La parola ‘moda’, molto spesso, nel corso della storia, ha fatto rima con ‘provocazione’. La prima a legare indissolubilmente questi due termini è stata Mary Quant, inventando, negli anni ’60, il capo destinato a diventare simbolo per eccellenza dell’emancipazione femminile: la minigonna. E quello fu solo l’inizio di una serie di azioni provocatorie da parte di stilisti e maison che, nel corso dei decenni, hanno lanciato messaggi più o meno espliciti non senza destare, talvolta, scalpore. A partire dalle creazioni di Vivienne Westwood per il suo negozio SEX a Londra che, oltre a scioccare il pubblico, influenzarono profondamente la cultura giovanile, introducendo una moda che era, al tempo, arte e dichiarazione politica.

storia moda | Life&People Magazine Capi stracciati, accessori e abiti legati al mondo punk sfociarono, all’interno dello store londinese, nell’iconica collezione Seditionaries – Clothes for Heroes; con essa la Westwood lanciava uno stile che, attraverso pelle, borchie, catene, pantaloni bondage e corsetti, esprimeva posizioni politiche e sociali senza mezzi termini.

Jean Paul Gaultier: il maestro della provocazione

Circa dieci anni dopo, il ruolo di maestro della provocazione nell’haute couture viene assunto da colui che è noto al mondo come l’enfant terrible della moda francese. È al nome di Jean Paul Gaultier, infatti, che sono attribuite le prime vere e proprie azioni di sfida nei confronti delle convenzioni che all’epoca limitavano la creatività dei couturier più emancipati.

storia moda | Life&People Magazine Tra le sue prime creazioni che urlano allo scandalo, il celebre corsetto con seni a forma conica indossato da Madonna durante il suo Blond Ambition Tour nel 1990. Un costume di scena che ha trasformato un indumento intimo in simbolo di potere e sessualità, rendendo labili i confini tra la lingerie e gli abiti che di solito la nascondono.

Fece indossare pantaloni agli uomini ed introdusse elementi di feticismo

E lo stilista della provocazione ha osato ancor più nel 1985 con la collezione Et Dieu créa l’homme facendo indossare  gonne anche agli uomini. Introduceva, così, il discorso sulla fluidità di genere che, oggi pare essere argomento di discussione quotidiana, ma in quegli anni era certamente tabù.

storia moda | Life&People Magazine Non c’è da stupirsi, dunque, che Gaultier abbia spesso incorporato elementi di fetishismo, utilizzando materiali come il PVC, il lattice e il cuoio, su capi dal design già ‘scandaloso’. Giarrettiere, bustini e cinghie, hanno, infatti, concesso all’enfant terrible di esplorare il confine tra moda e sessualità in maniera esplicita ma creativa.

Le scioccanti sfilate di Alexander McQueen

Un precursore che ha aperto la strada a tutti coloro che hanno scelto di ribellarsi al sistema attraverso l’arte dello shock in passerella. Tra coloro che hanno più volte ‘turbato’ il pubblico delle sfilate spicca Alexander McQueen che, nel 1995, con la collezione “Highland Rape”, presentò abiti strappati e macchiati di sangue. Un defilè che affrontava il tema della violenza contro le donne e la storia del genocidio delle Highlands scozzesi da parte degli inglesi.

| Life&People Magazine Sebbene abbia incontrato pareri contrastanti, il forte messaggio dello stilista ha messo in luce la possibilità di usare la moda per commentare temi sociali difficili. McQueen lo ha fatto ancora nel 2001 quando, in occasione della sfilata Voss, svoltasi all’interno di una grande scatola di vetro, fece cadere le pareti rivelando un ospedale psichiatrico pieno di modelli con abiti bizzarri e fasce. Era quella una diretta sfida alle percezioni della bellezza e della sanità mentale.

Da Alessandro Michele a Demna Gvasalia le recenti provocazioni dei direttori creativi

E guardando a tempi più recenti, come non citare Alessandro Michele: nel 2018, ha fatto sfilare modelli che portavano sottobraccio una fedele riproduzione della propria testa mozzata. La collezione Autunno di quell’anno fu, infatti, presentata in un set ispirato a una sala operatoria. Meno macabra ma altrettanto provocatoria l’ultima trovata di Demna Gvasalia che per la primavera 2025 di Balenciaga ha fatto molto parlare di sé.

| Life&People Magazine A Shangai, il direttore creativo della maison sembra aver destabilizzato i presenti con pochette in pelle identiche, nella forma e nella dimensione, a scatole di scarpe. Non risultano poi così stravaganti queste creazioni se confrontate con le borse a forma di sacchetto di patatine, da 1500€ che Balanciaga ha proposto l’anno scorso. Un processo simile a quello utilizzato dall’Arte Povera che attribuisce un valore estetico ad oggetti d’uso comune. Quale messaggio lancia, dunque, la moda? Sta urlando al mondo che tutto ha un costo nella vita quotidiana, ma molto spesso lo dimentichiamo.

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