Jackie Kennedy è stata indiscutibilmente una delle stelle più luminose nel firmamento del ventesimo secolo. Da first lady a icona di stile e di moda, perennemente al centro dell’attenzione mediatica e sulle prime pagine di tutte le riviste scandalistiche dell’epoca, in poche vantavano la sua influenza sul costume del secolo scorso, quando di influencer non se ne parlava neppure lontanamente. Crescere come sua sorella minore, dunque, non dev’essere stato affatto facile per Lee Radziwill.
Costretta a rimanere sempre un po’ inevitabilmente nell’ombra della più celebre Jacqueline, Lee seppe comunque emergere ed imporsi a modo suo nel mondo della moda e dell’interior design. Le amicizie con Giorgio Armani, ma anche con Truman Capote, che proprio a proposito del rapporto conflittuale con la sorella scriveva così in una lettera indirizzata ad un amico: “Ho pranzato un giorno con una nuova amica, la principessa Lee (Mio Dio, quanto è gelosa di Jackie: non l’ho mai saputo)”; testimonianze di una vita trascorsa a sguazzare nei contesti sociali più elevanti che quegli anni potessero offrire.
Nata nel 1933
come Caroline Lee Bouvier, erede di una ricchissima storica famiglia di commercianti di mobili di lusso, Lee Radziwill è stata da sempre abituata a frequentare l’altissima società statunitense, talmente alta che a meno di 30 anni si ritrovò come genero nient’altro che John Fitzgerald Kennedy, 35esimo presidente degli Stati Uniti d’America. Un piccolo assaggio di quel lusso del jet-set che l’avrebbe accompagnata sin da quel debutto nel 1950 in abito lungo sulla copertina della rivista Life.
Un talento eclettico così come le sue frequentazioni: dai tour con i Rolling Stones alle frequenti visite a casa di Andy Warhol; le esperienze come attrice, scritturata dall’amico di sempre Capote, nonché come curatrice di interni. Iniziative affrontate sempre con l’eleganza ed il gusto che la contraddistinguevano. Positivo, a tal proposito, il ricordo che Giorgio Armani ha sempre avuto di lei, delle loro collaborazioni, sfilate ed eventi di successo curate proprio dalla statunitense come direttrice creativa. Su di lei lo stilista avrà a dire nel 2019: “esprime il suo stile personale riducendo, non aggiungendo. Rimane fedele a se stessa. È al di là delle tendenze passeggere”. La ritroviamo negli ultimi anni di vita al lavoro con un altro genio italiano, quello di Renzo Mongiardino, come decoratrice d’interni: l’ennesima certificazione di un gusto ed un talento ricercatissimo, sofisticato e soprattutto molto apprezzato dagli esperti del settore, che le è valsa addirittura una nomination nella celebre International Best Dressed Hall of Fame stilata da Vanity Fair nel 1996.
Il matrimonio nell’aprile 1953
con il dirigente editoriale Michael Temple Canfield, poi quello con il principe aristocratico polacco Stanislaw Albrecht Radziwill. Fu proprio in virtù di queste nozze che la Bouvier assunse il titolo di Sua Altezza Serenissima la Principessa Caroline Lee Radziwill. Due figli ed un secondo divorzio dopo, Lee Radzwill decise di sposare per ultimo Herbert Ross, il regista di Footloose.
Lee Radziwill ci ha lasciati nel 2019, nel suo attico dell’Upper East Side di Manhattan, a 86 anni. Il suo ricordo, tuttavia, negli anni è riuscito a slegarsi da quello della sorella. Un distacco totale, accentuato forse con l’evento che ha segnato più di ogni altro il difficoltoso legame con Jackie, quando questa decise di sposare Aristotele Onassis, ex amante di Lee. Un avvenimento che mandò su tutte le furie la stessa sorella minore, secondo moltissime testimonianze. Per, molti, la talentuosa tra le due continua a essere Lee, proprio non mancava mai di sottolineare Capote, per esempio alla rivista People nel 1976: «È una ragazza straordinaria. È tutte le cose per cui la gente dà credito a Jackie. Tutto l’aspetto, lo stile, il gusto Jackie non li ha mai avuti eppure è stata Lee a vivere nell’ombra di questa persona super-qualcosa».