Sono il fenomeno del momento; da tanti odiati, da altri amatissimi. Ma da qualsiasi parte si guardi, appare evidente come si tratti di una sottocultura divenuta ormai icona di stile; sì, stiamo parlando proprio di loro: i maranza, una moda tutta italiana, nata a Milano negli anni ottanta e oggi (ri)esplosa in modo talmente impattante da influenzare anche il Regno Unito con tutte le variazioni del caso. Ma come si vestono i maranza? Che cosa indossano? Che musica ascoltano? Quali sono i loro codici?
In principio erano gli Zarri
“Maranza”, oggi, non è nient’altro che un sinonimo di termini a noi più famigliari, come possono essere “Coatto” o “Zarro”. Generalmente con quest’espressione si indica uno o un gruppo di giovani, solitamente di periferia, che si pongono al mondo con un atteggiamento volutamente spavaldo e rude. Il loro posto preferito è la strada, dove amano bighellonare e ascoltare musica, rigorosamente ad alto volume, con le casse bluetooth a suon di drill, sottogenere della trap che più di ogni altro li rappresenta raccontando in metrica il disagio di vivere ai margini delle città.
Proprio come gli Zarri cantati dai Club Dogo nei Novanta e nell’inizio duemila, i maranza amano mostrarsi, esporsi e farsi sentire. Il look infatti è curato nei minimi dettagli, contraddistinto da elementi street e urban particolarmente sfarzosi, tutti indossati proprio per farsi notare dagli altri. La loro presenza in massa nelle vie del centro meneghine è riuscita a dare a questo movimento spontaneo una caratterizzazione fortemente identitaria, tanto da essere entrata nel linguaggio di tutti i giorni.
Lo stile Maranza
Guardando lo stile tipico dei maranza appare evidente come si tratti di una sorta di esagerazione dello sportwear. Su una palette strettamente essenziale, solitamente con tonalità neutre come bianco, nero e grigio, il loro outfit prende spunto proprio dagli articoli sportivi. Una su tutte la classica tuta Nike, da sfoggiare rigorosamente senza esagerare in termini di larghezza, spesso combinata con un piumino corto nero e smanicato. Tra i brand più utilizzati figurano chiaramente anche Adidas, oltre che Palm Angles, Moncler, Supreme e Lacoste. Immancabile tra gli accessori il borsello a tracolla, griffato Louis Vuitton per i maranzini DOC, anche se chiaramente impazzano i modelli fake: ai piedi invece Nike TN e Air Jordan.
Altro elemento distintivo è la maglia ufficiale delle squadre di calcio. La più gettonata nei confini italiani è quella del Milan, per quelle estere richiestissime invece quelle del PSG e del Manchester United, team rappresentanti della Francia e dell’Inghilterra, due Paesi uniti dal grande successo della musica drill.
L’amore per la Drill
Come appena accennato, il punto d’incontro tra Milano, la Francia e l’Inghilterra è la drill, costola della trap esplosa in modo globale a Londra, anche se nata in Nord America, precisamente a Chicago. Il tratto caratterizzate del genere è un imprinting sonoro molto violento, composto da batterie roland Tr-808, del basso 808 e di strumenti virtuali come Nexus e Omnisphere.
Al centro di tutto ci sono i testi che, esattamente come succedeva con l’hip-hop, sono massima espressione della contemporaneità e descrivono la difficile vita del quartiere, tra criminalità, droga e nichilismo di fondo. Esiste una canzone-manifesto, ovvero “Alicante” di Gambino. Per ciò che concerne gli artisti di riferimento svetta il britannico Central Cee; in Italia sono amatissimi Baby Gang, Simba La Rue (spesso alle prese con problemi di tipo giudiziario) otre che Rhove, Rondodasosa, quest’ultimo particolarmente apprezzato anche in terra britannica, e Paky.
I Maranza sono criminali?
Essendo il fenomeno del momento, nell’ultimo periodo si è parlato tanto dei maranza anche per alcune azioni criminali condotte da una piccola parte della baby-comunità, al centro delle cronache soprattutto d’estate in località marittime come Riccione. Ovviamente generalizzare è sbagliato; sarebbe ipocrita infatti dire che all’interno del movimento non ci siano delle personalità con uno spiccato profilo direzionato verso la criminalità. Dall’altro lato per altri giovani -la maggior parte – si tratta più di uno stile d’abbigliamento legato alla musica, nulla di più. Non fare di tutta l’erba un fascio è dunque l’arma migliore che possiamo usare quando parliamo di argomenti delicati e lontani a noi in termini generazionali come questo.
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