Se pensavate che il grigio fosse il colore della noia, preparatevi a cambiare idea! La sfilata moda uomo Dolce & Gabbana Autunno Inverno 2025-2026 scuote le passerelle milanesi, trasformando il colore più sottovalutato del guardaroba in un vero e proprio manifesto di ribellione stilistica. La maison italiana gioca a carte scoperte – pardon, grigie – riscrivendo le regole del gioco con una collezione che fa un cenno al dandy di un tempo mentre guarda al futuro dello streetwear.
Immaginate un matrimonio impossibile: un nonno elegantissimo che fa breakdance con un rapper di TikTok. Ecco, questa è l’essenza della collezione ma niente paura: il terremoto stilistico è orchestrato con la precisione di un direttore d’orchestra un po’ folle… ma geniale. Così, mentre il front row trattiene il respiro, tra influencer con lo smartphone in tilt per i troppi scatti e critici fashion con la mascella a terra, Domenico e Stefano dimostrano ancora una volta che quando si tratta di sovvertire le aspettative, loro hanno il potere di disturbatori seriali del buon gusto tradizionale.
Sfilata moda uomo Dolce e Gabbana: il ritorno del dandy felino
Chi ha mai detto che i leopardi non possano essere eleganti? E chi ha osato affermare che non possano diventare i nuovi guru dello streetwear? D&G fa esplodere una bomba felina sulla passerella milanese, trasformando il classico motivo animalier in manifesto di coolness urbana che farebbe invidia persino ai leoni di Piazza San Marco. Non più relegato al guardaroba delle dive da café society, il motivo leopardato si mescola con silhouette oversized e tessuti così lussuosi da far sembrare la seta grezza un tessuto da mercatino.
Il risultato?
Un affascinante ibrido tra street style e haute couture che rende il guardaroba di Anna Wintour quasi… noioso. I lunghi cappotti maculati, così lunghi da poter nascondere un intero safari, si alternano a pellicce sintetiche color caramello che sembrano rubate dal camerino di Mick Jagger nel ’75. Le proporzioni XXL suggeriscono un’allure da rockstar che ha conseguito un master in Dandysmo all’università della strada. È come se Keith Richards avesse deciso di fare shopping nel guardaroba di Oscar Wilde, dopo aver sorseggiato tre Martini con David Bowie.
50 sfumature di grigio… (ma non è quello che pensate)
Il grigio, colore emblematico dell’inverno milanese e dell’essenza di ogni commercialista, viene catapultato in un universo parallelo dove noia e monotonia sono bandite per decreto fashion. Dimenticate il grigio topo d’ufficio ed esplorate una galassia di texture e sfumature che farebbero impallidire qualsiasi pantone. Dal fumo di Londra al perla di Dubai, dal tweed scozzese che grida “old money” al flanella che sussurra “new cool”: ogni tonalità crea un effetto così ipnotico che persino i fashion editor in prima fila hanno dimenticato di controllare Instagram per più di tre minuti (un record!). I completi oversize in tweed grigio, abbinati a berretti da newsboy e occhiali così intellettuali da far sembrare Einstein un influencer, ridefiniscono il concetto di sprezzatura moderna, suggerendo l’immagine di un professore di Oxford che ha deciso di intraprendere la carriera di modello dopo una notte di follie al Berghain di Berlino.
La rivoluzione del black tie
Se pensavate che lo smoking fosse intoccabile, preparatevi a un colpo di stato sartoriale. Il dress code da sera subisce una metamorfosi così radicale che persino Kafka avrebbe applaudito. Lo smoking tradizionale viene destrutturato, reinventato e ribaltato come una frittata di haute couture. Revers oversize così grandi da poter ospitare una piccola colonia di pinguini si uniscono a decorazioni gioiello che farebbero sentire sobria Elizabeth Taylor. Le camicie bianche tradizionali? Sostituite da dolcevita neri più seducenti di un tango a mezzanotte o da canotte così sensuali da far arrossire un calendario Pirelli. È James Bond, stavolta, che decide di frequentare i rave underground, mantenendo però quel suo fascino da “shaken, not stirred”. Le spille gioiello non sono semplici accessori, ma manifestazioni di teatralità così italiane che potrebbero recitare alla “Scala”.
L’arte del layer(ing)
Un gioco di sovrapposizioni più virtuoso di una partita di scacchi tra campioni mondiali. Maglioni chunky così spessi da poter essere usati come coperte di emergenza si nascondono sotto cappotti talmente eleganti da far sembrare Buckingham Palace una casetta delle bambole. I gilet oversize dialogano con pantaloni dal fit rilassato, come in un simposio platonico della moda. Ogni strato racconta una storia diversa, come se un algoritmo della moda avesse mescolato il guardaroba di un banchiere della City con quello di uno skater di Brooklyn dopo una maratona di Netflix. Il risultato? Ecco servito il nuovo codice di abbigliamento urbano, dove l’eleganza formale incontra il comfort contemporaneo in un tango appassionato di stile.
