L’arte, nelle sue infinite sfumature, performa la realtà, instaurando un dialogo di reciproche influenze con essa e con coloro che la abitano. Nel suo farsi concretezza e allo stesso tempo interpretazione, l’arte non può che essere impegno, strumento per veicolare un messaggio, un pensiero, una filosofia. Non come sovversione, ma come invito alla riflessione e all’evoluzione. E, nell’essenza stessa di quell’arte in armonia con la natura, i costumi Gabriela Hearst hanno preso corpo e anima.
Dopo aver dato vita alla propria visione di moda etica con il suo brand
e alla direzione creativa di Chloè – lasciata nel 2023 -, Gabriela Hearst ha ampliato la propria visione aprendosi al mondo del teatro (parte della sua vita dalla frequentazione della Scuola d’arte drammatica a New York) e dello stage design: ad aprile 2023, la stilista ha prestato la propria maestria nella confezione degli abiti alla realizzazione dei costumi per il corpo di ballo del San Francisco Ballet, in occasione della messa in scena della Carmen di Georges Bizet, coreografata da Arielle Smith che ha dato all’opera ottocentesca un’impronta profondamente contemporanea – in perfetta armonia con la prospettiva estetica della stilista uruguaiana -. A seguito del debutto sul palcoscenico la capsule collection di Hearst, un perfetto connubio di moda e danza, è oggi disponibile all’acquisto.
Costumi Gabriela Hearst per la Carmen disponibili all’acquisto
Composta da dodici modelli in maglia dai colori vibranti, la collezione realizzata da Gabriela Hearst per la Carmen è acquistabile nei negozi di Beverly Hills, New York e Londra, con prezzi che vanno da 470 a 2.890 dollari; ed è dedicata non solo dalle ballerine, ma a tutti coloro che apprezzano il design raffinato e l’eleganza funzionale della stilista uruguaiana. I primi abiti da balletto che Hearst abbia mai realizzato (a livello professionale) – cardigan, maglioni, abiti, canotte, pantaloncini, gonne, bralette e pantaloni – hanno rappresentato una vera e propria sfida per la designer: non solo i costumi hanno incarnato “la versione trionfale della Carmen per le donne” della coreografa cubana Arielle Smith, ma hanno rappresentato
“il lavoro creativo più gratificante degli ultimi tempi: un progetto nelle arti dello spettacolo, che è una mia passione, guidato da donne latine, per le quali ho potuto lavorare e dimostrare le alte prestazioni della lana merino, la fibra più sostenibile che possiamo usare nei capi di abbigliamento, e rompere lo stereotipo secondo cui la lana non può essere leggera e tenere il corpo al fresco”.
La Carmen per le donne di Arielle Smith
Coreografata da Arielle Smith, una delle più giovani vincitrici del prestigioso Olivier Award per “l’Eccezionale Contributo alla Danza”, Carmen fa parte della produzione Dos Mujeres. Il progetto, che ha visto il debutto di Gabriela Hearst come stage designer, ha portato al grande pubblico una rilettura moderna e dinamica di uno dei classici più amati del repertorio operistico, aprendosi così all’attenzione di nuove generazioni di spettatori. Prendendo le distanze dal ritratto obsoleto e maschilista dell’opera originale, Smith ha portato in scena una Carmen affascinante e carismatica, incarnazione della moderna femminilità e condannata dalla sua stessa libertà a scontrarsi con un mondo incapace di accettare la sua indipendenza. La coreografa ha intercettato l’urgenza di trasporre questa storia, attraverso gli occhi moderni della protagonista, ricorrendo a un’estetica innovativa e contemporanea, che traspare soprattutto dai costumi indossati dalla protagonista, i quali esaltano la sua personalità.
In virtù della volontà di fornire un ritratto innovativo di Carmen, Arielle Smith ha scelto di allontanarsi dai cliché dei costumi tradizionali, optando per abiti contemporanei che evidenziano il corpo, i muscoli e le linee dei ballerini. Una scelta che ha lo scopo di integrare il dramma moderno con l’esperienza del pubblico, creando un legame diretto tra il corpo di ballo e gli spettatori. Una visione di armonia con il corpo e la natura che ha sposato perfettamente quella di Gabriela Hearst, da sempre in prima linea nel sostegno della moda sostenibile – costruita su capi duraturi e dal fascino senza tempo – e dell’empowerment femminile (agli esordi il brand di Hearst inizia una collaborazione con Manoscrivessi, una no-profit uruguaiana che si dedica all’emancipazione delle donne nelle zone rurali).
I costumi di scena di Gabriela Hearst
Di fatto l’intesa artistica tra Gabriela Hearst e Arielle Smith ha rappresentato la sublimazione ultima di una potente comunione d’intenti. La designer ha saputo cogliere perfettamente le esigenze creative della giovane coreografa, dedicando un anno alla realizzazione di una capsule collection di abiti che trascendono il semplice costume di scena per diventare veri e propri capi di alta moda. Grazie alla sua formazione alla Scuola d’arte drammatica di New York, Gabriela Hearst ha da sempre manifestato grande coinvolgimento per i costumi di scena, motivo per il quale la partecipazione al progetto di Smith ha rappresentato la soddisfazione di un sogno creativo.
Con i dodici capi della collezione – che portano i nomi dei personaggi di cui incarnano le peculiarità – ha coniugato l’attenzione alla sostenibilità, la funzionalità dei tessuti (ha dimostrato che la lana può essere fresca e versatile) e la ricercatezza delle linee. L’abito di Carmen, infatti, è stato creato specificamente pensando alla piroetta finale, in cui la ballerina gira così velocemente che l’orlo della gonna si solleva, quasi avvolgendola. Inoltre, rendere la collezione ready to wear è stata una richiesta della coreografa stessa, come ha rivelato la designer: “La visione di Arielle Smith era quella di far sì che i costumi sembrassero indossabili anche fuori dal palco”.
La carriera di Gabriela Hearst
Il progetto dei costumi di scena realizzati per la Carmen coreografa di Arielle Smith rappresenta solo l’ultima manifestazione, in ordine cronologico, della straordinaria poliedricità di Gabriela Hearst. La designer, nota per la sua attenzione alla qualità delle materie prime e ai metodi di lavorazione sostenibile (ha eliminato completamente la plastica dalla sua catena di approvvigionamento e si è dedicata alla tracciabilità dei materiali), ha il grande pregio di aver ampliato gli orizzonti di un’industria, dimostrando la possibilità di una moda che unisce estetica e responsabilità etica. Una maestria che ha saputo portare anche nei costumi realizzati per la San Francisco Ballet, con cui la designer ha confermato che la lana merino è un materiale ideale per mantenere il corpo fresco e confortevole, dando vita ad una capsule collection che eleva in modo sublime il concetto di arte.