La moda trova sempre nuove strade per esprimersi. Il Ghana, il Kenya ed ora anche il Messico si stanno affermando sempre più nuovi hub per la moda del futuro. Questi tre paesi rappresentano il fulcro di uno degli ambiziosi progetti lanciata da maison Prada, avviato dal 2022 in paesi dove, se le risorse economiche sono poche, quelle invece umane abbondanno. Fashion Expressions: The Stories She Wears è la sigla che da alcuni anni sancisce la stretta collaborazione tra UNFPA (United Nation Population Fund) e il Gruppo Prada, con l’obiettivo di sviluppare risorse nel mondo nella moda all’interno di contesti sociali difficili, formando ragazze provenienti da realtà fatte di povertà estrema e futuro incerto, ma che grazie a Fashion Expressions Prada hanno avuto l’occasione di dare una svolta alla propria condizione svantaggiata.
L’UNFPA e la casa di moda milanese hanno deciso di sostenere queste giovani donne formandole e dando loro la possibilità di collaborare con diversi marchi di moda, sia locali che internazionali, donando loro uno strumento indispensabile per emanciparsi e a sfuggire a un triste destino, quello che le vede condannate a una vita di abusi e sfruttamento sin dalla nascita. Workshop in aziende importanti, stage, spazi dedicati alla creatività e, soprattutto, l’indipendenza e la libertà che solo il lavoro può garantire a ciascuno individuo.
Ne è un chiaro esempio il laboratorio Fashion Expressions
avviato in Messico lo scorso settembre: uno spazio in cui un gruppo di ricamatrici e tessitrici tra i 18 e i 50 anni è scelto per prendere parte a un corso che gli ha fatto acquisire competenze sia tecniche che teoriche nel campo del marketing aziendale di settore. Donne altrimenti abituate a lavorare in piccoli laboratori casalinghi a gestione familiare, vite trascorse a cercare di mandare faticosamente avanti le proprie famiglie vendendo oggetti artigianali nei mercati locali di Querétaro. Ma la loro bravura, la loro capacità da petit main, meritava decisamente qualcosa di più. E se a crederci è un marchio internazionale di successo come Prada, va da sé che questa rinnovata fiducia possa diventare “contagiosa” ed influenzare moltissime altre realtà autoctone. Emmily Naphambo, Deputy Representative dell’UNFPA Ghana Country Office, ha dichiarato in merito al ruolo di Prada nel progetto avvenuto nel loro Paese:
“Le aziende con un nome consolidato, in grado di offrire uno stage, hanno risposto con entusiasmo. La reazione era “Oh mio Dio, se Prada crede in queste ragazze, perché non dovremmo farlo noi ghanesi? Hanno aperto gli occhi, e ora i fashion brand locali vogliono fare di più per loro”.
La realtà di grandi metropoli come Città del Messico o Accra, in Nigeria, è assai complessa
Una giovane in cerca di opportunità può ritrovarsi al Makola Market, un affollatissimo “centro commerciale” dove le donne spesso ricoprono il ruolo di facchine assunte dai clienti per trasportare i loro acquisti, tenendoli in equilibrio sulla testa, disposti in cesti, un lavoro duro che le espone a varie forme di sfruttamento.
Secondo i promotori di questa illuminata iniziativa, dunque, la moda non deve diventare un terreno fertile per i prepotenti, un canale per acuire le disparità sociali e la schiavitù moderna, come purtroppo spesso avviene a certe latutidini. Al contrario: attraverso progetti come Fashion Expressions Prada, l’hautre couture diventa una occasione di slancio, un’ancora di salvezza lanciata in un mare mosso e pronto ad inghiottirti. Uno strumento di emancipazione fondamentale, soprattutto per le categorie più deboli, come le donne che nascono in questi contesti sciagurati, la cui condizione di vita ci costringe a una profonda riflessione su noi stessi e sul mondo che ci circonda, sull’industria della moda e sulle derive più becere che purtroppo sovente va a prendere il capitalismo sfrenato.