In un’epoca dominata dall’incertezza e da un costante bisogno di riconnessione interiore, la moda torna a guardare alla spiritualità come fonte di ispirazione. Non si tratta di religione in senso stretto, ma di un’estetica del sacro, di una ritualità simbolica che si insinua nei tessuti, nelle forme e nei gesti. L’abito rituale rinasce in passerella, non come nostalgia, ma come risposta contemporanea ad un vuoto di senso.

Moda e religione si uniscono in passerella guardando alla spiritualità - Life&People Magazine

Quando la moda diventa rito

Ogni sfilata è, in fondo, un rito collettivo: ma negli ultimi anni, il confine tra spettacolo e cerimonia si è fatto ancora più sottile. Le collezioni sembrano costruite come liturgie laiche, in cui moda e spiritualità si fondono per evocare altri mondi. Pensiamo a Maria Grazia Chiuri per Dior, che ha spesso fatto sfilare le modelle in ambientazioni evocative: boschi misteriosi, templi immaginari, cattedrali di luce. Le sue collezioni intrecciano femminismo, mitologia, astrologia, portando in scena simboli esoterici e spiritualità ancestrale. In una delle sue collezioni più iconiche, Chiuri ha collaborato con artiste e ricamatrici del Sud Italia, richiamando tradizioni popolari e spirituali. L’abito, in questo contesto, diventa oggetto sacro, testimonianza di memoria e identità collettiva.

Dior Haute Couture 2022 - Life&People Magazine

Tessuti sacri, tagli rituali

Non è solo il simbolismo a tornare in auge, ma anche l’uso di tessuti e lavorazioni che rimandano alla dimensione del sacro. Il velluto profondo, le sete ecclesiastiche, i broccati dorati ricordano gli abiti liturgici, rielaborati in chiave contemporanea. Alcuni designer recuperano capi cerimoniali orientali o africani per trasformarli in capi moda, privati del loro contesto religioso ma non del loro carico simbolico.

Gianfranco Ferrè fw 2000 - Life&People MagazineÈ il caso di Marine Serre, che spesso gioca con l’estetica musulmana reinterpretando il velo, o di Rick Owens, che da sempre costruisce un vocabolario di forme monastiche, volumi ieratici, quasi scultorei. In questi casi l’abito non è semplice moda: è rito, trasformazione, gesto iniziatico.

Il bisogno di senso e di lentezza

Questo ritorno alla spiritualità nella moda non è casuale. Dopo anni di eccesso, fast fashion e iperconsumo, l’abito torna a essere significato prima che tendenza. Il corpo si veste non per mostrarsi, ma per proteggersi, per connettersi a qualcosa di più grande, più lento, più profondo. La pandemia ha acuito questo bisogno: chiusi nelle case, privati dei riti collettivi, abbiamo riscoperto il valore di ogni gesto, anche il più semplice. E la moda ha risposto. Alcuni brand hanno iniziato a proporre capsule dai nomi evocativi: “Meditation”, “Awakening”, “Elevation”. I colori si sono fatti più neutri, i tessuti più avvolgenti, le forme più intime.

Marine Serre velo FW 18 - Life&People Magazine

Paola Chiave e l’analisi del sacro nell’abito

Una delle studiose più interessanti su questo fronte è Paola Chiave, esperta di semiotica della moda. Nei suoi interventi, sottolinea come l’abito sia da sempre spazio simbolico, capace di raccontare l’identità e di segnare i momenti di passaggio. Il matrimonio, il lutto, la nascita: ogni fase della vita ha un proprio codice vestimentario. La moda, recuperando questi codici, reintroduce il senso del tempo, della trasformazione, della ciclicità. Ciò che vediamo oggi è una re-invocazione del sacro attraverso forme estetiche. Il sacro non come religione, ma come “tensione verso l’alto”, bisogno di verticalità in un mondo troppo orizzontale. In questo senso, anche una collezione può essere una preghiera.

Jean Paul Gaultier FW 16-17 Haute Couture - Life&People Magazine

Spiritualità e moda: un dialogo che parla al futuro

L’interesse verso la spiritualità non è solo un’estetica passeggera. È parte di una più ampia rivoluzione culturale, in cui il consumatore cerca profondità, autenticità, narrazione. Vuole comprare meno, ma meglio. Vuole sapere da dove viene ciò che indossa, chi lo ha fatto, e cosa rappresenta. Alcuni brand hanno iniziato a collaborare con maestri artigiani, monasteri, comunità spirituali. Altri inseriscono nei capi simboli antichi: spirali, mandala, rune, lettere sacre. È un ritorno all’essenza, ma anche una nuova forma di storytelling, in cui l’abito è portatore di significato, non solo di stile.

Moda e religione in passerella - Life&People Magazine

L’abito come gesto sacro

In un mondo accelerato, la moda può diventare atto spirituale non per fuggire dalla realtà, ma per rileggerla attraverso simboli, per darle peso, lentezza, verità. Il ritorno dell’abito rituale è un segno dei tempi: un invito a ricucire lo strappo tra corpo e spirito, tra estetica e significato. E forse, anche un modo per ritrovare, attraverso la bellezza, una forma di sacralità perduta.

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