In un dialogo potente tra moda e arte, la mostra “La forza del colore. Roberto Capucci a Villa Pisani” celebra la visione unica di un maestro assoluto dell’haute couture italiana. Tra sale affrescate e scenografie aristocratiche, le creazioni di Roberto Capucci tornano a raccontare il potere narrativo del tessuto, del taglio e soprattutto del colore, da sempre cifra distintiva della sua estetica.

Abito da uomo, 1987 - Life&People Magazine

Abiti come sculture emozionali

Entrare nelle sale della mostra è come immergersi in un universo parallelo, dove la moda non ha più la funzione di vestire, ma quella di emozionare. Gli abiti di Capucci non seguono le tendenze, non rispondono al calendario delle stagioni. Sono architetture dell’anima, strutture plasmate dal tessuto che sfidano le regole della gravità e della funzionalità. Ogni drappeggio, ogni volume, ogni piega non è solo gesto tecnico ma espressione di un’intenzione: costruire una forma che dialoghi con lo spazio. La moda, per Capucci, non è un accessorio dell’identità. È l’identità stessa.

Abito-scultura, 1992. Foto di Claudia Primangeli. Su gentile concessione di Fondazione Roberto Capucci - Life&People Magazine

Il colore come linguaggio assoluto

Se la silhouette è costruzione, è il colore a essere racconto. Capucci lo usa come un pittore rinascimentale: con accostamenti audaci, intensità improvvise, armonie impreviste. Nessuna sfumatura è casuale, nessuna tinta è subordinata. Il colore in Capucci è gesto espressivo, è scelta etica, è dichiarazione estetica. In mostra, i visitatori attraversano una tavolozza vivente: dalle tonalità più acide e pop degli anni Ottanta, fino alle composizioni più liriche e monocrome, ogni abito diventa manifesto cromatico. La mostra su Roberto Capucci diventa così un viaggio nel cuore pulsante della sua visione creativa.

Villa Pisani: la cornice che racconta

Scegliere Villa Pisani, la regina delle ville venete, come sede di questa mostra, non è solo un omaggio alla bellezza dell’architettura palladiana, ma un modo per amplificare il valore artistico delle creazioni di Capucci. La monumentalità degli spazi, gli stucchi, i pavimenti a scacchiera e i saloni storici entrano in risonanza visiva con le opere esposte. Non si tratta solo di allestire una mostra, ma di costruire un’esperienza immersiva. Qui la moda dialoga con la storia, con il tempo e con la memoria. I manichini si stagliano come totem, i tessuti sembrano respirare con le pareti affrescate: ogni elemento della mise en scène contribuisce a rendere l’esposizione un’esperienza quasi teatrale.

Roberto Capucci - Life&People Magazine

Chi è davvero Roberto Capucci?

Considerato uno dei più grandi innovatori della moda italiana, Roberto Capucci nasce nel 1930 a Roma. Dopo gli studi all’Accademia di Belle Arti, fonda la sua casa di moda giovanissimo, debuttando sulle passerelle romane nel 1951. Già all’inizio della sua carriera, mostra un approccio rivoluzionario: non pensa agli abiti come strumenti per esaltare il corpo femminile, ma come opere autonome, strutture che dialogano con lo spazio, la luce, la geometria. Negli anni Sessanta e Settanta, Capucci abbandona progressivamente il sistema delle sfilate stagionali per dedicarsi alla pura ricerca formale. I suoi abiti diventano più scultorei, e si fa sempre più marcato il rifiuto della funzionalità. Nel 1995, è il primo stilista vivente a essere esposto al Museo di Arte Contemporanea di Filadelfia. Da lì in poi, il suo nome entra stabilmente nei circuiti dell’arte museale, e le sue opere vengono custodite in collezioni pubbliche e private in tutto il mondo. Capucci è stato un artigiano visionario e un intellettuale del tessuto. Nella sua lunga carriera ha rifiutato logiche commerciali, sponsor e pressioni dell’industria. Per questo, è considerato una figura quasi mitologica, capace di preservare l’integrità della propria ricerca in un settore in continua trasformazione.

Oltre il tempo: Capucci come artista totale

Uno degli aspetti più potenti della mostra è proprio la sua capacità di trascendere la moda come fenomeno effimero. Roberto Capucci è stato un visionario, capace di anticipare la riflessione sulla moda come linguaggio visivo autonomo. Non a caso è stato celebrato anche in contesti museali, dalla Biennale di Venezia al Philadelphia Museum of Art, molto prima che la parola “fashion” entrasse stabilmente nel vocabolario dell’arte contemporanea. La sua opera parla di rigore, di sperimentazione, di solitudine creativa. Capucci ha sempre rifiutato compromessi con l’industria, mantenendo un approccio quasi ascetico al suo mestiere. In tempi dominati da logiche commerciali e narrazioni social, la sua figura appare oggi più che mai necessaria.

Abito Bougainville, 1989 - Life&People Magazine

Un omaggio dovuto e necessario

“La forza del colore” non è solo una mostra celebrativa, ma un atto culturale. È un invito a rallentare, a osservare, a sentire. A comprendere che la moda, nelle mani giuste, può farsi pensiero visivo, può entrare in un museo senza perdere potenza, può emozionare anche al di fuori delle passerelle. Questa esposizione è anche un monito per il presente: per fare grande moda non bastano i numeri, servono visione, linguaggio, coraggio. E Capucci, con le sue creazioni senza tempo, ci ricorda che il bello — quello autentico — ha ancora molto da dire.

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