museum di New York. La passerella, è la famosissima rampa di scale a spirale firmata Frank Lloyd Wright. Un mix di geometrie e minimalismo per accontentare i palati più esigenti a suon di gonne larghe in chiffon, abiti senza cuciture e sinuose tuniche in maglia metallica. Mulier integra con successo riferimenti allo sportwear americano, mescolandoli sapientemente ad una raffinata estetica couture francese. Ralph Lauren ha scelto invece la cornice di Khalily Stables a Bridgehampton, un vero e proprio “santuario equestre”. Qui sfilano capi ispirati alla bandiera nautica Ralph Lauren, in lino trasparente oppure micro-short all’uncinetto, maglioni a righe, giacche e smoking che sfilavano liberamente tra vari eventi interattivi e fantasiose raffigurazioni equine.
Best of della New York Fashion Week attesi nella settimana della moda
Esperti del settore e analisti economici segnalano da anni la profonda crisi di questa manifestazione. Dai 900 milioni di dollari di indotto del 2015, le revenues hanno subito una brusca frenata, fino a dimezzarsi, dopo il coronavirus. Secondo le stime, nel settore si contano circa 50mila posti di lavoro in meno rispetto ad un decennio fa.
Tra i designer emergenti, si segnalano: Keith Herron di Advisiry, lo stilista 23enne che ha trasformato lo streetwear adolescenziale del brand in una linea più matura e composta; La raffinatezza dell’ex giornalista Patricio Campillo, primo stilista messicano ad arrivare alle fasi finali del prestigiosissimo LVMH prize; Infine, lo stile visionario, immaginifico e fiabesco di Michael Fausto, un mix magico tra mitologia e modernità. La NYFW è da sempre il viatico principale della nuova generazione di haute couture a stelle e strisce, che spesso si diffonde a macchia d’olio nel resto del mondo e ne influenza visioni e tendenze. Tappa obbligata per esperti e appassionati, finalmente in ripresa dopo anni di difficoltà organizzative, a guidare la ripartenza del settore moda nel nuovo millennio, con tutte le sfide (economiche e morali) che la contemporaneità costringe inevitabilmente ad affrontare.