Nell’eterea atmosfera dell’arte, alcune figure brillano come stelle irripetibili, danzando nel firmamento dell’immortalità. Tra queste, spicca il nome di Margot Fonteyn, una delle ballerine classiche più celebrate ed ammirate del secolo scorso. La sua vita, un racconto di grazia e dedizione, ha incantato i palcoscenici di tutto il mondo, lasciando un’impronta indelebile nel cuore degli spettatori e nel panorama del balletto.

I primissimi passi: la nascita di un’icona

Nata con l’aura di un destino già scritto al crepuscolo della Prima Guerra Mondiale, Margaret Evelyn Hookman – nota al mondo della danza con il nome di Margot Fonteyn – fu la nipote del celebre impresario brasiliano Antonio Fontes. Dopo i primi anni trascorsi a Reigate, cittadina nel Surrey, a sud di Londra, all’età di otto anni si trasferì in Cina, a Shanghai, dove la famiglia seguì il lavoro del padre, impiegato in una ditta di tabacco. Qui, la piccola Margot trascorse la sua infanzia e iniziò lo studio della danza sotto gli occhi attenti di George Goncharov, ex danzatore del Teatro Bolshoi.

margot fonteyn biografia | Life&People MagazineLa biografia di Margot Fonteyn iniziò presto ad infoltirsi, quando a 14 anni, tornata in Europa con la madre, iniziò a studiare sotto la guida di Serafina Astafieva, ex danzatrice del Teatro Mariinskij. Solo nel 1935, dopo aver superato l’audizione con Ninette de Valois al Vic-Wells Ballet, l’odierno Royal Ballet, Margot fece il suo debutto nel Valzer dei Fiocchi di Neve dello “Schiaccianoci”.

Margot Fonteyn: un’étoile emergente in un mondo sconvolto dalla guerra

L’ascesa di Margot Fonteyn nell’olimpo del balletto fu un inno alla perfezione; i suoi passi, leggeri come petali di rosa sulla neve, conquistarono ben presto il cuore del pubblico britannico e l’ammirazione dei critici più severi. Il suo talento non conosceva confini e quando la prima ballerina Alicia Markova decise di lasciare la compagnia londinese nel 1935, apparve chiaro che l’unica possibile sostituta non poteva che essere lei, diventando a soli 17 anni la ballerina di punta del prestigioso Vic-Wells Ballet. Approdò, quindi, nei suoi primi ruoli da protagonista, interpretando Odette, Giselle, la romantica Aurora e condividendo la scena con Robert Helpmann e, successivamente, Michael Soames.

margot fonteyn biografia | Life&People MagazineLo scoppio della Seconda Guerra Mondiale segnò una rapida ascesa nella carriera di Margot Fonteyn e fu proprio grazie a lei che il balletto prese piede in Inghilterra. La compagnia viaggiava per tutta la Gran Bretagna esibendosi per le truppe e, così, mentre le bombe minacciavano il Paese, il pubblico iniziò a conoscerla e ad affezionarsi a lei e ai suoi ruoli. “La sua qualità è lirica” diceva di lei il partner Robert Helpmann “Ha l’abilità di farti venir voglia di piangere”. La sua vita e la sua arte si intrecciarono in un vortice di successi e riconoscimenti, e fu proprio in questo periodo che la ballerina britannica incantò anche la Regina Elisabetta, diventando la sua ballerina prediletta, una presenza luminosa nei fasti della corte reale, nominata nel 1954 “Dama dell’ordine dell’Impero Britannico”.

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Il duetto che ha incantato il mondo della danza:

l’epopea di passione e bellezza di Fonteyn e Nureyev. All’età di 42 anni, con una brillante carriera alle spalle e visto il coinvolgimento in vicende politiche con il marito Emilio Aras, ex ambasciatore panamense in Gran Bretagna, molti iniziavano a sospettare l’uscita di scena dell’étoile britannica. Tuttavia, l’alchimia della sua carriera doveva ancora compiersi. Nel 1961 Ninette de Valois le propose di esibirsi in Giselle con Rudolf Nureyev, stella nascente del palcoscenico russo, in tournée europea con il Balletto di Kirov. Subito le sembrò un’idea terribile; erano incredibilmente diversi, lei aveva 42 anni e lui 23, “Come se Mutton danzasse con Lamb”. Dopo l’iniziale riluttanza, decise di accettare, non ancora consapevole che quel semplice “Si” avrebbe dato vita ad una colonna portante della storia della danza.

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Nel febbraio 1963 i due si esibirono insieme per la prima volta:

la loro unione artistica fu una vera rivelazione, registrando un immediato successo e sigillando un’amichevole intesa che durò tutta la vita. “Dopo due prove di Giselle, Margot iniziò a fidarsi di me” confidò Nureyev in un’intervista “Le nostre esibizioni diventarono veri e propri eventi storici”, “Le nostre differenze fisiche e caratteriali sparirono. Eravamo un unico corpo, un’unica anima. Il pubblico era estasiato, perché noi lo eravamo l’uno dell’altra”. Margot era meravigliata dalla fisicità del giovane ballerino e Rudolf incredibilmente rispettoso della grazia e padronanza scenica della sua partner.

margot fonteyn biografia | Life&People MagazineEntrambi pensavano che con l’altro a fianco la luce su di loro si sarebbe potuta spegnere ed era proprio questa profonda ispirazione dell’uno per l’altro ad elettrizzare e caricare energeticamente le loro esibizioni. Con il passare dei mesi, l’entusiasmo del pubblico divenne incontenibile, i teatri assaliti dagli acquisti di biglietti a qualsiasi prezzo e i due diventarono l’ispirazione ed i protagonisti di numerose produzioni coreografiche inedite, come “Marguerite and Armand” di Frederick Ashton e “Romeo and Juliet” di Kenneth MacMillan.

Con Margot Fonteyn nasce una nuova concezione di ballerina

La collaborazione artistica tra Nureyev e la Fonteyn

, fu per entrambi una grande opportunità: grazie a Margot lui aveva trovato un’eleganza che lo trasformò da leone a pantera e attraverso Rudolf lei aveva trovato una nuova vita. Margot portava in sé un incanto mai visto che, sul palco, la faceva brillare come una stella. Margot Fonteyn diede vita ad una nuova idea di ballerina, unendo nelle sue interpretazioni tutti i fondamenti del Teatro, della danza, la recitazione, l’armonia musicale.

margot fonteyn biografia | Life&People MagazineL’étoile britannica scrisse molto della sua carriera, della sua devozione alla vita, diversa da come tutti se la immaginavano. Riteneva di essere stata molto fortunata; non si sentiva una “leggenda della danza” come spesso venne definita, ogni esibizione la rendeva nervosa come la prima volta e non teneva alcun ritaglio di giornale, preferendo le critiche negative a quelle positive.

L’epoca d’oro del balletto sembrava non conoscere fine,

ma come ogni fiaba, anche quella di Margot Fonteyn ebbe il suo epilogo. Il ritiro dalle scene nel 1979 segnò la fine di un’era, ma non il tramonto del suo spirito indomito. Quell’anno si esibì per l’ultima volta e venne nominata Prima Ballerina Assoluta del Royal Ballet, titolo precedentemente donato solo a Pierina Legnani, nel 1893 al Balletto Imperiale di San Pietroburgo. Dietro le quinte, continuò a tessere la storia della danza come solo lei sapeva fare. Margot trascorse gli ultimi anni della sua vita a Panama con la stessa grazia e dignità con cui aveva danzato, dedicandosi alla salute del marito e trasmettendo agli altri il ricordo indelebile di una vita vissuta nell’arte e nell’amore per la danza. In un mondo in frenetica evoluzione, i ricordi di Margot Fonteyn persistono come un’ombra evocativa dei balletti che ha interpretato con maestria e passione.

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