Quando viaggia, la creativa Helga Stentzel porta sempre in valigia due fili per stendere: uno azzurro che si fonde bene con il cielo e uno verde-beige per gli sfondi con erba o sabbia, oltre all’inseparabile fotocamera, ovviamente. Servono a realizzare la scenografia dei suoi stravaganti e ormai iconici artwork raffiguranti silhouette di animali appese ai fili del bucato. L’orso polare, fotografato in Russia, dinanzi a dolci pendii innevati, il cammello tra le dune del deserto, la mucca ai pascoli verdeggianti. Animali non in carne e ossa ma in tessuto e fantasia, assemblati con i capi d’abbigliamento che escono direttamente dalla lavatrice. Calzini che trasmutano in colombe svolazzanti tra i campi di papaveri, t-shirt a righe che richiamano le fattezze di una zebra, un giacchetto di pile morbidamente steso per simulare il corpo appeso di un bradipo, ma anche la giacca e il pantalone di una tuta a figurare un elefante.
L’arte del riutilizzo
“Per l’immagine del dinosauro ho creato la testa con i pantaloncini di mio marito, il resto dello scheletro è stato interamente composto con biancheria acquistata per l’occasione, ma è davvero raro che compri tanti pezzi per una sola foto» spiega la visual artist”
uno dei messaggi che vorrei passasse dalle mie installazioni è quello della bellezza che nasce dalle piccole cose, dagli oggetti di uso quotidiano, dai rituali che pratichiamo ogni giorno» e così un’espressione artistica può sfruttare anche una pratica noiosa come quella di stendere i panni lavati.
«Sono sempre stata una persona creativa, e il crescere in Unione Sovietica mi ha insegnato molto sul riutilizzo, il reinventare e il creare cose da zero»
prosegue la pluripremiata artista nata di Siberia nel 1986, laureata in Graphic Design e Pubblicità alla Central Saint Martins (nota scuola di moda londinese) e attualmente insediata nella capitale britannica.
Still-life, collage e illustrazione: gli ingredienti del surrealismo domestico
Helga Stentzel condivide l’approccio di numerosi colleghi artisti e fotografi che hanno scelto di fare degli oggetti comuni i protagonisti delle loro creazioni, quelli che ci passano sotto gli occhi ogni giorno e che per questo tendiamo a considerare banali e privi di personalità
«Ho trovato molto importante sia la funzionalità che il fascino visivo dei miei progetti, da qui il mio desiderio di mescolare arte e fai da te. Inoltre, mi piace quando le mie cose sono multitasking»
rivela candidamente l’artista vincitrice nel 2020 del premio Food Art Creator of the Year e protagonista di numerose mostre collettive a New York, Londra e Seoul. Un’arte che può essere definita surrealismo domestico: trovare la magia nel banale, vedere la bellezza nelle imperfezioni e connettersi alla realtà quotidiana in un modo nuovo.
«Adoro notare somiglianze giocose, che si tratti di un maglione steso che sembra un cavallo o di una fetta di pane che ricorda la testa di un cane. Questo è il punto di partenza»
secondo la creativa russo/londinese il resto viene dalla sapiente combinazione di fotografia still-life, collage e illustrazione.
Giocare con la pareidolia per tornare un po’ bambini
Le sculture appese sullo stendibiancheria chiamate Clothes Line Animals non sono altro che fotomontaggi che giocano con la pareidolia (la tendenza subconscia del cervello umano ad attribuire un’animazione agli oggetti) per indurre l’osservatore a ristabilire un contatto con l’io bambino e a riscoprire il fascino dei piccoli oggetti che popolano le nostre case.
«Tutto è iniziato con l’osservazione senza aspettativa, come facciamo noi quando, sdraiati sulla sabbia, contempliamo la forma delle rocce o la forma delle nuvole e cominciamo a immaginare oggetti e animali»
racconta Helga, che nella sua arte ha assemblato tessuti colorati, calze, camicie, ma anche pane, spaghetti, banane, torte, gelati, uova, pezzi di tastiera, per dare libero sfogo a tutta la sua creatività e dar vita a opere uniche, di un’ironia dissacrante, un’estetica gentile e una genuinità infantile.