Quante cose possono entrare in una borsa Jacquemus?
Non una semplice domanda, ma un vero e proprio trend divenuto virale tra influencer di tutto il mondo in brevissimo tempo. La passione per l’universo mini, per Simon, fondatore del brand parigino, parte dalla scelta del nome di una delle sue creazioni più iconiche. ‘Piccolo’ diviene sinonimo di potere anziché fragilità e, sposando questa convinzione, Jacquemus ha lanciato la Bambino Bag, figlia di una famiglia di borse destinate ad essere amate non solo dai seguaci delle ultime tendenze fashion. Supera di poco le dimensioni di un pungo ma è capace di contenere al suo interno uno smartphone, le chiavi di casa, un portacarte ed un rossetto: la it bag francese dimostra così di poter essere autonoma ed efficiente senza dover invidiare nulla alle capienti sorelle ‘over size’. Della serie: nella botte piccola c’è il vino buono, ma non solo!
Il ‘potere’ di una borsa piccola
E, infatti, la bambino bag oltre ad essere perfettamente in grado di contenere tutto ciò che è necessario ad una donna quando è fuori casa, consentono di averla sempre e immediatamente a portata di mano. Un duplice messaggio, dunque, quello che il brand francese ha voluto lanciare con la sua it-bag: efficienza da un lato, tempestività dall’altro. Non sono forse i requisiti che oggi la società richiede ad una donna in carriera? D’altra parte, guardando proprio alla carriera del fondatore di Jacquemus, ci si rende conto di quanto le origini di Simon, avranno certamente giocato un ruolo importante. Cresciuto con la sua famiglia in una piccola fattoria vicino a Marsiglia, pare abbia trascorso la sua infanzia vendendo prodotti in un mercato locale con i nonni.
L’infanzia bucolica di Simon Porte Jacquemus
Una dimensione inevitabilmente ridimensionata rispetto a quelle di una grande città come Parigi, ma non per questo meno produttiva. Con questo insegnamento, a soli diciannove anni, dopo ave studiato moda, il giovane Simon Porte Jacquemus ha fondato il suo marchio nella Ville Lumière. Un marchio che, tuttavia, non dimentica il passato di chi lo ha creato e lo conserva scritto in un nome, quello che da nubile portava la madre del designer francese: Jacquemus. E che dire delle sfilate, note per essere fuori dall’ordinario, organizzate da Simon spesso in location che strizzano l’occhio alla sua infanzia. Ambientazioni idilliache come campi di grano sono, infatti, tra le preferite dallo stilista per la presentazione delle sue collezioni.
Jacquemus e l’intelligenza artificiale
Se un mondo genuino e tradizionale come quello della campagna ha influenzato le scelte del designer, quest’ultimo non disdegna assolutamente gli stimoli che provengono da una società sempre più tecnologica. È sufficiente sapere che a rendere famose le Bambino è stata una campagna promozionale che sfrutta le potenzialità della tanto discussa intelligenza artificiale. Simon si era probabilmente chiesto come comunicare al mondo la grandezza e la simbolica ‘maestosità’ delle piccole borse firmate Jacquemus.
La risposta è giunta da una strategia di marketing che ha saputo sfruttare a suo vantaggio le potenzialità dell’AI e la sua capacità di abbattere i confini tra reale e virtuale. Frutto della creatività di Ian Padgham, un videografo americano fondatore dello studio Origiful, anche produttore di diversi contenuti in motion design per Gucci, una campagna di promozione divenuta virale in poco tempo ha contribuito non poco a rendere iconiche e desiderate da chiunque le mini borse di Jacquemus.
Una comunicazione efficace
FOOH
(Fake Out-Of-Home), è il nome coniato dallo stesso Padgham per indicare un tipo di comunicazione che si avvale degli spazi esterni inserendo creazioni non reali. Ed ecco che in un attimo le Bambino si ritrovano ad essere immense creazioni che invadono realisticamente una città dimostrando di poter andare ben oltre le proprie reali dimensioni. Il video pubblicato da Jacquemus, nel quale versioni gigantesche e motorizzate della bambino bag sfrecciano tra le auto di Parigi davanti all‘Opéra Garnier ha incantato il pubblico dei social lasciandolo nel dubbio che si trattasse di realtà o finzione. A rendere il gioco ancor più intrigante le scritte “Bambino” e “Jacquemus” che apparivano nel video in corrispondenza della segnaletica stradale.
Una strategia di marketing che ben si sposava con quella delle vicine Galeries Lafayette Haussmann, dove la borsa bambino era protagonista di reali scenografie e installazioni immersive XXL. In effetti l’idea dell’effetto lente di ingrandimento era già nella mente dello stilista francese e si era concretizzata in precedenza con un pop-up café nel quartiere Seongsu di Seoul. Qui, la it bag Jacquemus, è apparsa su una parete del café, interamente rivestita di bianco e con un’ampia finestra centrale che mostrava la collezione “Le Chouchou” primavera estate 2024 al suo interno.
Tra realtà e finzione
Una comunicazione, dunque, che dal reale passa al digitale, nonché al virtuale, nel tempo di un semplice click avvolgendo nel mistero le capacità ‘sovrannaturali’ di questa borsa, tanto piccina quanto affascinante. Fra le altre installazioni de Le Bambino apparse sui social anche una barca gialla che naviga fra le acque del Lago di Como, un furgoncino rosso dei gelati sul lungomare di Nizza ed un gonfiabile azzurro sulle coste estive. Superando timori e reticenze nei confronti dell’AI, il brand francese sceglie di giocare con il pubblico attraverso l’illusione insinuando un dubbio che rende le sue creazioni particolarmente intriganti. Realtà o finzione? Difficile dirlo quando si parla del marchio di moda Jacquemus!