Renato Zero non è solo un artista: è un simbolo di libertà espressiva che ha segnato la storia della musica italiana. Fautore della propria rivoluzione culturale, in un’epoca in cui il nostro paese era ancora profondamente cattolico e conservatore, il cantautore romano ha sfidato pregiudizi e abbattuto barriere, fondendo musica, istrionismo teatrale e una certa baldanzosità, uno stile unico e inimitabile distinto da una fortissima volontà provocatoria. La carriera di Renato Zero si è contraddistinta di una forte estetica glam, il suo spirito ribelle e il suo talento camaleontico lo hanno reso non solo un fenomeno discografico di successo, ma anche un punto di riferimento sociale.
A 74 anni, Renato Zero continua a cavalcare la sua leggenda e lo fa con quella stessa forza che l’ha portato ad attraversare sei decenni di storia della musica senza mai perdere il contatto con il suo pubblico. Quest’anno, per la prima volta, ha deciso di festeggiare il suo compleanno su un palco milanese, all’Unipol Forum. Un evento unico, che diventa altresì una celebrazione personale, il giusto tributo ad una carriera eccezionale ed irripetibile.
La carriera di Renato Zero: un viaggio lungo sessant’anni
Renato Fiacchini, in arte Zero, inizia la sua scalata al tramonto degli anni ’60, quando il Piper Club di Roma era al centro della scena musicale italiana. Qui, tra un’esibizione come ballerino e una come corista, il cantautore romano plasma faticosamente, tra mille critiche e pregiudizi, la sua figura artistica. Ma è nel 1973 che il suo percorso discografico prende davvero il volo con l’uscita dell’album di debutto No! Mamma, No!.
In un fervente periodo di incessante produzione artistica, la definitiva consacrazione sancita da Zerofobia (1977) e Zerolandia (1978), uscite che non solo incontrano il favore di pubblico e critica, ma sdoganano un immaginario trasgressivo e visionario che sfida i tabù di una società bigotta come quella italiana. I brani Mi Vendo e Triangolo, si ergono sia a hit commerciali che a vere e proprie dichiarazioni di indipendenza artistica e personale. Renato non si limita a fare musica, racconta storie, rompe gli schemi, gioca con i ruoli di genere, creando un’identità che è al tempo stesso sia indefinita che inconfondibile.
Il palco come rifugio
Se è vero che la musica è stata da sempre la sua migliore alleata, il palcoscenico è il rifugio dove Renato ha espresso al meglio la propria arte. Il pubblico di Renato non è solo spettatore, ma parte integrante dello spettacolo. Non sorprende, quindi, che abbia più volte scelto di festeggiare il suo compleanno organizzando proprio un grandioso concerto evento. La scaletta di quest’anno spazia tra i suoi brani più iconici e le nuove tracce di “Autoritratto”.
Un artista camaleontico
La capacità di Renato Zero di reinventarsi è stata la chiave del suo successo. Ogni album è come il tassello di un mosaico che racconta non solo la sua crescita artistica, ma anche i cambiamenti della società che lo ha circondato. Dagli anni delle provocazioni glam a quelli delle ballate intime, fino alle riflessioni più mature degli ultimi lavori: una tanto sconfinata quanto preziosa produzione artistica di successo, all’interno della quale Renato ha saputo sempre carpire lo spirito del tempo, senza mai tradire la propria visione artistica. Il successo di Artide Antartide (1981) lo consacra definitivamente, mentre negli anni ’90 la sua partecipazione al Festival di Sanremo e l’album Amore dopo amore (1998) sono la conferma definitiva di una spiccata capacità di rivolgersi a diverse generazioni.
Una voce fuori dal coro
Già a partire dagli anni 70′ e 80′ affronta temi sociali con un coraggio che pochi artisti hanno dimostrato, in un’epoca in cui occuparsi di questa materia non era ancora una strategia di marketing. Persino più di recente, è tornato a far parlare di sé per le sue dichiarazioni sulla maternità surrogata: “Adottare è molto meglio che affittare un utero”, una frase potentissima con cui Renato ha voluto condividere la sua personale esperienza di adozione. Ma la sua voce fuori dal coro si è fatta sentire fortissimo anche su altri fronti, ad esempio sul tema del bullismo.
Sin da giovane, ha dovuto affrontare gli sfottò e l’intolleranza degli ignoranti, esperienze che lo hanno segnato profondamente: Renato non ha mai mancato di ricordare come la sua diversità sia spesso oggetto di scherno. Quella stessa diversità che sarebbe diventata poi la vera propria forza motrice del suo personaggio. Oggi Renato Zero è un’istituzione per il mondo della musica e dello spettacolo. La sua capacità di rinnovarsi in un’industria in continua evoluzione, lo rende artista unico nel panorama musicale italiano, ma ciò che lo distingue davvero è la sua autenticità. Non ha mai ceduto alle mode o alle convenzioni e, proprio per questo, oggi, è celebrato non solo come un grande artista, ma come simbolo di libertà e coraggio.