Esiste un rapporto a doppio filo tra la moda e le anime giapponesi. Lo Studio Ghibli, da sempre simbolo di magia e tradizione, ha recentemente assistito a un’improvvisa rivisitazione nelle immagini generate dall’intelligenza artificiale, che hanno fatto scalpore sui social tra entusiasmi e qualche polemica. Ma se l’arte digitale ha reso omaggio alla sua estetica iconica, lo stesso Studio ha da tempo conquistato anche il mondo della moda, con un’influenza che spazia dalle passerelle più prestigiose alle collezioni di prêt-à-porter. Dai colori onirici di Spirited Away ai personaggi indimenticabili di Totoro, l’universo Ghibli è diventato fonte inesauribile di ispirazione, in grado di attraversare i confini tra cinema, arte e design.
Moda e anime giapponesi: un connubio di magia e stile
Il legame tra la moda e la cultura nipponica non è certo una novità, ma affonda le sue radici ben prima delle attuali contaminazioni pop. Già negli anni ’80 e ’90, infatti, si delineava un’affinità estetica profonda, destinata a evolversi e consolidarsi nel tempo. Oggi, però, le maison non si limitano più a richiamare tagli, texture e palette cromatiche d’ispirazione orientale, ma attingono in modo diretto all’immaginario anime, abbracciando una nuova sensibilità visiva. Seguono un’estetica inedita, dettata dalla loro stessa clientela, e reinterpretano il concetto di kawaii — lo stile che celebra l’innocenza fiabesca di manga e videogame — elevandolo a un ideale di raffinatezza dal sapore tutto occidentale. A testimoniarlo, tantissime collaborazioni tra griffe del calibro di Prada, Supreme, Louis Vuitton e opere cult come Final Fantasy XIII-2, Akira, One Piece e Dragon Ball, che suggellano l’unione tra due mondi apparentemente distanti ma sempre più connessi.
Un’infinita ispirazione per la moda
È evidente come lo Studio Ghibli crei un ponte fra l’Occidente e la cultura giapponese, e la sua influenza nella moda è un fenomeno in continua evoluzione. Non solo ha ispirato Vivienne Westwood, Alexander Mcqueen e Chloè, ma recentemente anche Loewe ha lanciato una seconda capsule collection ispirata al leggendario studio d’animazione. Il brand ha portato in passerella i personaggi di “La Città Incantata”, mentre lo scorso anno, sempre Loewe aveva dedicato una collezione a “Il Mio Vicino Totoro”.
Anche i grandi stilisti come Yohji Yamamoto, con la visione del nero, colore simbolo dell’ombra e della tradizione giapponese, e Rei Kawakubo, fondatrice di Comme des Garçons, hanno saputo mescolare influenze giapponesi e occidentali, creando opere che evocano l’immaginario di Ghibli: un incontro tra il mondo onirico delle sue animazioni e l’universo stilistico del mondo della moda. Tuttavia, le collaborazioni dello studio con il fashion system non si limitano a brand di lusso. Già nel 2017 aveva lanciato GBL, un proprio marchio moda con boutique fisiche in Giappone; questo ne segnò l’ingresso in un contesto commerciale più ampio, dove la fusione tra l’estetica dei film e il mondo del design si fece sempre più forte.
Contaminazioni con l’Occidente
Si tratta di una contaminazione reciproca: lo Studio Ghibli non è solo un punto di riferimento per gli amanti dell’animazione, ma rappresenta un perfetto esempio di come la cultura nipponica abbia saputo contaminarsi con l’Occidente. Un fenomeno che emerge chiaramente anche nei costumi dei protagonisti dei film di Miyazaki. Prendiamo ad esempio Tombo, uno dei personaggi principali di Kiki’s Delivery Service, che indossa sneakers e t-shirt, un chiaro riferimento all’Occidente che si mescola con l’estetica giapponese. Lo stesso discorso vale per Chihiro, la giovane eroina di Spirited Away, il cui look, pur rimanendo fortemente legato alla tradizione nipponica, presenta tratti che richiamano uno stile più globale e cosmopolita, dando vita ad un’estetica ibrida, unica nel suo genere.
Dallo schermo alla moda: lo studio Ghibli in passerella
Lo studio continua a esercitare un fascino profondo sull’immaginario collettivo, anche in un’epoca in cui le rappresentazioni digitali e le immagini generate dall’AI tentano di emularne l’incanto. Ghibli ha dimostrato che l’arte può andare oltre, che una visione animata può attraversare epoche e generi, rimanendo viva anche attraverso la moda. Con ogni nuova collezione, infatti, la sua estetica si reinventa, senza perdere mai quella capacità di emozionare e di raccontare una storia che viene amata in ogni angolo del mondo.