Il 29 aprile di 116 anni fa nasceva una delle personalità economiche più influenti della nostra recente storia, chi era Enrico Mattei? Partigiano, politico, imprenditore di successo, eroe della resistenza e fondatore dell’ENI, il manager ha costruito un vero e proprio impero economico sfidando le “sette sorelle” (termine da lui coniato) per poi perdere la vita tragicamente (e misteriosamente) soltanto all’età di 56 anni a seguito di un terribile incidente aereo. Oggi ripercorriamo il suo percorso.
Enrico Mattei: i primi passi di una mente rivoluzionaria
Mattei nasce ad Acqualagna (Pesaro) il 29 aprile del 1906. Nel 1919 il padre Antonio, brigadiere, è promosso maresciallo, trasferendosi dunque con tutta la famiglia a Matelica, piccolo centro in provincia di Macerata. Qui il giovane Enrico si iscrive alla scuola tecnica superiore. Disturbato dalle ristrettezze economiche del nucleo famigliare e dall’eccessiva rigidità del padre, cerca già da adolescente un’indipendenza economica, prima lavorando come verniciatore di letti di metallo e poi, dal 1923, come garzone presso la conceria Fiore.
L’ascesa e la crisi economica
Proprio in conceria Fiore l’ascesa di Mattei sarà decisamente rapida: da garzone diventerà operaio, poi aiutante chimico e poi, appena ventenne, direttore del laboratorio. Per via di questa escalation nel 1926 riesce a regalare alla madre un negozio di stoffe. Ma lo spettro della crisi economica si fa sempre più minacciosa, portando poi nel 1929 alla chiusura della conceria, fattore che spinge il giovane Enrico a spostarsi a Milano, dove apre un laboratorio di oli emulsionanti per l’industria tessile conciaria insieme al fratello e alla sorella. L’ambizione lo porterà inoltre a fondare nel 1934 l’industria Chimica Lombarda in uno stabilimento nella periferia milanese. Due anni dopo sposa la viennese Greta Paulas, inaugurando gli studi all’Università Cattolica.
L’ingresso in politica, la svolta nella storia
Durante il secondo conflitto bellico Mondiale Mattei partecipa da partigiano alla resistenza tra i “guelfi”, (ovvero coloro che fanno riferimento all’area politica cattolica), sfoggiando un’ottima capacità diplomatica. Nel 1943 incontra quindi Giuseppe Spataro, personalità di spicco della Democrazia Cristiana, grazie al quale entra in contatto con i circoli antifascisti meneghini. Il 25 luglio di quello stesso anno, insieme all’economista della Cattolica Marcello Boldrini, il nostro va in spedizione sulle montagne delle zone di Matelica. Rientrato alla base, proprio per quelle capacità oratorie e organizzative, la Democrazia Cristiana lo nomina Comandante del Corpo Volontario Della Libertà.
L’incarico in AGIP e la fondazione dell’ENI
Appena tre giorni dopo la liberazione dal fascismo, dunque il 28 aprile del 1945, Mattei è nominato da Cesare Merzagora commissario liquidatore dell’AGIP, l’ente statale per l’estrazione e distribuzione dei petroli. Con una grande e coraggiosa presa di posizione il nostro decide però di non rispettare il compito preposto per garantire al Paese appena liberato un’impresa energica Nazionale, autonoma e sostenibile ai fini dello sviluppo, magari anche con prezzi inferiori a quelli della concorrenza estera. Per questo motivo il politico decide di raddoppiare la perforazione dei pozzi, utilizzare in modo più oculato la ricerca mineraria nella Val Padana, selezionare i profili idonei all’interno del Governo e dei partiti al fine di realizzare l’ennesima progetto ambizioso partorito dalla sua mente. Ci riuscirà nel 1953 quando, a seguito di una discussione cominciata nel 1947, verrà istituita l’ENI, l’ente Nazionale Idrocarburi.
La politica economica di Mattei
Di fatto la strategia di Mattei entra in conflitto con la volontà dei trust Mondiali, denominati non a caso dal manager stesso “Le sette sorelle” ( Exxon, Shell, British Petroleum, Mobil, Chevron, Gulf e Texac), cinque delle quali statunitensi. Nel primissimo dopoguerra l’America occupa tra l’altro il suolo italiano, avendo effettivamente grande voce in capitolo anche sul versante economico. Mattei mostra dunque pugno duro contro quel tipo di politica, per lui più favorevole agli interessi degli alleati rispetto a quello degli italiani.
La capacità comunicativa di Mattei torna utile proprio nei primi anni di vita di ENI, dove costruisce una fitta rete di collaboratori su scala internazionale, sostenendo da principio lo spirito di frontiera e l’importanza della diversità culturali. Attentissimo alle esigenze dei propri dipendenti, il manager è ricordato anche proprio per la cura della qualità della vita, motivo che l’ha spinto a costruire per i propri lavoratori dei quartieri abitativi immersi nel verde e dotati di ogni comfort.
La misteriosa scomparsa
La storia di Enrico Mattei si interruppe bruscamente. Il 27 ottobre 1962, dunque appena nove anni dopo la fondazione dell’ENI, il suo volo privato, partito da Catania e diretto a Linate, precipita in provincia di Pavia, a Bascapè, non lasciando scampo né all’imprenditore né tantomeno al pilota Irnerio Bertuzzi e al giornalista statunitense William McHale. Una morte che è ancora oggi avvolta nel mistero. Secondo una tesi accreditata infatti sembra che dietro l’incidente ci sia dietro la mano della mafia.
In un libro scritto a quattro mani con Sandro Ruotolo, Michele Santoro riporta non a caso le parole esemplificative del collaboratore di giustizia Maurizio Avola: «A mettere la bomba sull’aereo di Mattei– si legge – sono stati i mafiosi Francesco Mangion e Nitto Santapaola, per incarico di Giuseppe Calderone su richiesta di Cosa Nostra americana». Sull’incidente di Mattei vengono istituite due indagini: la prima, condotta dal 1962 al 1966, esclude qualsiasi pista politico-mafiosa. Il PM dell’epoca, Edoardo Santachiara sostenne infatti la tesi dell’avaria tecnica, avallando addirittura l’ipotesi di un errore umano da parte del pilota.
Un secondo fascicolo fu aperto ventotto fa, dal 1994 al 2004, dopo le rivelazioni di alcuni pentiti di mafia di enorme rilievo come Tommaso Buscetta e Gaetano Janni. Ma malgrado 5000 pagine raccolte in tredici faldoni, l’indagine fu archiviata. Una cosa però balza all’occhio, a prescindere dalla verità: il successore Eugenio Cefis, chiamato a sostituire Mattei dopo la morte, mutò in un lasso di tempo molto breve tutto l’asset strategico dell’ENI, trasformandolo in un singolo ente di raffinazione, fornito proprio dalle “sette sorelle”.
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