Quanto è centrale Google nelle nostre vite? E quanto lo è quando si tratta di moda ed esperienza d’acquisto? Negli ultimi vent’anni l’azienda di Mountain View ha rivoluzionato il modo in cui i consumatori interagiscono con i brand di moda (e viceversa), sviluppando e perfezionando l’intera esperienza dello shopping. Come? Attraverso l’integrazione di strumenti nei suoi motori di ricerca, quali Google Shopping. Grazie alla ricerca eseguita tramite parola chiave (Keywords), gli utenti trovano la selezione di prodotti che intendono acquistare a portata di click. Basta digitare, ad esempio, “cappotto cammello” per avere accesso ad una vasta gamma di opzioni. 

Le aziende possono promuovere e vendere i loro prodotti raggiungendo l’audience desiderata

Per ottimizzare questo processo, Google ha introdotto anche Google Shopping Graph, strumento che consente alle aziende di moda di offrire risultati sempre più rilevanti, con confronti di prezzo e informazioni aggiornate sulla disponibilità. Ma non è tutto: se nel 2001 Google era in qualche modo, indotto a sviluppare Google Images, – il motore di ricerca per immagini – per rispondere alla domanda esorbitante delle foto cercate del Jungle Dress firmato Versace, e indossato da Jennifer Lopez (in occasione dei Grammy Awards nel febbraio 2000, ndr); nel 2017 viene introdotto Google Lens, un sistema di riconoscimento visivo, che grazie all’intelligenza artificiale identifica i capi nelle foto e indirizza gli utenti verso l’e-commerce per l’acquisto di capi simili. Google ha, inoltre, investito nella realtà aumentata per il settore moda. Tramite il suo ARCore, i brand offrono l’esperienza di prova virtuale dei capi. Lo scopo? Migliorare la customer experience, e soprattutto ridurre l’impatto che i resi hanno sull’ambiente.

rapporto moda e google - Life&People Magazine

Analisi delle tendenze di stile

Come riesce Google ad essere aggiornato sempre sulle nuove tendenze? Grazie a Google Trends. Questo strumento monitora l’evoluzione delle preferenze dei consumatori: dai picchi stagionali di determinati capi alla popolarità crescente di alcune parole chiave. Per quanto riguarda la moda, nell’ultimo mese le ricerche degli utenti si sono concentrate sulla sfilata evento di Giorgio Armani a New York. Grande assente alla Milano Fashion Week, ha presentato la sua collezione Primavera-Estate 2025In Viaggio” nella Grande Mela, destando così – secondo Google – grande curiosità. Gli utenti hanno cercato anche notizie relative alla sfilata di Victoria’s Secret, un ritorno sulle scene (non senza polemiche) dopo sei anni. Ma qual’è la domanda più frequente posta oggi a Google? E’: “Come mi vesto?”. Tra le occasioni più cercate, spiccano il Carnevale, seguito da cerimonie ed eventi. 

Google e moda: non solo acquisto

Il digital marketing insegna che l’esperienza d’acquisto deve essere accompagnata, o meglio preceduta, dalla diffusione della “consapevolezza” (spreading awareness, ndr.). Ebbene, Google ha pensato anche a questo, raccontando la storia della moda, di grandi stilisti e fotografi, e di capi iconici come il tubino nero e i jeans, attraverso We Wear Culture. Un archivio disponibile sulla piattaforma Google Arts & Culture, nato per raccontare la moda e la sua evoluzione attraverso i cambiamenti sociali, artistici, culturali, politici ed economici. Oltre 400 le mostre digitali, 30.000 foto, video e documenti, 4 esperienze di realtà virtuale relative ad alcuni dei pezzi più iconici della storia della moda e l’accesso al backstage di 40 musei attraverso Google Street View.

Intelligenza artificale e moda - Life&People Magazine

Tecnologia ed esperienza d’acquisto

Google ha  trasformato profondamente il modo in cui viviamo integrando alla tecnologia un’esperienza di acquisto sempre più personalizzata. Capace di anticipare le nuove tendenze, carpire e analizzare i gusti degli utenti, è il primo motore di ricerca vero e proprio alleato dell’industria moda e del consumatore. Perché se da un lato Google facilita l’esperienza d’acquisto, dall’altro induce costantemente ad acquistare. Questo rapporto complesso tra moda e tecnologia invita a riflettere su quanto effettivamente le nostre preferenze siano autonome e quanto siano invece frutto di algoritmi che percepiscono già cosa desideriamo ancor prima che digitiamo la ricerca.

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