Portamento altero, pelle d’ebano e uno sguardo penetrante talvolta virante al cupo: è Amina Seck, conosciuta nel fashion system come Ladymya, modella di origini senegalesi molto quotata e apprezzata sulle passerelle internazionali. Amina è la testimonial, insieme a Clark Sabbat e Giovanni Pigliapochi, della collezione EBIT Autunno/Inverno 2024, (ri)scelta poiché incarna perfettamente i valori di inclusività e autenticità che il brand vuole promuovere specialmente nel mese di maggio, tradizionalmente dedicato alla sensibilizzazione sulla salute mentale nel mondo della moda.
Figlia di uno psichiatra, Amina è cresciuta in Senegal tra pazienti con problemi di salute mentale e ha toccato con mano temi come il disagio, la discriminazione, il disturbo psicologico. La sua storia era già stata protagonista della collezione Primavera/Estate, intitolata “True Stories”, e ora la modella rinnova la collaborazione con il marchio fondato da Simon Whitehouse all’interno di una collezione chiamata “Psycho Penpals” grazie alla sua potente carica di vissuto, alla sua personalissima esperienza di vita. Si rafforza così un progetto imprenditoriale che intende mostrare il lato umano del fashion system e mira a scardinare quella visione troppo spesso patinata e glamourizzata che si ha del disagio mentale tra gli operatori della moda.
EBIT presenta PSYCHO PENPALS [E100]
Con Amina, nel look book di Psycho Penpals [E100], campeggiano anche lo stilista e designer Clark Sabbat oltre al fotografo e medico Giovanni Pigliapochi, impegnato con il suo team di psicologi e psichiatri ad aiutare a migliorare il benessere di pazienti in condizioni di disabilità fisica, psichica o sensoriale. Tre volti celebri per una causa comune: incoraggiare le persone a vestire con consapevolezza, stimolarle all’accoglienza di persone con difficoltà o disagio psichico, cambiare l’approccio, la percezione e il vocabolario riferito a episodi o esperienze di schizofrenia, depressione, disturbo borderline che si affacciano nella vita reale di ognuno di noi.
EBIT cerca di farlo con capi-bozzolo, dalle linee oversize e dal taglio grezzo, sfilacciato, una collezione di abiti comfort-wear dove trovare riparo e rifugio, non solo fisico ma anche mentale. Il brand parte dal concetto che la moda, gli abiti non entrano in contatto solamente con il corpo e con la sfera esterna dell’individuo ma possono influenzare e abituare anche la mente a comportamenti socialmente più inclusivi e ad atteggiamenti più umani, più rispettosi dell’altro. Un approccio innovativo e disruptivo che ha sempre caratterizzato EBIT – acronimo di Enjoy Being in Transition TM – sin dalla nascita, avvenuta proprio in tempo di pandemia per volere del fondatore Simon Whitehouse, profondamente segnato dalla malattia mentale del fratello.
Ad ogni campagna il brand associa così un messaggio, una valenza, una portata più ampia:
nel caso di Psycho Penpals l’accostamento di un termine azzardato e intriso di accezioni negative a una modalità di relazione, la corrispondenza di penna, che contrasta con l’assuefazione al mondo dei social media. Forse la volontà di ritornare a una comunicazione meno frettolosa, meno esibizionista, più sincera, che metta a nudo le proprie fragilità. Oppure il suggerimento di tornare a scrivere lettere come modalità di sfogo personale, di messa a fuoco del proprio mondo interiore. Scrivere significa manifestarsi: la moda non può che supportare tale manifestazione, fino a diventare ulteriore mezzo per conoscersi e far conoscere se stessi.
EBIT in esclusiva nelle boutique Modes
Anche la campagna Autunno/Inverno 2024 è la visione del fotografo Mauro Maglione ad animare i capi EBIT con pose dirette, urbane, avvicinanti: un chiaro invito ad aprirsi, senza freni inibitori o condizionamenti sociali. La collezione è in vendita da Modes Milano, Parigi e in autunno a Londra. Vestire un capo EBIT lancia un messaggio preciso nella società: l’invito a manifestare la propria identità, senza le paure legate alle convenzioni sociali o al possibile giudizio altrui. Accettare se stessi e manifestarsi col proprio sè in un contesto, come quello della moda, dove tutti possano trovare spazio e forza di pronunciarsi.