Non ci sono libri che rappresentino davvero una sua antologia e, al tempo stesso, è un personaggio estremamente schivo: raramente rilascia interviste e non permette a nessuno di immortalarlo, trincerando la sua vita dietro una cortina di nebbia. Eppure Steven Meisel è il fotografo di moda più famoso e osannato al mondo, costantemente alle prese con gli aspetti caratteristici del fashion system. Ossessionato dell’idea di perfezione e bellezza, da sempre rincorre questi ideali che vede esaltarsi nell’essenza della femminilità.
L’infanzia di Steven Meisel
Steven Meisel
nasce a New York nel 1954 e, già in tenera età, dimostra di avere interessi diversi rispetto a quelli dei suoi coetanei. Ad attrarlo istintivamente sono le donne: così, inizia ben presto a sviluppare il suo personale senso per il bello, disegnandole. I primi soggetti che ritrae sono quelli a lui più prossimi, cioè sua madre e sua sorella.
Poco tempo dopo, Meisel ha già chiaro in testa quali caratteristiche definiscono le sue muse: si tratta delle donne dell’upper class, capaci di unire bellezza rilievo sociale. Le “conosce” sfogliando le pagine delle famose riviste di moda – Harper’s Bazaar, Vogue –: le stesse che, in futuro, si contenderanno le sue foto. Ma questo, il giovane Steven, ancora non lo sa. Infatti, non pensa neanche lontanamente a macchine fotografiche e flash, continuando a disegnare le sue dive preferite. È così coinvolto da arrivare a chiedere alle amichette di scuola di fingersi segretarie di Richard Avedon e telefonare alle agenzie per ottenere le foto delle modelle da riprodurre su carta. A soli 12 anni Steven Meisel riesce persino ad andare nello studio di Melvin Sokolsky, dove incontra Twiggy.
Dall’illustrazione di moda alla fotografia
Meisel studia alla High School of Art and Design e alla Parsons School of Design: qui si applica seguendo diversi corsi, tuttavia, la materia in cui eccelle davvero è l’illustrazione di moda. Sceglie proprio questa carriera diventando disegnatore per Roy Halston.
In seguito, però, si trova davanti alle “Slinding Doors” della sua vita: mentre sta illustrando una collezione, si reca presso la famosa agenzia Elite e, per puro caso, inizia a scattare provini fotografici ad alcune modelle. Trovandosi a suo agio con la macchina fotografica, decide di realizzare book, affiancando l’attività a quella principale e organizzando set nel suo appartamento, oppure direttamente nelle strade della città.
Il successo nella fotografia di moda
Alcune modelle immortalate nelle pellicole di Meisel decidono di mostrare le immagini alla redazione della rivista Seventeen: i redattori, colpiti dallo stile e dalla qualità delle immagini, vogliono subito che lavori per loro. Da qui a diventare il fotografo di moda più famoso e richiesto al mondo il passo è breve. In particolare, a decretarne il successo sono Anna Wintour e Franca Sozzani: il legame tra l’artista e Vogue Italia sarà molto stretto nell’arco del tempo, tanto che ne realizzerà le copertine per oltre quindici anni.
Tra le altre cose, a Meisel si deve la scoperta di numerose top model – da Linda Evangelista a Heather Bratton, fino a Coco Rocha -, così come celebri make-up artist, ad esempio Kevin Aucoin, François Nars, Laura Mercier e Path McGrath. Tra le sue campagne pubblicitarie più celebri e discusse vanno certamente annoverate quelle Calvin Klein, Dolce & Gabbana e Versace, mentre scandalizza per aver fotografato Madonna, all’inizio degli anni Novanta, realizzando il libro Sex.
Lo stile del fotografo di moda
L’opera di Meisel non ha tratti realistici, né rimanda al reportage: ciò che lo interessa è quello che accade all’interno dei suoi set elaborati, gestiti con incredibile attenzione verso ogni dettaglio. A livello formale, le sue immagini appaiono rigorose e distaccate, determinando l’estetica legata alla fotografia di moda degli anni Novanta. L’esperienza come illustratore, unita a quella per la composizione degli scatti, lo rende un grande conoscitore del glamour, tanto da essere perfettamente in grado di anticipare le tendenze.
Non è raro, infatti, che i look presenti nei suoi editoriali si vedano mesi dopo in passerella, seguendo un processo abitualmente opposto. Steven Meisel non dà scandalo solo per il modo in cui ritrae i soggetti: la critica, spesso ancorata a dogmi lontani dalla realtà in continua evoluzione, lo accusa di usare pagine patinate delle riviste di moda per affrontare anche temi sociali. Un’insinuazione di superficialità presto smentita dal fatto che i prodotti in voga reclamizzati passano, mentre la dimensione culturale che conduce alla realizzazione di determinati servizi fotografici e fotografie resta. E, da questo punto di vista, Meisel assorbe e sviluppa ogni aspetto dell’era mediatica: dai temi più alti al trash assoluto; restituisce la sua personale visione allo spettatore facendolo sentire di fronte ad uno specchio.