Quando si pensa al Brasile, spesso l’immaginario corre veloce verso cliché: samba, spiagge, carnevale, corpi danzanti. Ma c’è un altro Brasile, più silenzioso e sofisticato, che sta emergendo con forza nel panorama globale della creatività. È quello della cultura carioca contemporanea, un movimento estetico e culturale che abbraccia moda, design, cibo e lifestyle con una nuova visione: colorata, sostenibile, afrocentrica e profondamente identitaria.

Dendezeiro
Moda carioca: texture tropicali e identità fluide
Le nuove generazioni di stilisti brasiliani stanno riscrivendo il linguaggio della moda partendo da Rio de Janeiro e São Paulo, contaminando i codici classici con elementi dell’eredità afrobrasiliana, della cultura queer e dell’artigianato locale. Brand come Meninos Rei, Isaac Silva, Dendezeiro e FARM Rio si stanno affermando per le loro collezioni dove il colore non è solo estetica ma dichiarazione di libertà.

Meninos Rei
Gli abiti diventano manifesti politici e poetici, dove la fluidità dei tagli incontra tessuti recuperati, stampe che raccontano storie e volumi che celebrano la molteplicità dei corpi. In passerella (e fuori) si vedono capispalla in lino tinto a mano, tute over dalle tinte accese, top destrutturati che sfidano la simmetria, ma anche riferimenti spirituali alla religiosità afrobrasiliana, con capi ispirati a orixás e divinità sincretiche. Il risultato è una moda che non chiede il permesso, ma che rivendica uno spazio nel sistema globale, portando con sé la forza di una cultura visiva complessa e necessaria.

Isaac Silva

FARM Rio
Design brasiliano: la casa come tempio del colore
In parallelo, anche il mondo del design d’interni vive un momento di rinascita. Ispirati dal paesaggio e dai ritmi del Sud, architetti e designer come Sergio Matos, Humberto da Mata e Estúdio Rain stanno reinterpretando il concetto di casa come luogo emozionale, fatto di materiali organici, arredi scultorei e spazi che invitano alla lentezza.

Estudio Rain, ORBE, Aluminium and brass table lamp
Nelle case brasiliane troviamo pareti dipinte a mano, mobili in legno tropicale, ceramiche imperfette e tappeti intrecciati a mano. Il minimalismo europeo cede il passo a un maximalismo caldo e accogliente, dove ogni oggetto racconta una storia. Gli interni diventano estensioni della personalità, luoghi da vivere a piedi nudi, con la luce naturale che diventa parte dell’arredamento.

Humberto da Mata
Il gusto tropicale: food culture e storytelling culinario
Ma il Brasile si racconta anche a tavola. In città come Rio e São Paulo, la nuova cucina carioca fonde tradizione, sostenibilità e sperimentazione. Chef emergenti rivisitano i piatti storici con ingredienti autoctoni e tecniche contemporanee, dando vita a una food culture che è al tempo stesso comfort e avanguardia.
A Milano, il ristorante Bistrot a Casa di Manuella e Patrícia, si è fatto notare per una proposta che rilegge la cucina tropicale tradizionale in chiave elegante: fejoiada, moqueca baiana, churrasco, tapioca croccante con gamberi e lime, cocktail a base di cachaça premium e frutta amazzonica. Un’esperienza multisensoriale attraverso i sapori, i racconti e le memorie del Minas Gerais che traduce lo spirito carioca in piatti vivaci, estetici e gustosi. Entrare qui è un po’ come immergersi nelle pagine di un romanzo di Jorge Amado, grande scrittore brasiliano. Il cibo diventa così un linguaggio culturale, uno strumento per raccontare le radici e immaginare il futuro.
La pelle della cultura: il Brasile come laboratorio beauty
Ma è nel beauty brasiliano che la rivoluzione sensoriale si fa ancora più potente. In Brasile, la bellezza non è performance: è un diritto, un’abitudine, una forma di appartenenza. E il mondo se ne è accorto. Oggi, il Brasile è tra i top 5 mercati globali della cosmetica e cresce ogni anno di oltre il 7%, con una previsione di superare i 42 miliardi di dollari entro il 2025.
Non è solo questione di numeri: è questione di visione. Marchi come Natura Cosméticos, Simple Organic, Baims o Care Natural Beauty non vendono solo prodotti, ma raccontano un’etica tropicale. Ingredienti come buriti, açaí, cupuaçu e andiroba sono formulati con rispetto per la biodiversità, le comunità indigene e la pelle reale. La parola chiave è “pele bonita”: pelle viva, luminosa, imperfetta. Non si cerca l’effetto filtro, ma una bellezza che respira.
Il make-up è leggero, solare, sensuale. Il concetto di glow è naturale, mai costruito. Le campagne mostrano corpi afrodiscendenti, capelli ricci lasciati liberi, volti non ritoccati. Il risultato? Una bellezza narrativa, comunitaria, profondamente brasiliana ma universale.
Corpo, danza e ritualità urbana
Nella cultura carioca, il corpo è un canale espressivo primario. Dai balli urbani come il passinho fino alle performance nei club queer di Lapa, il corpo è al centro di una narrazione identitaria potente. Non si tratta solo di danza, ma di ritualità contemporanea: ogni movimento racconta resistenza, gioia, appartenenza.
Anche nella moda, i corpi sono reali, vissuti, lontani dagli stereotipi occidentali. Le campagne pubblicitarie celebrano cicatrici, tatuaggi, diversità di genere e forme. La bellezza carioca non è definita da taglie o simmetrie, ma dal modo in cui si abita lo spazio, si indossa il colore, si celebra se stessi.
Un’estate diversa, con occhi nuovi
Il Brasile ci invita a ripensare l’estate come esperienza sensoriale e culturale, non solo come vacanza. La cultura carioca offre un immaginario fresco, profondo, alternativo al solito binomio “moda da spiaggia + tropical chic”. È una cultura che va ascoltata, toccata, vissuta, più che solo osservata. È un invito a indossare il colore come atto politico, arredare con passione, mangiare con lentezza, muoversi con consapevolezza. E forse, in un’epoca di immagini costruite e gusti standardizzati, questa nuova onda carioca è esattamente ciò di cui abbiamo bisogno: una visione vibrante e autentica di cosa significa essere contemporanei.