«Would you like some more honey, Her Majesty?»: questa la formula con cui tutte le mattine l’addetto al royal breakfast si rivolge a Camilla Parker Bowles, la Regina consorte che in inverno ama iniziare ogni giornata con un piatto di porridge addolcito da delizioso miele delle arnie di Ray Mill. Re Carlo è ghiotto, invece, di Cheesy Baked Eggs: un tortino di spinaci, pomodori e uova, ricoperto da abbondante formaggio filato. La Regina Elisabetta non gradiva la pasta, mentre Vittoria mangiava costantemente torte, frutta e dolci. Giorgio V preferiva il curry su ogni piatto, al contrario di Edoardo VII che amava il più classico dei roastbeef e lo stufato irlandese. Questi e tanti altri segreti reali sono custoditi nel libro appena pubblicato da Guido Tommasi Editore: “La cucina e la corona”, volume che racconta le ricette preferite dai sovrani che si sono succeduti sul trono inglese dal secolo scorso ad oggi.
Sfogliare le pagine di questo libro – scritto dal figlio della Regina consorte Camilla – è come entrare idealmente nelle cucine reali della corona d’Inghilterra. Frutto di lunghe ricerche fra archivi, lettere, diari, libri di cucina e biografie, racchiude più di cento ricette facilmente replicate anche dai sudditi.
Re Carlo: un vero foodie
Prima di Tom Parker Bowles, altre autorevolissime fonti avevano già svelato i piatti preferiti dagli inquilini di Buckingham Palace. Uno di loro fu Darren McGrady, lo chef che per quindici anni cucinò per la famiglia reale inglese. Nelle sue rivelazioni, Re Carlo III viene presentato come raffinato gourmet e tenace sostenitore dell’agricoltura biologica; scrupoloso e informato, si interessa meticolosamente circa la provenienza degli ingredienti dei piatti cucinati nelle royal kitchens. Una adorazione particolare, la sua, verso il risotto con l’agnello e i funghi porcini, che egli stesso si diletta a raccogliere nei boschi della tenuta di Balmoral.
L’attuale Re nutre anche una passione smisurata per i formaggi, soprattutto quelli britannici, tanto da aver fortemente caldeggiato durante il lockdown l’acquisto di prodotti caseari direttamente dai piccoli produttori locali o negli spacci dei caseifici limitrofi, per contribuire al sostegno della filiera made in UK. Un altro informatore reale – l’ex addetto stampa del re – riferisce che Carlo III siederebbe a tavola solo per la (lauta) colazione e per il dinner time, che arriva ogni sera puntuale alle 20.30, saltando il pranzo e concedendosi solo qualche snack leggero nell’arco della giornata.
Dai banchetti sontuosi ai pasti frugali
Finiti i tempi dei simposi all’insegna del lusso e della cucina degli eccessi quando i grandi chef del passato avevano la libertà e le risorse per preparare menù elaborati e complessi, che accostavano sovente ingredienti britannici con le più raffinate tecniche francesi. Con il trascorrere del tempo, pranzi e cene sono diventati meno formali ed estenuanti, così come è diminuito il numero di portate per pasto, fino ad arrivare alla sostanziale semplicità e la frugalità dell’ultimo monarca inglese.
Re Carlo è un vero amante del km 0, nonché un fine intenditore di birre, in piena tradizione british. Sempre tra gli aneddoti raccontati da Tom Parker Bowles, si apprende che sulla tavola regale è bandito l’aglio, la carne cruda, i crostacei e le ostriche. Severamente vietato il foie gras, abolito dal sovrano inglese, da sempre attento alle questioni che riguardano il benessere animale. L’unico rito che resiste nel corso dei secoli è quello del tè delle cinque. L’high tea venne inaugurato dalla Regina Vittoria il giorno della sua incoronazione (1838) nei salotti di Buckingham Palace e da allora rappresenta rito irrinunciabile per i membri della Royal Family.
Il tavolo reale accoglie teiera, tazze e piattini con biscotti secchi
e shortbread al burro e vaniglia, ma anche gli scones, piccoli panini al latte serviti tiepidi e farciti con panna montata, confetture di frutta fresca o frutta sciroppata, oltre agli immancabili sandwiches salati con salmone, prosciutto e formaggio. La vera raccomandazione di Re Carlo, a prescindere dall’orario e dal pasto, è una sola:
“Sempre, quando possibile, utilizzare ingredienti organici e locali”.