L’abito della eco-moda di Tabinotabi si presenta come una creazione artigianale e sostenibile, dall’aspetto fluttuante e impalpabile. Alessandra Defranza, ex vigilessa dall’animo nomade e curioso, forgia un sogno con le proprie mani e gli dà forma all’interno di una boutique sotto i portici di Rialto, sulle acque della romantica e pittoresca Venezia. Nella cornice dell’affascinante capoluogo veneto, la moda contemporanea di Tabinotabi confeziona abiti da giorno e da notte in tessuti derivanti da filati di alghe. Peculiare è l’impiego di prodotti in esclusiva, utilizzando filati vegetali organici ad alta tecnologia. I morbidi materiali, come il cachemire, hanno un effetto lenitivo sulla pelle di chi li indossa. Sono, tuttavia, anche biodegradabili, riciclabili e compostabili, configurandosi come parte integrante di un approccio alla moda attivo nel voler preservare l’ambiente.
La moda sostenibile firmata Tabinotabi impiega un morbido filato di alga per produrre tessuti lucenti e impalpabili.
Questi ultimi si rivelano adatti tanto per una vestaglia da notte quanto per un elegante longdress da sera. Il primo capo disegnato dalla fondatrice del brand trova la sua ragione proprio in un bisogno quotidiano della sua creatrice. Alessandra Defranza afferma di desiderare una lunga camicia da notte, adeguata alla sua altezza, delicata sulla pelle, confortevole e durevole nel tempo. Dà vita, così, alla sua prima creazione, la camicia Ofelia. La linea di pigiami ideata dalla designer si amplia, poi, in una collezione di abbigliamento. Una collezione che ripone nel guardaroba un numero limitato di pezzi, in linea con l’idea della stilista di possedere pochi capi nell’armadio ma di qualità.
Morbidi, avvolgenti, versatili, delicati, i capi di Alessandra Defranza sono il risultato di una lunga ricerca tessile che la conduce all’invenzione di un tessuto unico.
Prodotto dall’azienda pistoiese Teb Eco Biologico, il filato deriva dall’abbinamento delle alghe islandesi essiccate alla cellulosa, per aumentarne la resistenza. Un processo innovativo ed ecologico che incorpora saldamente l’alga in una fibra di cellulosa naturale, la quale ne preserva le virtù anche dopo molti lavaggi. La fibra Tabinotabi è ricca di vitamine, oligoelementi, amminoacidi e minerali, motivo per cui riesce a proteggere la pelle, lenendone il prurito e riducendone le infiammazioni. La raccolta delle alghe avviene attraverso un metodo green che permette di prelevare solo la porzione superiore della superficie algosa, la quale si rigenera spontaneamente. Il design delle linee dei suoi modelli è pulito, essenziale, timeless. Alessandra disegna delle forme versatili e facilmente adattabili ai cambi di taglia e al mutamento continuo della moda. L’augurio che la stilista si auspica è quello di rendere i suoi abiti dei capi transgenerazionali, che siano ereditati di mamma in figlia. Anche la scelta di eliminare elementi elasticizzati si rivela fedele allo spirito sostenibile della linea di abbigliamento. Il ciclo di produzione è a circuito chiuso e senza rilascio di rifiuti chimici.
La tintura del capo è tutta nelle tonalità del bianco, realizzata con componenti naturali e a basso impatto ambientale.
Le sperimentazioni cromatiche di Alessandra prevedono anche colorazioni ottenute dalla curcuma e dal caffè, oltre che dal vino e dalla cioccolata. I modelli della collezione si declinano in completi di pantaloni pajamas e casacca, abiti con preziose spalline sottili da indossare per una sera estiva in riva al mare o per la visione della prima di uno spettacolo teatrale. La comodità e la pregiatezza del tessuto rendono il capo adatto a tutti i momenti della giornata. Una recente novità è rappresentata dallo sviluppo di due nuove linee: quella di t-shirt in jersey di alga in sette colori e quella di lenzuola di menta e lenpur; quest’ultimo filato deriva da un abete bianco del nord America.
Ai piedi delle clienti di Tabinotabi, si osservano delle ciabatte friulane che Alessandra
disegnava e vendeva nel suo precedente negozio. Un negozio che, prima di diventare un vero e proprio punto vendita, nasce come una semplice bancarella ai piedi del Ponte di Rialto che la designer condivide, per molti anni, con il marito. La stilista trova, nell’essenza della sua attuale boutique, l’anima della città veneziana che la ospita: Tabinotabi è il fiore sbocciato dalle innumerevoli avventure di Alessandra.
Un fiore i cui petali sono come uno scrigno che racchiude segreti e bellezza e, proprio come la città di Venezia, nasce e dipende dall’acqua.
Il brand trova, appunto, nelle alghe marine l’origine del filato principale dei suoi capi. Anche il gioco fonetico del suono “tabi”, che in giapponese significa “viaggio”, si configura come un gioco di negazione linguistica. Il senso della parola è quello di viaggiare, ma senza farlo concretamente. Si riferisce al viaggio della memoria nel tempo, al viaggio dell’immaginazione che muove i suoi passi su un percorso estetico interiore di ricerca del bello, di selezione e di avanguardia. La natura avventuriera e sognatrice di Venezia risorge ogni giorno nei valori del brand e della sua fondatrice. Alessandra, ritrova un emporio di culture, una cerniera di collegamento tra oriente e occidente, crocevia di esploratori e di mercanti.
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