Lo sport è un repertorio di discipline che mette alla prova gli atleti sul loro talento, la loro passione, la capacità di superare i propri limiti e di raggiungere ambiziosi traguardi. A tutto questo si aggiunge anche una buona dose di stile, dal momento che gli stilisti più affermati del settore fashion mettono le loro capacità sartoriali e il loro background nella moda a servizio dell’abbigliamento sportivo. Tutto questo si può riscontrare nelle Olimpiadi di Parigi, dove oltre la parata lungo la Senna, sfilano atleti come veri ambasciatori di stile, un ballett, però, ha scatenato polemiche per il suo significato ed è divenuto bersaglio di molte critiche.
Dal clero francese alla comunità cristiana italiana,
da alcuni importanti nomi della politica alla rete di utenti social, in molti si sono scagliati contro uno spettacolo che ha preso parte alla cerimonia di apertura dei giochi olimpici, ritenuta scandalosa e offensiva per le altrui culture. A poche ore dalla bufera mediatica, la società di spettacolo che ha diretto la performance non ha tardato a rivolgere le scuse a tutto il popolo del web con un post su X (ex Twitter), dichiarando che quanto visto dal mondo intero non voleva essere altro che l0a rappresentazione di una divinità greca. Quello che secondo molti è stato un affronto alla religione cristiana, quindi, sarebbe stato un invito a festeggiare con spensieratezza e gioia un evento di grande visibilità come l’inizio delle Olimpiadi.
Polemiche alle Olimpiadi di Parigi: cosa è successo?
Lo scorso 25 luglio, la cerimonia di apertura delle Olimpiadi Parigi, una manifestazione singolare per essersi svolta per la prima volta tra le strade e percorsi fluviali della Ville Lumiére, luogo simbolo del romanticismo e dell’alta moda. Dopo la spettacolare sfilata degli atleti, elegantissimi nelle loro divise firmate dai più celebri stilisti del mondo, e dopo l’impressionante performance di Celine Dion ai piedi della Torre Eiffel, un corteo di artisti si è esibito in una performance molto discussa.
E’ stato infatti rappresentato un balletto dove diversi personaggi che sembrano usciti da un racconto di fantasia si posizionano attorno a un uomo barbuto dipinto di blu e mezzo nudo, che a detta di alcuni avrebbe ricordato la scena michelangiolesca dell’Ultima Cena di Gesù.
Si trattava di Dioniso
A pochi minuti dalla fine del balletto, l’account twitter (oggi X) di Parigi 2024 è stato bersagliato da migliaia di utenti, che si sono detti indignati per aver visto una scena molto simile a quella dell’Ultima Cena, rappresentazione di un passo molto importante della Bibbia. Il direttore artistico del corpo di ballo, Thomas Jolly, ha cercato di sedare la valanga di dissensi e insulti al suo spettacolo, scusandosi nei confronti di chi si fosse sentito offeso dal suo repertorio.
Jolly ha anche voluto precisare che la mise en scene voleva essere una rappresentazione del Dio greco Dioniso, con l’obiettivo di trasmettere un messaggio positivo, ovvero che lo sport può essere associato al divertimento e non può fare a meno di essere inclusivo, tenendo conto delle diversità culturali e di genere di tutti. Il coreografo ha inoltre dichiarato che la performance in omaggio ai festini pagani voleva essere un inno alla libertà di cui i francesi godono ogni giorno, per essere parte di una repubblica che non ammette limiti di ogni tipo. ‘In Francia siamo liberi di esprimere il nostro credo religioso, siamo un Paese fortemente laico e possiamo amare chi vogliamo’, queste le parole dell’art director parigino.
L’incapacità di decifrare gli stimoli esterni
Il direttore artistico accusato di avere generato scandalo con la performance ‘dionisiaca’, si è detto dispiaciuto per il fatto che nel 2024 i membri della comunità LGBTQ+ non possano ancora esprimersi liberamente senza essere fraintesi o ritenuti offesivi per la morale pubblica. Stando alle opinioni che sono circolate in questi ultimi giorni, pare che vi sia una generale incapacità nel distinguere i simboli, i significati e gli stimoli esterni.
Più precisamente, a generare malcontento nel pubblico vi sarebbe una sovraesposizione mediatica. Gli utenti social – che nella maggior parte dei casi non hanno fruito dell’intero spettacolo – avrebbero giudicato troppo frettolosamente lo show senza tenere conto del contesto in cui si è svolto, quello di una cerimonia sportiva che nulla aveva a che fare con la religione. Il risultato: un cospicuo numero di lavoratori nel mondo dello spettacolo aspramente criticati e un lavoro frutto di lunga preparazione ampiamente screditato.