Occorre prendere coscienza di una crisi radicata che affligge la democrazia a livello globale per riuscire ad affrontare, in seguito, anche i grossi problemi ambientali del pianeta. Intorno a questa idea, che mette in relazione due delle maggiori cause dietro la decadenza della civiltà moderna, ruotano le attività del collettivo Hard Art di Brian Eno, tra i maggiori artisti contemporanei in grado di lavorare con i medium più disparati. Insieme a personalità appartenenti al mondo della cultura, Eno desidera ispirare e motivare un cambiamento tangibile per scongiurare il collasso climatico.
Il concept del progetto Hard Art di Brian Eno
Brian Eno, oltre a dimostrare da sempre interesse per una produzione artistica multidisciplinare, è impegnato attivamente nel sostegno di diverse cause sociali. Tra queste, ha per lui grande rilievo il tema della reazione alla crisi climatica e alle emergenze umanitarie, a suo avviso causate dal crollo dei valori politici e dall’azione poco incisiva della diplomazia. Ragion per cui ha fondato il collettivo Hard Art che riunisce sotto la sua ala artisti, scienziati e attivisti: l’intenzione del progetto è promuovere una netta rottura culturale rispetto al sistema vigente, per provocare un cambiamento reale delle azioni comuni.
La concretezza del programma dovrebbe essere sostenuta anche dalla piattaforma benefica Earth Percent, ideata dallo stesso Eno già nel 2021, che raccoglie una percentuale d’incassi provenienti dall’attività degli artisti aderenti, da devolvere a realtà impegnate in cause ambientali e a favore dei diritti umani.
Artisti e scienziati insieme per cambiare scenius
Eno ha coniato una sorta di neologismo, cioè la parola scenius. Il suo significato è collegato alla crasi dei termini “scenario” e “genius”: descrive l’impegno sociale volto a un cambiamento di prospettiva nell’affrontare le crisi globali, attuato proprio dal “genio collettivo”, in grado di superare i limiti di quello individuale. Per diffondere il concetto e smuovere le coscienze, l’artista ha pensato di coinvolgere nel progetto Hard Art personalità differenti, tra cui professori universitari, filosofi e teologi, invitati a partecipare ad assemblee popolari. Aderiscono all’iniziativa, fra gli altri, Graham Smith, la scrittrice Jay Griffiths, il regista Asif Kapadia, così come la designer Es Devlin e gli artisti visivi Jeremy Deller, Cornelia Parker e Gavin Turk. Attualmente, tra le fila di Hard Art si contano circa centocinquanta membri.
Il programma del collettivo
L’attività del collettivo si svolge regolarmente dalla fine del 2022: il gruppo si dà appuntamento un paio di volte al mese nello studio di registrazione di Brian Eno per mettere a punto eventi e iniziative. Finora le riunioni hanno prodotto una fanzine che rappresenta anche il manifesto dell’iniziativa, dal titolo pragmatico The Work WE Need to Do, e la Fête of Britain – organizzata a Manchester lo scorso febbraio – incentrata sulla celebrazione di tutte le forme d’immaginazione.
Tra le prossime idee in calendario, c’è la collaborazione con la piattaforma Metalabel – co-fondata dal CEO di Kickstarter Yancey Strickler – che pubblicherà e condividerà i contenuti realizzati da Hard Art.
Brian Eno: grande artista poliedrico
Considerato l’inventore della musica ambient nell’arco della sua lunga ed eclettica carriera, ha prodotto band e musicisti di enorme influenza nella storia della musica: dai Talking Heads ai Roxy Music, fino a David Bowie. Al lavoro in studio di registrazione e ai concerti, l’artista ha sempre affiancato una prolifica attività nel campo dell’arte, tra mostre personali e installazioni.
Recentemente ha ricevuto il Leone d’Oro alla Carriera, nell’ambito della Biennale di Musica di Venezia, e debuttato al Barbican di Londra con un biopic sperimentale intitolato Eno, diretto da Gary Hustwit. Per restituire al pubblico l’essenza avanguardista della personalità e dell’opera di Brian Eno, il regista si è servito anche dell’intelligenza artificiale.