Da tempo assistiamo a una vera e propria rivoluzione nel mondo della moda, determinata dal fast fashion, che ha reso stili e tendenze accessibili a un pubblico ampio. Brand come Zara, H&M, Forever 21, hanno reso il mercato accessibile ad un numero indistinto di persone, consentendo a chiunque di acquistare senza dover spendere cifre da capogiro. Sebbene ciò rappresenti un vantaggio, è giusto che si sappia che si celano lati oscuri non indifferenti, che meritano senz’altro di essere esaminati con attenzione. Anche alcuni stilisti hanno scelto di diventare designer fast fashion, avvicinandosi ai marchi già orientati a questo modo di fare moda.

Designere fast fashion - Alexander Wang - Life&People Magazine

Designer fast fashion: stili e collaborazioni

Negli ultimi decenni, la fast fashion ha influenzato notevolmente il mondo della moda, ispirando designer di fama mondiale. Alexander Wang ne ha catturato l’essenza con la sua estetica urbana e minimalista e ha reso accessibile il suo stile collaborando con brand come H&M. Simone Rocha ha creato capsule collection per H&M che hanno reso il suo design romantico e audace, riconoscibile a livello globale. Balenciaga, sotto la direzione di Demna Gvasalia, ha innovato il concetto di fast fashion incorporandovi elementi di cultura pop e moda di strada. Virgil Abloh, fondatore di Off-White e direttore di Louis Vuitton, ha unito streetwear e riferimenti culturali, collaborando con marchi di fast fashion e promuovendo il suo brand attraverso i social media. Stella McCartney, conosciuta per il suo impegno nei confronti della sostenibilità, ha tuttavia dimostrato che la moda responsabile e i prezzi contenuti possono coesistere.

Designer fast fashion vestito blu - Life&People Magazine

I nuovi attori del fast fashion

Il fast fashion, dunque, cresce in modo esponenziale, trainato da prezzi accessibili e design che richiama quello dei brand del lusso. Questa tendenza ha trovato terreno fertile anche a causa della ridotta capacità di acquisto dei consumatori, che l’ha portata a sostituire il tradizionale prêt-à-porter. Non si può però non evidenziare come dietro a questa facciata di moda accessibile si nascondano gravi problematiche che spaziano dalle condizioni di lavoro inaccettabili, all’inquinamento e agli scarti insostenibili. A complicare ulteriormente il panorama del fast fashion si aggiunge l’ingresso di nuovi attori globali. Fra questi, Temu e Pinduodo, che offrono capi d’abbigliamento a prezzi stracciati direttamente dalla Cina, e Shein, altro brand cinese che punta a raggiungere 150 milioni di utenti.

Designer fast fashion - Shein - Life&People Magazine

Shein, in particolare, ha la capacità di produrre fino a seimila capi al giorno e prevede di espandere la propria clientela a oltre 260 milioni di consumatori entro il 2025. Tuttavia, nonostante il dominio del fast fashion, emerge una nota positiva: in Europa, una piattaforma lituana, dedicata all’abbigliamento second-hand, si posiziona tra le app di moda più scaricate, suggerendo una crescente sensibilità verso un consumo più sostenibile.

Designer fast fashion - cellulare - Life&People Magazine

Democratizzazione della moda: pro e contro

Il fast fashion offre, dunque, la possibilità di acquistare capi trendy a prezzi abbordabili. Ne consegue un ciclo di consumo frenetico, spesso compulsivo. Il rapido susseguirsi delle collezioni, infatti, spinge molte persone a comprare più del necessario. Ma – come già sottolineato – la brillante superficie della moda accessibile, nasconde aspetti molto preoccupanti. L’impatto ambientale del fast fashion è allarmante: la produzione di massa e i rifiuti tessili contribuiscono a un inquinamento senza precedenti e le condizioni di lavoro nelle fabbriche che producono capi destinati al fast fashion sono spesso terribili. Molti lavoratori, soprattutto nei paesi in via di sviluppo, subiscono un vero e proprio sfruttamento, mancanza di diritti e salari bassi. Il fast fashion alimenta anche una cultura “usa e getta”, dove l’acquisto frequente e lo scarto rapido dei vestiti sono la norma. Questo ciclo insostenibile favorisce una superficialità nella moda, dove il prezzo conta più della qualità. L’abbondanza delle scelte, inoltre, può anche deteminare una perdita di unicità e a una cultura più omogenea.

Cosa fare per cambiare rotta?

È facile cadere nella trappola del consumo compulsivo, spinti dalla tentazione di acquistare capi a prezzi stracciati. Ma prima di farlo, dovremmo riflettere, dobbiamo porci delle domande. La chiave per un futuro sostenibile nella moda sta nella nostra capacità di fare scelte consapevoli. Investire in capi di qualità, sostenere marchi etici e abbracciare il concetto di moda circolare sono passi fondamentali verso una moda più responsabile. Diventa essenziale trovare un equilibrio tra accessibilità e sostenibilità. Immaginiamo un futuro in cui creatività e sostenibilità camminino di pari passo, dove l’innovazione rispetti l’ambiente e le persone. Potremmo assistere a una crescita delle iniziative di moda circolare, in cui i vestiti vengono riparati, riutilizzati e riciclati, piuttosto che gettati via. Dobbiamo domandarci come possiamo promuovere una moda che non solo ci permetta di esprimere la nostra identità, ma che rispetti anche il nostro pianeta e le vite delle persone. Con scelte consapevoli e un impegno verso la sostenibilità, possiamo sperare in un futuro in cui la moda celebri la diversità e la responsabilità.

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