Il buio, nell’immaginario collettivo, rappresenta da sempre il pericolo, l’oscurità ed il male ma è anche simbolo dell’incertezza e dello smarrimento, della paura per eccellenza, tra le più radicate e antiche nella sfera dell’uomo. Eppure, con il buio dobbiamo convivere, quello reale della notte e quello della mente che spesso ci assale. Proprio per vincere e superare le debolezze e le fragilità dell’anima, imparando a guardarsi ed ascoltarsi dentro, sta tornando in auge la meditazione dell’oscurità. Cos’è il ritiro al buio, perché oggi è di tendenza, e quali effetti provoca vivere, per un certo periodo, nella totale privazione dei sensi?
Ritiro al buio come funziona?
Sperimentare la vita al buio per ritrovare sé stessi. È questa la mission della pratica della meditazione nell’oscurità che sta avendo sempre più successo, in America e non solo. Rimanere al buio per alcuni giorni (fino a quando ogni persona resiste) vivendo una privazione sensoriale, “costringe” ad intraprendere un viaggio dentro di sé, a praticare un’introspezione che diversamente non si affronterebbe. Le prime sensazioni, secondo i racconti di chi ha provato questa esperienza, sono senza dubbio quelle della paura e dell’angoscia che lentamente lasciano spazio ad altri sentimenti, quelli legati al viaggio interiore in cui si passa in rassegna tutta la propria vita.
Un percorso sicuramente sfidante, impegnativo e totalizzante dal quale si esce trasformati. L’esito non è unanime: chi parla di un reset completo di mente e corpo ritrovando forza e nuova luce per la propria vita e, chi, invece, di esperienze al limite. Sono queste le due facce della medaglia di quelli che vengono definiti meditation retreat ai quali si partecipa per volontà, assumendosi le conseguenze che ne possono derivare.
L’oscurità rende tutti uguali,
così gli aspetti legati alla socialità e al vivere nella società monetizzata di oggi svaniscono. Lo spiega il maestro spirituale Tao Mantak Chia: al buio non contano i soldi, le ricchezze e tutto ciò che si può sfoggiare, come anche la propria posizione sociale ed il passato. Al buio ognuno si spoglia di tutti i suoi averi, non ci sono comparazioni e si è soli con sé stessi senza guardarsi né indietro e né tantomeno avanti perché esiste solo il presente. Così si inizia a scavare dentro sé stessi, la mente va in stand-by e tutti gli stimoli, anche i più semplici, si avvertono. Questo il motivo principale che spinge a dire che l’oscurità fornisce molte più sollecitazioni della luce.
Non si tratta di una novità
La tradizione taoista considera la permanenza al buio, in una grotta, digiunando e meditando, come la tappa conclusiva del proprio viaggio spirituale. Quello del buio è il file rouge che lega tutte le tradizioni spirituali che da sempre hanno usato l’oscurità per cercare l’illuminazione. Una pratica vecchia millenni che affonda le radici in Cina come in Tibet ed in India.
Tutti i grandi maestri spirituali hanno affrontato un percorso di meditazione nell’oscurità sfruttando oltre alle grotte, cunicoli, catacombe, piramidi e ogni tipo di luogo che permettesse di ritirarsi al buio per arrivare alla luce. Maometto è il simbolo per eccellenza di questa tradizione, lui che ha ricevuto la prima rivelazione sul Corano proprio in una caverna.
Anche in Italia si pratica il ritiro nell’oscurità,
ad organizzarlo è Dark Retreats in una camera oscura all’interno di un centro di ritiro yoga e meditazione in Toscana, tra Pisa e Firenze. Il luogo non è ben specificato e viene comunicato solo alle persone che realmente vogliono affrontare il percorso descrivendolo al pubblico come “ rifugio sereno immerso nei boschi lontano da tutto”.
La camera oscura viene descritta come spaziosa e confortevole, composta da un letto matrimoniale, bagno ed una doppia porta progettata appositamente con una fessura per la consegna del cibo e per consentire la ventilazione. “L’attenzione è sul buio come espressione dell’assoluto” questo il metodo con il quale ci si approccia ad un’esperienza simile nell’oscurità raccomandando alcune meditazioni ad occhi aperti e altre con gli occhi chiusi. Un percorso simile si può vivere, sempre con Dark Retreats, anche in Guatemala con un ritiro in una oscura guatemalteca, struttura a forma di cupola.
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