Un insieme di linguaggi che, mettendo in condivisione i propri stilemi e ispirazioni, contribuiscono a dare vita a una comunicazione che respira universalità. Lo stesso messaggio, capace di attraversare lo spazio e il tempo, è reso possibile dall’arte della contaminazione, quel dialogo tra istanze dissimili che trovano, nell’esaltazione della loro distanza, un punto di incontro. Proprio in virtù del fascino che le arti esercitano tra loro si è instaurato, nel tempo, un gioco di compenetrazioni e reciproche influenze tra serie tv e moda, tali da instaurare non solo un legame indissolubile ma di ispirare un ritratto inedito di uno specifico momento storico, da restituire come testimonianza ai posteri.
Serie tv e moda: un dialogo tra le arti
A partire dai fiduciosi e linfatici anni Cinquanta, passando per gli effervescenti Ottanta fino a giungere alla complessità odierna, le serie tv hanno sempre rappresentato una testimonianza palpabile dei mutamenti dell’industria dell’intrattenimento, ma soprattutto dei sogni e desideri di quel pubblico che ha imparato a guardare il mondo anche con gli occhi della serialità. In virtù del legame che, nel tempo, il cinema ha consolidato con la moda, esso ha saputo sopravvivere al passaggio alla serialità, la quale ne ha esaltato la capacità di influenzare i gusti del pubblico.
Di fatto, oggi più di ieri – complice la massiccia monopolizzazione delle serie tv nell’offerta di intrattenimento, operata dalle piattaforme streaming – si è instaurato un rapporto dialettico tra il mondo reale e quello finzionale dei prodotti seriali, in un meccanismo di reciproche influenze dovuto all’estensione dei racconti che, grazie alle attività paratestuali (social, meme), sono in grado di eludere le barriere fisiche dello schermo. Pertanto la moda e i costumi diventano rilevanti non solo ai fini del confezionamento della narrazione, ma rappresentano anche una chiave interpretativa che permette di costruire un livello ulteriore che introduce il pubblico nel periodo storico e culturale evocato. Tuttavia il contributo dei social ha evidenziato un’attenzione privilegiata per le estetiche caratterizzanti – come accaduto per i costumi di Squid Game -, così da inaugurare un nuovo capitolo del legame tra moda e serie tv.
L’apripista I Love Lucy
Ad inaugurare la saga di personaggi che sono divenuti anche icone di stile è stata Lucille Ball con la fortunata situation comedy statunitense del 1951, I Love Lucy – conosciuta in Italia come Lucy e io –, in cui l’attrice interpretava una casalinga dalla personalità travolgente, alle prese con la quotidianità insieme al marito Ricky, musicista in un locale di New York. Oltre all’eclettico carattere, Lucy ha saputo colpire il pubblico grazie allo stile portato sul piccolo schermo: il guardaroba vivace caratterizzato da ballerine e jeans con risvolto ha incarnato l’estetica pop della classe media americana negli anni Cinquanta.
Uno stile unico, quello di Lucille Ball, il cui fascino è arrivato fino ai giorni nostri: nel 2021, infatti, lo stile dell’attrice nella serie è stato celebrato nel film prodotto da Amazon, Being the Ricardos, con Nicole Kidman che ha vestito i panni dell’intramontabile Lucy. La pellicola ha riportato alla luce l’eredità di questa icona, mostrando come la moda di quel periodo continui a ispirare le nuove generazioni.
L’iconica giacca in pelle di Fozie in Happy Days
Se le serie degli anni Cinquanta hanno aperto le porte a un timido approccio alla coolness dei personaggi coinvolti, la consacrazione è arrivata soltanto il 15 gennaio 1974, quando è stato trasmesso il primo episodio di Happy Days. Il telefilm – come venivano definiti i contenuti prima dell’avvento del sostantivo “serie” – ha avuto un successo senza precedenti, regalando al pubblico un ritratto nostalgico della vita e dello stile anni Cinquanta incarnato dall’iconico Arthur “Fonzie” Fonzarelli (interpretato da Henry Winkler). Complice l’attitude scanzonata da uomo tutto d’un pezzo, il personaggio di Winkler è stato iscritto nella storia anche grazie all’inconfondibile stile: la giacca di pelle che era solito indossare è divenuta un capo iconico degli anni Sessanta, influenzando un’intera generazione.
In periodo segnato dalla profonda crisi petrolifera e da grande incertezza dovuta alle proteste, Happy Days ha celebrato un’estetica giovanile che ha rappresentato un sospiro di spensierata libertà, ispirando il guardaroba dei giovani degli anni Settanta, ma diventando soprattutto un mito che sopravvive ancora oggi in cui si riscopre l’anima del vintage.
Friends, la serie simbolo degli anni Novanta
La presa di consapevolezza dell’influenza estetica delle serie tv sul pubblico ha raggiunto il suo apice con Friends, la sitcom simbolo degli anni Novanta. Debuttata nel 1994 sulla NBC, la serie ha inaugurato un linguaggio tutto nuovo, passando attraverso personaggi fortemente caratterizzati e riconoscibili (ognuno incarnava un cliché), grazie alla manifestazione di uno stile personale. Tra tutti e sei i protagonisti, a influenzare maggiormente lo stile anni Novanta è stata Rachel Green, la yuppi appassionata di moda interpretata da Jennifer Aniston.
L’album di look sfoggiati nella sitcom l’hanno eletta un’icona della moda anni ’90: slip dress, top corti, salopette in jeans, lupetti senza maniche e minigonne, il guardaroba di Rachel è stato fonte d’ispirazione non solo per l’epoca, ma continua ad esserlo ancora oggi, in cui la riscoperta del passato inizia proprio dal piacere dei capi. Di fatto, lo stile brunch di Rachel Green/Jennifer Aniston – tornato in auge da quanto Friends è sbarcata su Netflix durante il lockdown – continua ad essere d’ispirazione per look casual dal sapore nostalgico, ricercato e intramontabile.
Carrie Bradshaw e l’ingresso dei brand in tv
A partire da Friends è stato evidente che il mondo della serialità era entrato ufficialmente una nuova era, caratterizzata soprattutto dall’avvento della cable tv, la cui esclusività ha permesso di osare maggiormente al fine di delineare nuovi linguaggi. A incarnare la nuova libertà creativa di HBO, nei primi anni Duemila, è stata Sex and the City, la serie che ha consacrato Sarah Jessica Parker non solo come attrice, ma come icona di stile, donando una centralità inedita ai costumi.
Con i suoi outfit audaci firmati Vivienne Westwood, Fendi, Saint Laurent – dall’abito a tutù al newspaper dress di Dior -, la giornalista appassionata di moda Carrie Bradshaw ha investito gli abiti di un nuovo ruolo: non solo semplici costumi, ma strumenti per veicolare messaggi e manifestare un’idea di donna all’avanguardia. Oltre ad aver elevato il concetto di stile, grazie al mix di Haute Couture e accessori eccentrici, Sex and the City ha il merito di aver aperto le porte del piccolo schermo alle maison di moda: se la protagonista ha reso celebri alcuni pezzi d’archivio di brand come Prada e Dior, tuttavia ha consacrato il marchio di scarpe Manolo Blahnik.
Nella serie, Carrie ha una passione viscerale per le scarpe – che preferisce a qualsiasi altra tipologia di sostentamento -, per cui è disposta a pagare qualsiasi cifra; di fatto, Manolo Blahnik ha guadagnato una centralità tale da diventare quasi un personaggio a sé, trasformando l’accessorio femminile in un simbolo di potere e libertà. Inoltre lo status di icona di stile di Carrie Bradshaw continua a influenzare anche le generazioni contemporanee, grazie anche al revival della serie, And Just Like That, che ha riportato sul grande schermo il sopraffino gusto per la moda, diviso tra vintage e nostalgia.
Moda e serie tv oggi: da Emily in Paris a Mercoledì
Il caso di Sex and the City ha fatto scuola, regalando ai posteri alcune linee guida per rendere la moda centrale nel racconto seriale, investendola di un senso che si eleva al di sopra della bidimensionalità degli abiti. Un abecedario che il creatore della serie con Sarah Jessica Parker, Darren Star, ha adattato alla contemporaneità per dare vita ad uno dei fenomeni seriali degli ultimi anni: Emily in Paris. Di fatto, la protagonista Emily Cooper rappresenta una versione aggiornata di Carrie Bradshaw, con cui condivide la passione per la moda: la giovane social media manager, infatti, indossa total look delle maison più celebri, ispirando un modello di donna a cui piace giocare con le istanze del fashion.
A fare da contraltare a Emily in Paris, che ha rispolverato il piacere di una moda patinata e raffinata – vicina alle istanze dominanti nella capitale francese -, è la serie horror firmata da Tim Burton su Mercoledì Addams (interpretata da Jenna Ortega). La serie Netflix ha contribuito al ritorno dell’estetica goth, grazie ai look sfoggiati dalla protagonista, firmati Thom Browne, che hanno riportato in auge l’austerità del gotico declinato in abiti in tulle nero, mocassini in pelle e beauty look che giocano sui chiaro-scuri. Una tendenza che ha evaso i confini del piccolo schermo per influenzare le nuove generazioni, perpetuamente alla ricerca di stimoli creativi nuovi. Nonostante il cambiamento sia endemico al trascorrere del tempo, il legame tra moda e serie tv ha saputo consolidarsi, dimostrandosi sensibile ad intercettare le istanze provenienti da entrambi i mondi sublimandole in un’esplosione creativa.