Qualche anno fa erano il go-to per chi cercava l’amore (o qualcosa di meno impegnativo), ma oggi il mercato delle dating app è in crisi e in calo. Tinder e Bumble, i colossi del settore, hanno perso miliardi in valore di mercato e gli utenti sono sempre più frustrati. I dati recenti relativi alle “big” parlano chiaro: Tinder ha registrato una diminuzione del 9% dei suoi utenti paganti, segnale di un malessere sempre più diffuso. La situazione è simile anche per Bumble, che ha visto il suo valore di mercato crollare circa del 30% e ha tagliato centinaia di posti di lavoro.

ragazza scroll smartphone - Life&People MagazineNonostante questa “preoccupante” flessione il mercato globale degli appuntamenti online è valutato circa 9.65 miliardi di dollari e ci sono analisi che prevedono una crescita costante fino al 2030. Numeri a parte, tra costi esorbitanti e risultati scadenti molti si stanno domandando: queste app sono diventate obsolete? E come mai, nonostante gli algoritmi sempre più sofisticati, gli utenti sono sempre più insoddisfatti?

Swipe Left: il crollo delle dating app e l’insostenibilità dei piani premium

La prima crepa nel muro perfetto delle app di incontri è legata alla monetizzazione. Fino a qualche anno fa, il modello freemium era accettabile: qualche euro per sbloccare funzionalità extra sembrava una buona idea. Oggi, la situazione è sfuggita di mano: Tinder offre un abbonamento di circa 450€ all’anno, mentre Hinge offre un piano annuale da circa 300€. Secondo un sondaggio condotto da Forbes Health in collaborazione con OnePoll, che ha coinvolto 1.000 americani utilizzatori di app di incontri nell’ultimo anno, molti intervistati hanno espresso la sensazione di percepire le relazioni come “mercificate”. Il 78% ha sperimentato una forma di esaurimento emotivo, mentale o fisico nell’uso di queste app. In particolare, i membri della Gen Z e i Millennial sono i più colpiti, con il 79% e l’80% rispettivamente che riferiscono sentimenti di “fatica da incontri online”.

L’amore al tempo degli algoritmi: La crisi delle dating app - Life&People Magazine

La dating app fatigue

Il termine dating fatigue è stato coniato dalla giornalista francese Judith Duportail per descrivere quella sensazione sempre più diffusa in cui le app di incontri, invece di facilitare la ricerca dell’amore, diventano solo un tassello del caos moderno. Forse è proprio per questo che la maggior parte della Gen Z ha virato verso approcci più spontanei e meno strutturati, come i DM su Instagram o interagire su TikTok, dove le barriere tra vita reale e virtuale risultano più fluide e naturali. Ecco il problema: paghi per un servizio, ma l’interazione umana è qualcosa che non può essere garantita da un algoritmo, né acquistata con una carta di credito. Tra le cause principali ci sono l’incapacità di trovare connessioni autentiche (40%) e la delusione da interazioni poco soddisfacenti o ghosting (41%). 

Burnout dating: il lato oscuro del ghosting e dello swiping compulsivo

Insieme alla frustrazione per i costi, c’è un altro problema che sta minando la fiducia nelle app di incontri: dopo giorni, se non settimane, di messaggi continui, la conversazione si interrompe bruscamente e uno dei due interlocutori scompare, senza alcuna spiegazione. Questo è il ghosting. Secondo uno studio condotto proprio da Hinge, circa il 60% degli utenti ha subito ghosting almeno una volta. Questo causa sentimenti di inadeguatezza, ansia e, nei casi peggiori, depressione tra gli utenti.

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Il burnout da dating è reale ed il ghosting non è l’unica malsana pratica che dilaga in queste app

Le piattaforme Bumble e Tinder richiedono uno scorrimento costante di profili, creando una sensazione di stanchezza emotiva. Questo è lo swiping convulsivo, secondo il Financial Times, molte donne della gen Z stanno abbandonando le app per questo motivo, in cerca di interazioni più autentiche. Il continuo ciclo di “match e sparizioni” sta svuotando il concetto di connessione, rendendo le persone più distanti, nonostante la promessa iniziale di avvicinarle.

Dating app o aperitivo?

La crisi delle app di incontri potrebbe riflettere una tendenza più ampia: la ricerca di autenticità in un mondo iper-digitale. Negli ultimi anni, si è assistito ad un ritorno di interesse verso le interazioni faccia a faccia, in risposta non solo all’era digitale ma anche da un distanziamento sociale forzato dovuto alla pandemia. Secondo uno studio della University of Texas, le persone che cercano relazioni online tendono a sentirsi più isolate rispetto a coloro che costruiscono connessioni offline. Le app di incontri, sebbene pratiche, non riescono a sostituire il valore di un incontro casuale, fatto di sguardi, e, soprattutto, un approccio che non può essere compreso in un profilo ed in chat.

AI e persone: un matrimonio imperfetto

Nonostante il declino, le app di incontri non si arrendono. I colossi Match Group, Tinder e Hinge, hanno integrato l’intelligenza artificiale per migliorare la qualità dei match. Attraverso algoritmi sempre più complessi, la piattaforma cerca di analizzare i comportamenti degli utenti e suggerire profili in linea con le loro preferenze. Anche Bumble, dal canto suo, ha introdotto funzionalità basate sull’AI per ottimizzare la “prima mossa” e aumentare le probabilità di successo.

Ma è l’intelligenza artificiale davvero la soluzione?

Sicuramente può aiutare a migliorare la user experience oltre ad aiutare le app a giustificare piani di abbonamento molto salati in un’epoca in cui il mondo delle app di incontri è sempre più in crisi. La tentazione di demonizzare queste piattaforme è forte, ma farlo significherebbe trascurare un aspetto fondamentale: il problema non è il mezzo, non sono le app, ma piuttosto noi stessi e le dinamiche relazionali che instauriamo cercando di lavorare sempre sulla propria intelligenza emotiva.

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