Ci ha fatto sbellicare dalle risate, ci ha fatto piangere, ci ha fatto riflettere, ci ha fatto emozionare. Oggi, giovedì 27 ottobre 2022, l’attore e regista più impattante della storia recente, il grande Roberto Benigni, spegne settanta candeline ricevendo un affetto unanime da parte di tutto il mondo, stregato dalla sua profondità e dalla sua simpatia magnetica. Una conquista globale arrivata grazie all’eccezionale vittoria agli Oscar con “La vita è bella”, una delle pellicole più dolci a apprezzate degli anni Novanta.
I primi passi del grande Roberto
I primi passi di Roberto Benigni nel mondo delle arti sono mossi nella sfera musicale. Ma la folgorazione con il Teatro cambierà tutti gli scenari possibili: nel 1971, non ancora ventenne debutta a Prato con lo spettacolo “Il re è nudo” diretto da Paolo Magelli. Da qui farà velocemente conoscenza degli esponenti fiorentini più influenti dell’epoca, fino a incontrare nel suo cammino Marco Messeri, con cui avvia una lunghissima collaborazione che dura per tutti gli anni settanta.
Ma il primo, vero, incontro spartiacque avverrà una volta trasferitosi a Roma: si tratta dell’affinità fulminea con Giuseppe Bertolucci, il quale scrive interamente per l’attore un monologo, “Cioni Mario di Gaspare fu Giulia”, che ottiene un riscontro di pubblico e critica importantissimo, merito soprattutto per il carattere del personaggio, un contadino toscano esuberante e irriverente da un lato, nostalgico e malinconico dall’altro. Proprio il “Cioni” del Teatro verrà trasposto dal Maestro Bertolucci in formato cinematografico nel 1977 con una pellicola ricca di provocazioni, oggi considerata un cult, all’epoca osteggiata in tutti i modi possibili.
Proprio l’approccio fuor dagli schemi consentirà al comico di ricevere le simpatie di un determinato pubblico, soprattutto di sinistra, sfruttate dal toscano nei modi più imprevedibili: è rimasta per esempio nella storia quanto fatto nel 1983 durante una manifestazione della FGCI di Roma, dove Benigni prese in braccio facendo poi dondolare il serissimo Enrico Berlinguer: un gesto che mai nessuna aveva osato fare.
Il successo a Teatro e il rapporto con Troisi
Il Teatro sarà una costante nella vita e nella storia di Roberto Benigni, soprattutto per il one man show “Tutto Benigni“, vero capolavoro di dissacrante comicità. Si alternano poi successi sia nel grande che nel piccolo schermo, questi ultimi grazie al sodalizio con Renzo Arbore. Sarà però nel 1983 l’anno che segna l’inizio della carriera di Benigni nei panni di regista, avvenuto con “Tu mi turbi” e consacrata con l’incantevole “Non ci resta che piangere”, scritto diretto e interpretato in tandem con Massimo Troisi e pregno di scene poi diventate patrimonio della cultura italiano. Alternando anche l’attività di attore (reciterà ad esempio negli States con tre film di di Jim Jarmusch e di Federico Fellini), il toscano firma tra la fine degli anni ottanta e l’inizio dei novanta firma un filotto di commedie una più divertenti dell’altra: “Il piccolo diavolo”, “Johnny Stecchino” e il “Mostro”, spesso avvalendosi dell’apporto della moglie Nicoletta Braschi, con cui fonda la Malotempo Cinematografica.
“La vita è bella”: tutto il mondo ai piedi di Roberto Benigni
Proprio con l’appena citata Nicoletta Braschi Roberto Benigni nel 1997 darà vita al suo capolavoro più grande: “La vita è bella”, un vero e proprio gioiellino cinematografico in cui affronta, con delicatezza e garbo, il terrificante periodo della seconda guerra Mondiale e dei campi di concentramento. Lo stile della pellicola, esilarante nella prima parte ed estremamente commovente nella seconda, conquista in un lasso di tempo molto breve il cuore degli Stati Uniti. Non per nulla il film l’anno successivo è premiato con tre Premi Oscar, tra cui spicca quello per il miglior attore protagonista (gli altri due sono stati Miglior film straniero e miglior colonna sonora).
Proprio in quell’indimenticabile notte statunitense avverrà una delle scene più iconiche della storia culturale italiana recente, ovvero il momento di Sofia Loren che, chiamata proprio per annunciare il vincitore della categoria, non riesce a trattenere l’emozione esclamando dopo il canonico “And the Oscar goes to” un vigoroso e italianissimo “Roberto!!!!!”, mandando in estasi un Paese intero. La risonanza de “La vita è bella” pone chiaramente il regista in una posizione di grande privilegio da un punto di vista produttivo. Non a caso “Pinocchio”, il film successivo uscito nel 2002, sarà costituito da un budget multimiliardario, oltre quarantacinque milioni di euro, ricevendo un incasso discreto ma non all’altezza delle aspettative al netto di un’accoglienza molto negativa da parte della critica.
“La tigre e la neve” e gli ultimi lavori
Benigni
tornerà dietro la macchina da presa appena tre anni dopo, nuovamente per affrontare una tematica delicata come la guerra in Iraq: lo farà con l’ultimo lungometraggio, “La tigre e la neve” (2005), una vera e propria favola d’amore ambientata a Baghdad , anche questa non compresa dalla spietatissima stampa internazionale. Durante gli ultimi anni poi l’attore conquista il pubblico con “Tutto Dante”, spettacolo interamente incentrato su “La Divina Commedia” di Dante, riscuotendo il solito trionfo. L’ultima apparizione definitiva risale proprio al 2022: il mito toscano ha infatti prestato il suo volto per la puntata finale de “Una pezza di Lundini”, show a stampo comico e surreale di Valerio Lundini ed Emanuela Fanelli andato in onda su RAI 2: un’apparizione totalmente a sorpresa che ha spiazzato il pubblico, ovviamente in positivo.
Per celebrare la storia di Roberto Benigni la RAI ha organizzato un palinsesto ad hoc. Particolare attenzione sarà rivolta dal canale RAI Storia che celebrerà il Maestro ricordando “Non ci resta che piangere” e “La vita è bella”: nella rubrica eventi poi verranno trasmessi estratti da “L’altra Domenica”. Previsti inoltri ricchissimi contenuti sia su RAI Play che su RAI Play Sound.
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