Gwen Stefani è per molti fan del pop una delle artiste che più cambi di look e di stile musicale ci ha regalato nel corso degli anni. La cantante statunitense si è fatta conoscere e apprezzare anche e soprattutto alla luce del suo trasformismo e di una versatilità che in poche altre colleghe sono riuscite a sfoggiare. Una varietà di mood che non ha certo snaturato la sua essenza musicale, trascinante, poliedrica e originale.
Fra le curiosità su Gwen Stefani che vale la pena ricordare ai più giovani c’è di certo il suo ruolo chiave nella band “No Doubt”.
Ve la ricordate la hit Don’t speak? Siamo certi di sì, soprattutto se fate parte della generazione dei Millennials. La canzone era il singolo di punta di Tragic Kingdom diventato uno dei pezzi di maggior successo del 1996. Ma non è con il disco in questione che Gwen Stefani mosse i primi passi nel mondo della musica. Dobbiamo infatti ritornare al 1987 per ascoltare per la prima volta la sua voce in una canzone, per la precisione in quelle della band fondata insieme al fratello, Eric Stefani. Il debutto vero e proprio come vocalist dei No Doubt arriverà qualche anno dopo, nel 1992, quando il collettivo riuscirà a pubblicare il disco d’esordio. A partire da questo momento prenderà il via la loro scalata verso l’Olimpo del punk.
Nei primi anni, Gwen Stefani è la leader carismatica di una band che fa scatenare i fan sotto palco grazie ad un rock dalle mille contaminazioni al quale è impossibile resistere.
I No Doubt negli anni d’oro non ci hanno regalato soltanto languide ballad, ma anche pezzi decisamente più movimentati come il singolo Just a girl. Probabilmente, però, è con l’album Rock Steady che per la band arriva finalmente la tanto attesa consacrazione internazionale. Gwen Stefani si ritrova così alla guida di un gruppo ispirato dalla musica dancehall, di origine giamaicana. Ed è con questo nuovo approccio che l’artista riesce a regalarci perle d’autore come Hey Baby, Hella Good o ancora la dolce Underneath it all. Alcune di queste sonorità, inoltre, Gwen le riprenderà anche successivamente, in alcuni pezzi dei suoi album solisti.
Nel 2004, senza lasciare la sua band, Gwen Stefani dà il via al suo cammino in solitaria e lo fa con un bel cambio di look.
Love Angel Music Baby segna il passaggio ad una Gwen decisamente più pop, al passo con le nuove tendenze musicali, moderna e sperimentatrice. Il primo singolo What you waiting for? Segna un momento fondamentale, lo sbarco al mainstream da classifica con un tocco deciso dal sapore giapponese. Per tutta la fase promozionale di questo fortunatissimo progetto discografico la cantante si fa accompagnare dalle ragazze di Harajuku, un gruppo di giovani giapponesi provenienti da un quartiere di Tokyo dal look kitsch inconfondibile. Questa discografica mise Gwen Stefani su un piedistallo rispetto alle sue colleghe pop, trasformandola in una diva sopra le righe di cui seguirne i passi.
La Rich Girl (per citare una sua canzone con Eve) sterza ulteriormente verso l’elettronica e l’alternative con The Sweet Escape, un disco forse più confusionario del primo ma non per questo meno valido. All’album lavora un produttore di punta del mondo urban come Pharrell Williams, che ritroveremo anche nell’oscura Can I Have it Like That?
Poteva una bionda di successo come Gwen, a questo punto, non diventare oggetto di scherno da parte della più grande di tutte?
In un’intervista di qualche anno fa, Madonna aveva lanciato una frecciatina alla collega, sottolineando come quest’ultima, con il suo taglio di capelli biondo, con la sua passione per il mondo fashion e il suo marito britannico l’avesse in qualche modo copiata. Chi lo sa se Madge si sarebbe mai aspettata che ad un certo punto Gwen Stefani avrebbe lasciato il suo amore londinese Gavin Rossdale per sposare il musicista (americanissimo) Blake Shelton? Arrivati a questo punto, dunque, fra la regina del pop e Gwen Stefani resterebbero soltanto due punti in comune. Questo, ovviamente, fino al prossimo cambio di look di una delle due artiste.
La speranza, – chissà che possa avverarsi -, è che Gwen Stefani possa tornare (magari con outfit e una pettinatura nuovi?) a fare musica con i suoi No Doubt. Sarebbe davvero una bella ventata di freschezza per una scena femminile ormai schiava delle piattaforme di streaming e priva di quel sacro fuoco della musica che molti artisti anni ’90, come Gwen, ci avevano dimostrato di avere.
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