Scegliere un ricordo di Alain Delon è come provare a racchiudere in poche e semplici battute la vita di qualcuno che ha segnato la storia artistica del secolo scorso. A 88 anni, e dopo un’esistenza vissuta sempre alla luce dei riflettori, l’attore francese s’è spento nella sua casa di Douchy, nella regione del Centro-Valle della Loira, attorniato dall’affetto dei suoi familiari. Sono stati loro stessi, a dare l’annuncio della sua morte: poche parole per annunciare al mondo la ferale notizia e, al contempo, per chiedere a tutti il massimo rispetto in un momento tanto doloroso per tutti coloro che gli sono stati vicini fino alla fine.
Attore, regista e produttore cinematografico,
Delon è stato a lungo considerato vero e proprio sex symbol a livello planetario, con quello sguardo ipnotico capace di rendere unici i personaggi da lui interpretati nel corso della sua lunga e fortunata carriera artistica e quell’aurea di mistero, di malinconia e di solitudine a renderlo ancor più unico al cospetto degli occhi sognanti delle sue ammiratrici.
Una parabola tra alti, – molti -, e bassi, con un’inizio tutto in salita a causa della separazione dei genitori in tenerissima età e la difficoltà a trovare nella scuola quei risultati che, se colti, gli avrebbero consentito di spiccare il volo. Così non fu, tant’è che dopo aver intrapreso l’attività di salumiere finì per arruolarsi nella fanteria della Marina francese. Tre anni in Indocina, l’indisciplina a farla da padrona e il rientro in patria obbligato per poi sbarcare il lunario con lavori di fortuna.
In questo contesto trova la via dapprima per essere invitato al Festival di Cannes
e poi per raggiungere Roma alla ricerca di fortuna; l’esordio in “Godot” nel 1957 fu seguito un paio d’anni più tardi dalla consacrazione per l’interpretazione in “Delitto in pieno sole”, pellicola che lo rese famoso anche al di fuori dei ristretti confini transalpini. Da quel momento in poi la sua parabola puntò dritta verso l’alto, con l’abbraccio di Luchino Visconti a renderlo immortale nel suo “Rocco e i suoi fratelli” e quel Leone d’argento a Venezia ad aprirgli una fortunatissima parentesi dal sapore italiano.
Considerato l’uomo più bello al mondo,
Delon non s’accontentò del Bel Paese a suo naturale approdo, ma volle rientrare in Francia, paese nel quale contese a lungo a Jean-Paul Belmondo la palma del più noto d’oltralpe. Anche Hollywood, nel frattempo, lo corteggiò in più occasioni, ancorché la sua stella non ottenne mai quella lucentezza che all’epoca gli fu pronosticata dai più. Poco male, in fondo, considerato il successo planetario che comunque lo accompagnò per tutta la sua esistenza, una notorietà non scevra da invidie, pettegolezzi, gossip e tutto ciò che chiunque può ben immaginare quando il proprio volto è al centro del palcoscenico sempre e comunque, in ogni istante e a qualsivoglia latitudine.
Elencarne i successi sarebbe quasi riduttivo,
celebrare la vita sregolata che l’ha eletto a divo non renderebbe giustamente omaggio al genio di un artista capace di attraversare i decenni, di trasformarsi cammin facendo, di superare crisi e difficoltà per tornare sempre su, al suo posto, tra i più noti e inseguiti. Gli amori veri e presunti tali non si contano, dai matrimoni nascono tre figli, i flirt raccontati dai rotocalchi ne fanno una vera e propria icona del suo tempo, un monumento di Francia come definito proprio nelle ultime ore. Un ictus, nel 2019, ne cambia per sempre il destino, la malattia e la sofferenza ne hanno caratterizzato gli ultimi anni di un’esistenza goduta fino in fondo, ancorché carica di infelicità, di malessere interiore, di voci a superare la realtà, forse perfino peggiorandola rispetto a quel che era.
Con la sua morte se ne va un pezzo della storia del cinema,
un nome e un volto che rimarranno per sempre accesi nel firmamento di un mondo sì pieno di lustrini, ma anche difficile da attraversare nelle mode e nei gusti di un pubblico in costante cambiamento. Alain Delon tutto questo l’ha saputo fare, con le lacrime non scontate di Cannes che, cinque anni fa, l’hanno reso agli occhi del mondo tanto umano da apparire lontano anni luce da quel personaggio tutto d’un pezzo che l’aveva reso popolare ovunque.