Carmen Consoli
torna sulle scene discografiche con un nuovo album, “Eco di sirene”
Doppio disco e live, per Carmen Consoli al Forum Music Village di Roma,
lo storico studio di registrazione fondato da Bacalov, Trovajoli, Morricone e Piccioni. Studio che ha visto nascere le più importanti colonne sonore di tutti i tempi.
“Volevo vedere i miei pezzi sotto una nuova luce”, ha detto Carmen Consoli, poi volevo esprimere una mia piccola passione: scrivere per una orchestra.
Così ho formato una piccola orchestra da camera – insieme a lei, Claudia Della Gatta al violoncello e Emilia Belfiore al violino – con cui ho riarrangiato i miei vecchi pezzi, con l’intenzione poi di proporli dal vivo.
Non essendo un progetto veramente “in linea con i tempi”, l’idea iniziale era quella di fare solo nove concerti.
Man mano che il tour proseguiva, ci siamo accorti che il pubblico reagiva con entusiasmo e così i concerti da nove sono diventati oltre sessanta, con tanto di date all’estero”.
I pezzi sono in tutto ventidue: venti del repertorio storico della “cantantessa” e i due inediti “Uomini topo” (di cui è stato pubblicato anche il video) e “Tano”
Quest’ultima canzone è stata scritta pensando alla tradizione sicialiana, rivisitata però in chiave moderna: “Racconto la storia dell’uomo Tano”, i cui comportamenti sono continuamente giustificati dalle donne della sua vita – la madre, la nonna, la moglie – perché lui è “masculo”.
Mi sono chiesta cosa accadrebbe se sua moglie gli confessasse di essersi innamorata di un principe che l’ha risvegliata con una semplice carezza.
Probabilmente la ucciderebbe. Non dobbiamo dimenticare che fino a qualche tempo fa era previsto l’omicidio per adulterio. Ora no, però la situazione non è cambiata. Anzi, spesso gli uomini, oltre alla moglie, uccidono anche i figli”.
Infine, qualche riferimento ai suoni utilizzati nel disco: “Abbiamo registrato in analogico, in presa diretta su nastri che ci siamo fatti mandare dalla Germania
Nastri su cui non potevamo intervenire, quindi nel risultato complessivo si sentono anche alcune imperfezioni, che noi chiamiamo “licenze poetiche”.
È un lavoro da piccola orchestra ma, in parte, anche punk. Per me significa libertà: sentirmi libera di dire quello che penso e non quello che gli altri vogliono che io dica”.
Lorenzo Tiezzi