Quando nel febbraio 2020 l’umanità si è ritrovata minacciata dalla peggior pandemia dell’ultimo secolo, nessuno probabilmente si sarebbe aspettato come sarebbero cambiate le nostre vite e anche molte istituzioni che consideravamo immutabile, il mondo del lavoro. Alla fine, tuttavia, è accaduto davvero. L’emergenza Covid-19 ha chiarito a molti l’importanza dell’equilibro vita lavoro, e il caso recente della gestione dello smart working da parte di un’azienda come AirBnb risulta da questo punto di vista particolarmente rilevante.
Di recente, AirBnb ha confermato ai suoi dipendenti che potranno lavorare in smart working sempre, a tempo indeterminato
L’annuncio è giunto con una lunga e-mail che l’Amministratore Delegato dell’azienda, Brian Chesky, ha scritto ai suoi migliaia di dipendenti sparsi per il mondo. Il manager non ha fatto altro che ammettere l’esistenza di un “nuovo status quo”. Le regole del gioco sono cambiate e gli individui, oramai, non sono più disposti a rinunciare alle loro vite per il lavoro.
Ecco le parole di Chesky:
“Due anni fa, il mondo è stato messo sottosopra. I nostri uffici hanno chiuso e ci siamo trovati a lavorare dalle nostre camere da letto, dagi scantinati e dagli uffici domestici. Ma adesso dobbiamo riuscire a combinare il meglio del mondo digitale e il meglio del mondo fisico. Dobbiamo raggiungere l’efficienza di Zoom, assicurando la connessione umana che si ha soltanto quando le persone si riuniscono. Il nostro nuovo modello lavorativo pensiamo sia in grado di combinare il meglio di entrambi i mondi”.
Quali sono, dunque, le regole del gioco?
Il “nuovo corso” di AirnBnb sarà all’insegna della libertà personale: ogni dipendente potrà scegliere se recarsi in ufficio o se lavorare da casa, ma non solo. Chi lavora per l’azienda potrà scegliere se trasferirsi in giro per il mondo, continuando ad essere operativo a distanza.
C’è, in ogni caso, qualche limite
Ad alcuni dei dipendenti verrà richiesta la partecipazione in presenza obbligatoria: questo è il caso delle figure più senior. I trasferimenti all’estero, inoltre, non dovranno superare i 90 giorni. Flessibilità sì, quindi, ma senza qualche regola non si va da nessuna parte. Molto importante sarà per l’azienda anche la partecipazione dei dipendenti ad una serie di incontri e riunioni a scadenza regolare, per promuovere lo spirito di squadra e il senso di condivisione che in una realtà simile sono cruciali. L’e-mail di Chesky, a proposito, aggiunge:
“La flessibilità può funzionare solo quando ti fidi delle persone che sono nella tua squadra. Abbiamo dimostrato quanto si può realizzare lavorando a a distanza. Negli ultimi 2 anni abbiamo attraversato la pandemia, ricostruendo l’azienda dalle sue fondamenta, ci siamo quotati in borsa, abbiamo aggiornato il nostro intero servizio e riportato guadagni record. Tutto questo l’abbiamo fatto lavorando da remoto”.
La scelta di AirnBnb risulta essere una delle più drastiche al mondo
Nei mesi scorsi è già accaduto che le multinazionali avessero garantito ai loro lavoratori la possibilità di lavorare da casa. Oggi, in ogni caso, con la fine della pandemia che sembra essere sempre più vicina, le cose stanno cambiando. Pensiamo al caso di Google, che si è messa a lavoro su un piano di graduale ritorno in ufficio, concedendo ai dipendenti tre giorni in ufficio e due in smart working a partire da aprile 2022. Il gigante del tech ha tra le altre cose in previsione anche notevoli novità per quanto riguarda l’uso delle mascherine all’interno: chi è completamente vaccinato non sarà più obbligato ad indossarle sul posto di lavoro.
Sullo smart working esistono pro e contro
Non c’è dubbio che lo smart working permetta alle persone di gestire con maggiore facilità quello che in termine tecnico è chiamato “work-life balance”, ovvero l’equilibro fra vita privata e attività lavorativa. Non essere costretti a passare gran parte della giornata su un mezzo di trasporto, sia esso un’automobile o un treno o un bus, è di certo un gran vantaggio. Il tempo risparmiato per giungere sul posto di lavoro può essere investito in attività preziose, come la cura dei figli, lo sport o l’approfondimento di passioni e hobby personali.
C’è però da dire che la distanza dai colleghi rende i processi interni più complessi, ma soprattutto ci impedisce di coltivare preziosi rapporti personali. Vale la pena segnalare inoltre un tema importante dedicato ai consumi: rimanere in casa significa sfruttare luce e riscaldamento nei mesi più freddi, con tutte le relative conseguenze sul nostro impatto ambientale (che può essere ridotto, ad esempio, scegliendo di recarsi a lavoro con i mezzi). Lo smart working, alla luce della situazione attuale, potrebbe dunque essere applicato in forma ibrida. Si tratta di una soluzione ottimale magari per brevi periodi, per venire incontro sia alle aziende sia ai bisogni delle persone, sempre più al centro del dibattito in un mondo così inclusivo e attento alle sensibilità di ognuno.
Leggi anche: Smart working, come vestirsi chic anche a casa?