Se un tempo il viaggio era sinonimo di scoperta, oggi sembra essersi trasformato in una sorta di maratona alla ricerca dei luoghi apparsi, prima della partenza, sul proprio feed di TikTok. Le nuove rotte del turismo non sono più tracciate da guide di viaggio o dalla ricerca di avventure autentiche. Oggi, l’algoritmo è il nuovo compasso, e i must see non sono più quelli che raccontano storie millenarie, ma quelli che generano più likes. L’accesso immediato e facilitato a informazioni su destinazioni remote e affascinanti ha rivoluzionato completamente il modo di viaggiare. La fame di esplorazione non muove i nouveau viaggiatori: ciò che spinge a viaggiare è un turismo bulimico riassunto in una lista di luoghi da spuntare come trofei virtuali, segno tangibile di un’esperienza più fittizia che reale. 

Nujuma A Ritz Carlton Reserve - Life&People Magazine

C’è qualcosa di amaro e profondamente distorto

nel boom del turismo TikTok che ha travolto mete iconiche come Bali e Santorini. I templi balinesi, un tempo silenziosi  custodi incontaminati di antiche tradizioni spirituali, si sono trasformati in studi fotografici,  dove orde di turisti si accalcano per scattare l’immagine ‘perfetta’. Si pensi al tempio Lempuyang, uno dei più celebri di Bali: la sua popolarità è dovuta ai social media, su cui acquisiscono viralità e fama le immagini che ritraggono la splendida Porta del Paradiso. Quest’ultima è una meraviglia architettonica che narra storie di spiritualità e fa da cornice al vulcano Agung retrostante.

Bali Porta Paradiso turista -Life&People MagazinePurtroppo però non è questo a renderlo il tempio più apprezzato dai turisti: la particolarità che colpisce di più è l’apparente riflesso di una vasta pozza d’acqua alla base della struttura, che dona allo scatto un effetto magico. La realtà dietro la foto più ambita di Bali racconta però un’altra storia: ore di attesa sotto il sole cocente e un tocco di inganno. Infatti, non esiste alcun lago ai piedi della Porta. L’effetto specchio d’acqua è creato dai locals con un semplice espediente: uno specchietto posizionato strategicamente dinanzi alla fotocamera in cambio di una generosa mancia. Un luogo di preghiera, atarassia e tradizione è stato così trasformato, a causa del turismo, in una merce di consumo. L’illusione ottica, studiata per TikTok, ha preso il posto dell’autenticità culturale, e i credenti sono sostituiti da turisti idolatranti della fede nell’apparenza. 

tempio a Bali -Life&People Magazine

 

Bali Tempio Tirta Empul -Life&People Magazine

Santorini, un tempo celebre per la sua coerenza architettonica

e per l’eleganza dei suoi tramonti, sta subendo l’assalto del turismo di massa. L’isola greca, nota per le sue casette bianche e blu e i suoi strapiombi sul mare, offriva un’immagine incontaminata ed autentica, perfettamente integrata con il paesaggio vulcanico. Tuttavia, la crescente ondata di turisti dovuta all’influenza di TikTok sta trasformando questo angolo di raffinatezza mediterranea in un ingorgo caotico incessante. Gli isolani si lasciano alle spalle un’estate di privazioni: le autorità locali hanno dovuto introdurre limitazioni per il numero di accessi e persino invitare i residenti a restare nelle loro abitazioni per questioni di sicurezza. L’afflusso continuo, alimentato dalla viralità sui social, sta creando non solo disagi logistici, ma anche un diffuso malcontento tra i residenti e i viaggiatori stessi, che trovano rispettivamente la qualità di vita sempre più compromessa e l’esperienza meno autentica. 

Santorini Turismo Life&People Magazine

L’overtourism che sta travolgendo città e angoli remoti del mondo,

non è il segno di una riscoperta del piacere di viaggiare, ma la manifestazione di una collettiva ossessione per la visibilità. Essere visti è la nuova forma di esistere, ed ogni destinazione diventa un set fotografico. La ricerca di ciò che prima era elitario diventa un ingestibile fenomeno di massa: le mete un tempo simbolo di esclusività e fascino stanno ora affrontando un’indisciplinata invasione di turisti, che rischia di minare l’accessibilità e deteriorare l’atmosfera che le rendeva uniche. 

Santorini Turismo - Life&People Magazine

Un’ironia sottile è protagonista di questo esponenziale aumento del turismo da TikTok:

quanto più si tenta di mostrare la propria presenza in luoghi esotici e unici, tanto più ci si allontana dalla vera esperienza di esserci. La carta d’imbarco non è altro che il biglietto di ingresso in un mondo di invidie digitali, dove il valore del viaggio è misurato in followers e likes. Questa trasformazione del turismo in replica di una performance digitale già vista, in cui il viaggiatore diventa attore ed il luogo si fa scenografia, si allontana da quella che dovrebbe essere l’essenza stessa del viaggiare: la connessione con il luogo, la comprensione delle sue storie, l’amore per le sue persone. Al contrario, si assiste alla progressiva omologazione di ogni meta, che non viene più apprezzata per ciò che è, ma per come appare attraverso i video della sezione turismo di TikTok. 

Santorini isola greca - Life&People Magazine

Nel tentativo di fissare un momento, esso non viene vissuto,

sfugge tra le dita. Le bucket lists di “posti da vedere prima di morire”, viste su piattaforme come TikTok ed Instagram, scatenano la standardizzazione spasmodica dei desideri che, quando realizzati, divengono una collezione di frammenti vuoti. Si tratta di un’attuazione di progettualità ormai inconsapevole nella costruzione riflessiva del proprio io mediato: la ritualità della mediazione fa sembrare sano ciò che non lo è. Ed è così che il boom turistico diventa una parabola moderna sull’incapacità di vivere il presente. L’atto stesso di viaggiare si svuota di significato, ridotto a un compito da portare a termine e da documentare. Non si esplorano più le strade per perdersi e trovarsi, ma per lasciare impronte digitali, come se il valore del viaggio fosse racchiuso nel numero di timbri sul passaporto virtuale. La visuale sul mondo è ostacolata da uno schermo che altera i colori ed i significati.

Forse, in un mondo dominato da TikTok, selfies e bucket lists, c’è ancora speranza per chi desidera davvero vedere il diverso, non solo attraverso uno schermo, ma con occhi ‘spalancati sul mondo. Liberi dalla pressione di dover raccontare tutto, governati dalla sola volontà di immortalare ricordi irripetibili.

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