Forma di comunicazione, espressione di un linguaggio fatto di fogge e colori, psicologia e molto altro ancora. La moda è un affascinante universo che abbraccia una miriade di discipline che si occupano proprio della specie umana e del suo ruolo nella società. Per questa ragione. una scrittrice attenta e acuta nella trattazione dei suoi argomenti attivi nel sociale, come Summer Brennan, prende in esame le scarpe femminili nel suo ultimo capolavoro intitolato Tacco Alto, un saggio che invita a riflettere su una calzatura ormai da tanto tempo divenuta icona di femminilità.
L’autrice statunitense prende a cuore il tema dell’abbigliamento femminile,
in quanto mezzo di affermazione della persona nei più svariati contesti della vita quotidiana e, in particolar modo, in quello aziendale e istituzionale. Il saggio Tacco Alto guarda alla scarpa femminile come strumento di affermazione politica delle donne per farsi strada tra i colleghi maschi ‘dichiarando guerra’ – per utilizzare le parole usate dalla stessa autrice – a chiunque intenda ostacolarle nei loro obiettivi.
Tailleur e tacchi diventano quindi la divisa di ogni donna in carriera che si dica ambiziosa e in grado di farsi apprezzare e rispettare per il suo lavoro e per l’immagine di se. Il saggio è anche un continuo rimando ad autori del passato, movimenti politici come quello delle femministe e capolavori del cinema che si sono occupati proprio dell’argomento, offrendo una conoscenza ricca e dettagliata della calzatura femminile.
L’autrice e il suo rapporto con i tacchi alti
Un saggio che parla direttamente alla società sulle calzature femminili, rivendicando una certa valenza sociologica e di comunicazione che questi oggetti del desiderio nel tempo hanno perso, divenendo spesso sinonimo di frivolezza e vanità. Summer Brennan, autrice del testo, inizia il suo excursus attraverso la storia della decolleté femminile partendo dalla sua infanzia. Con nostalgia, infatti, ella ricorda come sua madre le impediva di desiderare le scarpe con i tacchi alti, perché l’avrebbero resa adulta troppo presto e le avrebbero in qualche modo impedito di godersi l’infanzia. La repulsione che la madre le tramandava verso i tacchi era coerente con le scelte della donna, infatti la stessa il giorno del suo matrimonio – come ricorda l’autrice – preferì indossare alle convenzionali decolleté delle più sobrie ballerine bianche lucide.
I rimandi del saggio all’esperienza di vita personale dell’autrice non finiscono, se si pensi che parla della quotidianità lavorativa a stretto contatto con gli uomini e della sfida incessante di apparire ai loro occhi bella, femminile e capace nel proprio lavoro. La Brennan adulta, quindi, si distacca dagli insegnamenti di stile che aveva appreso da sua madre – favorevole più per una femminilità sobria e sussurrata che sexy e audace – vedendosi bella e ‘potente’ con i tacchi alti, ma al tempo stesso mette in discussione la loro comodità e si chiede se non fosse stata proprio la società maschile ad imporgliele.
Il dibattito sui tacchi alti: posizioni favorevoli e contrarie
Dopo aver analizzato la scarpa con il tacco con la sua lente autobiografica, Summer Brennan invita il lettore ad appassionarsi all’universo femminile e, in particolar modo, sulle calzature femminili, proponendo un intrigante dibattito che lei stessa intrattiene con altri autori ed esperti di moda. Ad esempio l’autrice chiama in causa il consulente di immagine John Molloy, secondo il quale indossando i tacchi molto alti, la donna si esponeva ogni giorno al rischio di cadere. Altre posizioni sfavorevoli provengono dal movimento delle femministe, che imputavano ai tacchi la colpa di sottomettere le donne agli uomini, rendendole prive di autonomia e destinatarie di sguardi maliziosi.
Non tardano ad arrivare invece interessanti considerazioni sui tacchi secondo un’accezione decisamente più positiva e ottimista. Fra queste spicca quella offerta dalla scrittrice Roxane Gay, che a dispetto di quanto si possa dire su una femminilità ostentata, lei ritiene che la donna non dovrebbe rinunciare al rosa – colore femminile per antonomasia – e alle decolleté per riappropriarsi della propria autonomia e indipendenza.
Le scarpe col tacco nella storia e nel cinema
Oltre al confronto con diversi autori che si sono occupati di moda, la Brennan non manca interessanti rimandi alla storia della moda e al cinema, per raccontare l’universo femminile attraverso la scarpa con il tacco. E’ interessante scoprire come nel diciassettesimo secolo, alla corte di Luigi XIV, i gentiluomini usavano indossare calzature dotate di stiletto per mettere in risalto la muscolatura della gamba e per affermare il proprio status sociale. Stando all’interessante excursus storico dell’autrice, si dovrà aspettare il XIX secolo per vedere una primitiva versione dei moderni tacchi ai piedi delle donne, e saranno le parigine a sfoggiarle con grande eleganza.
Non mancano interessanti riferimenti al cinema. E’ il caso del Diavolo Veste Prada – capolavoro del 2006 – dove Andy (interpretata da una giovane e bellissima Anne Hattaway) indossando i tacchi si trasforma in un’elegante e affascinante assistente di redazione, una degna collaboratrice della temutissima Miranda. O ancora, si fa riferimento alla celebre serie Sex and The City, dove la protagonista Carrie Bradshow afferma di non temere il dolore che si prova sui tacchi, a condizione che si tratti di un paio di Jimmy Choo.