Black Barbie è il nuovissimo documentario in onda da oggi 19 giugno su Netflix e diretto magistralmente da Laugeria Devis. Il film racconta la vera storia della prima Barbie di colore, ripercorrendo un viaggio affasciante che esplora e celebra le donne più famose che hanno reso possibile questo cambiamento epocale e di pensiero nei confronti di persone di colore rendendo la società moderna un po’ più multietnica e inclusiva.
L’incipit del racconto
Ha inizio quando nel 1959 l’operaia della catena di montaggio Mattel, Beulah Mitchell, pose una fatidica domanda alla sua cofondatrice e padrona dell’azienda, Ruth Handler: “Perché non creiamo una Barbie che mi possa somigliare?” Un semplice ma profondo interrogativo da cui scaturì quel seme piccolo ma potente che germogliò nella mente della proprietaria della fabbrica portando ad un cambiamento di pensiero rivoluzionario e ultramoderno. Nacque in questo modo l’idea della prima “Black Barbie” della storia che venne discussa e sviluppata arrivando alla sua concreta realizzazione con il primo prototipo nel 1980. La pellicola di recente uscita rivela appunto l’arduo e lungo viaggio e la determinazione di donne forti, determinate e all’avanguardia capaci di avviare un vero e proprio movimento di inclusione ed emancipazione femminile.
Le donne che resero famoso il marchio di Barbie
Non ci fu solo la giovane operaia della Mattel, Beulah Mitchell, a lottare per l’inclusione delle donne di colore ma donne come Stacey Mcbridge Irby e Kitty Black Perckins giocarono un ruolo cruciale nel promuovere la diversità di genere; con creatività e impegno svilupparono bambole che riflettevano meglio varietà culturali e attraverso le lotte per la libertà arricchirono e resero famoso nel globo il marchio Barbie. Ma cosa più importante furono anche coloro che aprirono la strada alla riproduzione delle persone di colore nel mondo dei giocattoli per bambini, un passo avanti fondamentale per le generazioni del futuro.
La regista e la relazione con la zia Beulah
Cresciuta a Fort Worth in Texas, Lagueria Davis, è la nipote dell’operaia Mithcell. Un legame forte quello tra le due donne che ispirerà la regista alla produzione del nuovo docufilm che per incidere la pellicola trae illuminazione proprio del suo passato, quando, fin da bambina, giocava con le bambole della collezione di vocazione multietnica e new generation prodotte da sua zia. “Ascoltando e guardando i cimeli Mattel, non mi sfuggiva il motivo per cui mia zia e le sue colleghe nere avrebbero voluto vedere una Barbie che assomigliasse a loro” ha spiegato la produttrice. Tre erano i modelli di bellezze Vump che segnarono la sua vita: La prima era una bambola a grandezza naturale di Krystle Carrington della serie tv Dynasty, la seconda una Cabbage Patch mentre la terza una bambola nera di Raggedy Ann che sua madre aveva fatto realizzare appositamente per lei, pagandola 150 dollari.
Un film messaggio di speranza e inclusività
Black Barbie non è quindi solo un lungometraggio cha parla di una bambola, ma una potente esplorazione di come un semplice gioco possa influenzare la formazione dell’identità e dell’immaginazione. Per molte bambine nere, vedere una bambola che rispecchiava la loro immagine è diventata una fonte di speranza e riconoscimento. Un passo avanti nella lotta per i diritti civili e per una rappresentazione più equa e inclusiva anche nel mondo ludico dell’infanzia. A volte, una semplice domanda, può innescare un movimento di cambiamento sociale epocale e la storia della prima Barbie di colore è un esempio importante di come tutto questo può magicamente realizzarsi.