Una solenne semplicità anima le prime Olimpiadi del 776 a.C. Gli atleti gareggiano nudi, esibendo il proprio corpo quale simbolo di purezza, perfezione fisica e, soprattutto, in quanto espressione della propria libertà. Libertà che, nel corso dei secoli, vive e si trasforma profondamente fino ad arrivare ad affermare, con delicatezza e precisione, il valore estetico delle divise olimpiche al culto della nudità del passato. I look e le divise delle Olimpiadi di Parigi 2024 sono esempio tangibile di tale trasformazione grazie ad un inedito sposalizio tra il mondo della moda e quello dello sport. E, a pensarci bene, questo non poteva che avvenire a Parigi, capitale del fashion e città dall’eleganza.
Come è cambiata la divisa olimpica nel tempo?
Con la nascita delle Olimpiadi nel 1896 ad Atene, l’abbigliamento atletico subisce la prima drastica trasformazione. Gli atleti indossano abiti più coprenti, spesso composti da maglie di lana e pantaloni lunghi. I completi sono di colore neutro, con qualche semplice dettaglio che richiami i colori nazionali. La funzionalità prevale sull’estetica, e la libertà di movimento è limitata dai tessuti pesanti. Nel corso dei decenni successivi, le divise olimpiche cominciano a caricarsi di una valenza simbolica che, attraverso l’estetica, potesse riflettere l’identità nazionale dei diversi atleti.
Un esempio sono le Olimpiadi di Berlino del 1936, in occasioni delle quali il design delle divise diviene più mirato, con l’uso di colori e simboli nazionali per rappresentare i diversi paesi in gara. Ma è negli anni ’60 che inizia, di fatto, un’era di innovazione nei tessuti sportivi con l’introduzione di materiali sintetici come il nylon e il poliestere, e con l’introduzione di divise più leggere e aderenti. Durante le Olimpiadi di Città del Messico del 1968, infatti, gli atleti indossarono per la prima volta divise con colori vivaci e dal design moderno, riflettendo lo spirito rivoluzionario dell’epoca.
Le Olimpiadi di Sydney 2000 e Atene 2004 vedono poi un’ulteriore e fondamentale evoluzione
È la prima volta che si assiste all’intervento di famosi stilisti in occasione dei giochi olimpici. In particolare, le Olimpiadi di Londra 2012 segnarono un punto di svolta: Stella McCartney, in collaborazione con Adidas, disegnò le divise della squadra britannica, dimostrando, per la prima volta, che una sinergia tra mondo delle moda e dello sport fosse non solo possibile ma da ricercare in quanto unione virtuosa e dal forte valore sociale.
Inizia così una rivoluzione che trova il proprio culmine nelle Olimpiadi di Parigi 2024, dove si assiste al consolidamento finale di un affaire sempre più stringente e tanto più necessario tra il mondo della moda di lusso e quello dello sport. Incontro che,- per fare solo alcuni esempi -, si concretizza nella realizzazione delle medaglie olimpiche che arrivano direttamente dagli atelier di Chaumet, storica maison de joaillerie parigina e parte del portfolio LVMH, o nelle fattezze dei bauli che ospitano le stesse medaglie del torneo, firmati Louis Vuitton, completamente ricoperti di tela monogram.
Anche le divise, realizzate per riflettere i diversi paesi di provenienza degli atleti
sono firmate da alcune delle più prestigiose firme dell’alta moda. Alla cerimonio di apertura dei Giochi, i padroni di casa vestono Berluti. La scelta è uno smoking blu royal ornato da baveri con nuance che richiamano la bandiera nazionale francese. È EA7 Emporio Armani a firmare,invece, le divise dell’Italia Team. Le divise, realizzate nell’iconico blu Armani, riportano all’esterno la scritta ‘W Italia’, le cui lettere sono patch di raso cuciti con filo a contrasto, all’interno l’inizio dell’Inno di Mameli. Il Team USA veste divise Ralph Lauren, con il quale c’è in corso una collaborazione dal 2008. Una commistione tra storia americana e uno stile heartland, tra rossi, bianchi e blu, giacche da moto ornate di toppe e jeans bianchi.
È stata invece la stilista italo-haitiana Stella Jean ha creare le divise per la squadra di Haiti, raffiguranti un dipinto di un pittore haitiano, Philippe Dodard, uno dei maggiori esponenti del movimento artistico denominato École de la Beauté. Questo connubio tra moda e sport non si ferma qui, non si limita ad essere presente nell’intelaiatura dei giochi o nelle divise dei suoi atleti ma arriva persino in tribuna. Le Olimpiadi non sono, infatti, solo un’occasione in cui indossare i capi più all’avanguardia in stile sportswear, ma diventano anche la vetrina ideale di molti brand per esporre i propri capi e l’occasione perfetta per lanciare nuove tendenze attraverso gli outfit indossati delle celebrities invitate a presenziare sugli spalti o sui red carpet dei giochi olimpici.
Olimpiadi Parigi 2024: i look più belli delle celebrities
Lady Gaga in Dior
Zendaya in Louis Vuitton
Ariana Grande in Thom Browne
Serena Williams in Dolce&Gabbana
Cynthia Erivo in Louis Vuitton e gioielli Roberto Coin
Tyla in Louis Vuitton
Charlize Theron in Dior
Rosalía in Dior
È così che, in questo variegato scenario, le Olimpiadi di Parigi non si possono considerare soltanto manifestazione sportiva poiché diventano il luogo perfetto per l’affermazione di un’inedita idea di libertà contemporanea. Una libertà che ha il potere di definirsi nell’unicità estetica dell’alta moda e il privilegio di potersi rivolgere a tutti attraverso il linguaggio universale dello sport.